Via all’elettrodotto taglia-bollette

Fonte: Il Sole 24 Ore

Oggi nasce ufficialmente il vero ponte di Messina: non quello di cemento armato e acciaio di cui si fantastica da anni ma quello che porterà elettricità in Sicilia. L’impegno di Terna, la spa dell’alta tensione, è riuscire a realizzare la linea entro il 2013 ma, se l’opera sarà posata sul fondo dello stretto in tempi “bersaglieri”, si annunciano sempre nuovi ostacoli per i tratti terrestri fra gli impianti di testa e di coda, a Sorgente (Messina) e a Rizzìconi (Reggio). Fretta “bersagliera” perché la mancanza di quel cavo costa ogni anno alle bollette degli italiani molte centinaia di milioni di euro. Le stime sul rincaro dovuto alla mancanza del collegamento variabili, ma secondo gli esperti del settore il sovraccosto dovuto alla congestione elettrica tra Calabria e Sicilia è sugli 800 milioni di euro l’anno. Pari a circa 0,2 centesimi per ogni chilowattora in bolletta. L’anno scorso il sovraccosto dovrebbe essersi aggirato sui 900 milioni, quest’anno ? se non fosse per le pazzie delle quotazioni siciliane dell’ultimo mese ? gli analisti dell’energia prevedono una spesa per i consumatori attorno ai 600 milioni. Qualche dettaglio sul progetto. Oggi nel palazzetto della cultura di Messina il presidente e l’amministratore delegato di Terna (Luigi Roth e Flavio Cattaneo) insieme con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo presenteranno ufficialmente il progetto. Il costo sarà 700 milioni, avrà una potenza di 2mila megawatt e sarà lunga 105 chilometri, di cui 38 chilometri sul fondo del mare: primato mondiale per i cavi sottomarini a corrente alternata. La Sicilia è un’isola anche dal punto di vista elettrico, sebbene ci sia un vecchio collegamento elettrico con la Calabria. La linea vecchia è insufficiente, come insufficienti sono le centrali siciliane. Basta un malumore tecnologico, un malessere impiantistico, e la produzione comincia a scarseggiare. L’elettrodotto attuale ansima e non riesce a importare corrente dalla Calabria. Né le centrali calabresi riescono a esportare la loro corrente abbondante verso la Sicilia. Legge della domanda e dell’offerta: se la produzione di chilowattora non basta a soddisfare la domanda, i prezzi salgono. Così nel Mezzogiorno le centrali lavorano a mezzo servizio, a prezzi bassi per l’abbondanza di energia e con fatturati modesti che dissestano i bilanci di diverse società energetiche, mentre di là dallo stretto l’elettricità non basta e costa a tutti gli italiani un patrimonio. La borsa dei chilowattora, seguita dal Gestore del mercato elettrico (spa controllata al 100% della spa pubblica Gestore dei servizi elettrici), ha i prezzi zonali. Sono i prezzi che vengono pagati alle società elettriche per la loro produzione. I vari prezzi zonali poi concorrono a formare il prezzo d’acquisto nazionale a cui comprano i consumatori. A titolo di confronto, ieri alla borsa elettrica sono state fissate le quotazioni per le forniture di oggi. I consumatori oggi comprano la corrente in media a 71,2 euro per mille chilowattora, ma le centrali siciliane riceveranno la bellezza di 105 euro con punte orarie fino a 163,8 euro per mille chilowattora. E questo prezzo siciliano spinge in risalita il prezzo medio nazionale pagato dai consumatori. Non a caso l’Autorità dell’energia ha tentato di sciogliere questi divari con strumenti differenti, e l’unico strumento che funziona davvero è l’infrastruttura fisica: così l’authority è intervenuta con un sistema di premi tariffari per quegli elettrodotti in alta tensione che collegheranno le zone congestionate, mentre Terna ha preso in mano la gestione della centrale più delicata del sistema elettrico siciliano, quella che l’Edipower (Edison) ha a San Filippo del Mela.

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