Un’azienda e 11 verificatori

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Oltre un milione e mezzo di controlli fiscali nel 2010. Più di 300mila sul fronte del lavoro. È solo la punta dell’iceberg delle attività ispettive cui devono sottostare i contribuenti e le imprese chiamate a rispettare adempimenti e obblighi amministrativi. L’oppressione da controlli che si trasforma spesso in onerosi costi della burocrazia – denunciata ieri dallo stesso ministro dell’Economia in audizione alla Camera – a ben veder ha però più di una matrice. A metterle in fila se ne contano almeno 11: Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, Dogane, Equitalia, Lavoro, Inps, Inail, Vigili urbani, Vigili del fuoco, Guardie forestali e Asl. E possono anche non bastare, visto che ognuna presenta più sfaccettature a seconda della tipologia di attività che il contribuente svolge. Un costruttore edile, ad esempio, già sa che la vigilanza sui cantieri pianificata non più di un mese fa dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, con la circolare 15 marzo n. 3472, si concentrerà su corretta gestione della sicurezza per i lavoratori, regolarità contributiva, trasparenza e correttezza nelle procedure di appalto. E sa anche che il 65% dei controlli 2011 pianificati dal Lavoro sarà effettuato in cantieri piccoli, quelli che troppo spesso sfuggono al setaccio e dove la sicurezza sul lavoro è troppo volte facilmente bypassata. Su questo fronte il nostro imprenditore potrebbe così ricevere in cantiere la visita per tre o quattro giorni degli ispettori Inail per la verifica sulla corretta applicazione dalla sicurezza dei luoghi di lavoro. Materia questa, che sempre come ha sottolineato Tremonti, resta comunque “sensibile” e su cui la vigilanza va mantenuta alta. Sul fronte lavoro c’è un vero e proprio “esercito di verificatori” composto da 5mila tecnici superspecializzati (3.500 del ministero del Lavoro; 1.400 dell’Inps e 300 dell’Inail) che hanno affinato le loro capacità di intervento per compensare le risorse sempre più scarse con cui sono costretti a fare i conti. Basta un esempio: nel 2010 i 304 ispettori Inail hanno passato al setaccio 24.500 aziende e imposto la regolarizzazione di 56.700 lavoratori (10.426 erano in nero) ma, soprattutto, hanno accertato l’omesso pagamento di premi assicurativi obbligatori per oltre 99 milioni di euro. Ma a distanza di pochi giorni a bussare allo stesso cantiere potrebbero essere i vigili urbani, chiamati a verificare il rispetto delle autorizzazioni concesse dal Comune per la messa in opera del cantiere, l’avvio dei lavori o, ancora, gli ispettori sanitari per le condizioni igienico-sanitarie dell’intera struttura. Da non dimenticare, poi, il fronte ambientale con i controlli che riguardano acqua, aria e suolo e che, per i soli rifiuti, si concentrano su bonifiche e discariche. E soprattutto il Fisco che può arrivare con gli uomini dell’agenzia delle Entrate o con le Fiamme Gialle. Se poi il nostro imprenditore edile ha acquistato materiale dall’estero si potrebbe ritrovare in azienda gli uomini delle Dogane pronti a verificare le sue comunicazioni Intrastat con le annotazioni delle operazioni effettuate oltre confine. In tutti i casi la verifica sul campo ha comunque tempi certi e definiti dallo Statuto del contribuente: non può superare i 30 giorni pena la nullità dell’accertamento. In media durano, anche in questo caso, dai due ai quattro giorni per le Pmi. A guardare i dati dell’agenzia delle Entrate su un totale di 700mila controlli, le verifiche sul campo, burocraticamente definite attività istruttorie esterne, hanno coinvolto nel 2010 oltre 500 “grandi contribuenti” ovvero i soggetti che hanno volumi di affari o ricavi non inferiori a 100 milioni di euro. Nei confronti delle medie imprese le verifiche sono state 3.000. Sul fronte fiscale a questi dati vanno aggiunte le 31mila verifiche effettuate dalla Gdf e gli oltre 822mila controlli finalizzati a contenere la cosiddetta propensione all’evasione di massa. Che, non bisogna mai dimenticarlo, nel nostro Paese ha raggiunto la dimensione monstre di 120 miliardi di euro. Per gli imprenditori c’è un altro fronte di “nuova generazione”: gli accessi degli agenti della riscossione spediti da Equitalia che, accompagnati dalla Gdf, verificano la solvibilità delle imprese ai fini della riscossione dei debiti iscritti a ruolo. Qui a far paura sono i pignoramenti, soprattutto quelli presso terzi, che secondo gli ultimi dati diffusi dalle entrate hanno già toccato quota 133mila. La Commissione europea ha stimato per l’Italia una incidenza dei costi amministrativi derivanti dai diversi livelli di governo pari al 4,6% del Pil, che equivale ad un costo complessivo di circa 70 miliardi di euro l’anno. È indubbio che in buona parte di questi oneri rientrano anche i controlli e le verifiche in azienda.

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