All’indomani dell’assemblea straordinaria del 6 giugno di Federlazio Ambiente sul doppio tema della revisione delle tariffe di smaltimento e dei ritardati pagamenti da parte di molti Comuni e delle società partecipate, abbiamo purtroppo sperimentato direttamente il grande disagio di tutte le aziende partecipanti. Il debito accumulato, infatti, supera ormai largamente i 250 milioni, mentre le tariffe di smaltimento riconosciute dalla Regione Lazio sono le più basse d’Italia e non coprono più neppure la gestione ordinaria, senza contare il finanziamento di investimenti nella nuova impiantistica prevista dal piano regionale rifiuti approvato dalla Giunta Polverini, il cui costo totale va dai 650 milioni ad un miliardo. Oltre che rivedere le tariffe in applicazione della vigente normativa, vuole la Regione Lazio farsi carico del problema, sensibilizzare le banche affinché gli imprenditori del settore non siano lasciati soli? Si comprende o no che gli incrementi tariffari richiesti servono per rendere credibili i piani di ammortamento dei nuovi investimenti oltreché per coprire gli oneri di gestione che sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni? Vuole la Regione Lazio chiedersi perché la ‘leggina’, a suo tempo meritoriamente elaborata e approvata anche con il nostro appoggio, non ha dato i frutti sperati nel favorire il recupero dei crediti arretrati da parte delle aziende interessate? La vertenza aperta da Federlazio Ambiente non si svolge all’insegna della cieca tutela di interessi stagnanti ma è tutta proiettata verso l’innovazione e il futuro: dipende anche dal successo della nostra iniziativa se la Regione Lazio potrà passare da un piano cartaceo alla effettività di impianti efficienti e tecnologicamente avanzati. È ovvio che le prossime settimane saranno decisive in relazione a quanto la Regione Lazio e le altre istituzioni, a cominciare dal Comune di Roma, vorranno fare in materia, accettando le nostre richieste di incontro e imprimendo un’accelerazione alla soluzione dei problemi. Decisivo sarà in proposito ciò che vorrà dirci la presidente Polverini in occasione dell’incontro che le abbiamo richiesto al fine di illustrare le decisioni assembleari e ottenere risposte risolutive ai problemi evidenziati. Tutto dipenderà dal ruolo che la Regione intende svolgere in materia, non soltanto come soggetto di programmazione ma anche come istituzione capace di assumersi le proprie responsabilità garantendo il pagamento puntuale da parte dei Comuni, concorrendo alla certificazione dei crediti e adeguando le tariffe. Infatti, se i rifiuti sono di tutti i cittadini, le soluzioni dei problemi che ne conseguono debbono essere compartecipate da tutti e servono perciò istituzioni autorevoli per convincere i cittadini a pratiche virtuose, come per la raccolta differenziata, e ad atteggiamenti di non demonizzazione degli impianti industriali che sono indispensabili così come lo è la raccolta differenziata. Tutto ciò richiede proposte concrete fondate su buon senso e razionalità. Tali requisiti appartengono al piano regionale dei rifiuti che noi, come Federlazio Ambiente, difendiamo nelle sue linee essenziali, ritenendolo un significativo approdo ed anche un punto fermo rispetto a tante estenuanti discussioni degli ultimi anni. Il “dopo Malagrotta”, per esempio, deve essere visto all’interno di un’evoluzione complessiva del sistema verso un modello di impiantistica innovativa piuttosto che come uno schock traumatico per i cittadini a causa della sostituzione di una discarica con un’altra discarica. Del resto, anche se non lo si sottolinea mai abbastanza, Malagrotta già oggi ospita una impiantistica integrata di assoluto livello internazionale.
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