Si apre la partita su agevolazioni e incentivi

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Dal rigore alla crescita il passo non è breve. Difficile al momento dire se in Italia i prossimi mesi, fatta salva la tenuta del governo, riusciranno a diventare una sorta di laboratorio per interventi più mirati allo sviluppo delle imprese e dei consumi. Tutto dipenderà dai dissidi in corso nella maggioranza, dall’ipotesi di elezioni anticipate, dal cambio di passo del ministero dello Sviluppo economico sollecitato in più di un’occasione anche dal capo dello Stato Giorgio Napolitano. Lo schema di lavoro, per grandi linee, lo ha illustrato di recente il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ponendo l’accento su una drastica semplificazione di regimi ed aliquote fiscali e su interventi diretti alle famiglie, alla ricerca e al lavoro. Quest’ultimo capitolo, dopo la vicenda Pomigliano e la decisione di Federmeccanica di recedere dal contratto nazionale, assume ancora più importanza ed una delle strade che potrebbe essere percorsa è quella di un ritocco migliorativo dell’aliquota, oggi fissata al 10%, per la detassazione della componente di salario legata alla produttività (l’ipotesi è quella di passare all’8%). Per il resto del menu delle possibili misure fiscali, però, bisognerà ancora aspettare tanto l’evoluzione della scena politica quanto quella della finanza pubblica. Alle spalle il governo si è lasciato la campagna di incentivi ai consumi nei settori industriali in crisi che non ha prodotto il rilancio atteso anche a causa della ridotta dote messa a disposizione (300 milioni a fronte di “ambizioni” iniziali che superavano il miliardo di euro). Per elettrodomestici, nautica, motorini, connessioni a banda larga c’è stata una fiammata, ma breve, e non certo in grado di archiviare definitivamente la crisi. In prospettiva, invece, si userà la leva degli stimoli per le aziende. Tematica che mercoledì scorso è stata al centro di un incontro al ministero dello Sviluppo economico con i rappresentanti delle regioni. Sebbene fosse ancora una volta assente il ministro titolare, visto il perdurare dell’interim, l’appuntamento è stato significativo, visto che si è trattato della sede stabile di concertazione che non veniva convocata da fine 2008. Sul tappeto il delicato tema degli incentivi all’innovazione del programma Industria 2015, da rifinanziare, e le misure di sostegno per i distretti produttivi. La sensazione è che ci siano ancora molta strada da fare e ingenti risorse da aggiungere a quanto già stanziato, per questo si valuta la possibilità di utilizzare anche fondi dei Por (programmi operativi) regionali. Di certo, proprio sulle aggregazioni tra aziende e la logica di distretto il governo sembra intenzionato ad acce-lerare, visto che lo stesso ministro Tremonti ha fortemente voluto la norma della manovra che all’articolo 42 prevede forme di defiscalizzazione per le aziende che si organizzano sotto forma di reti di impresa. In chiave anti-crisi, c’è da segnalare la tenuta del Fondo di garanzia, un meccanismo per facilitare la concessione del credito alle piccole e medie imprese (nel primo quadrimestre 2010 sono state attivate garanzie per 1,5 miliardi, in crescita del 270% sul 2009). È partito intanto il Fondo per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese, anche se la dotazione disponibile è di soli 70 milioni. Per il futuro andrà valutata la velocità con il quale il fondo potrà rialimentarsi (le aziende beneficiarie hanno a disposizione una finestra molto ampia, da due a cinque anni, per restituire il finanziamento garantito dallo Stato). Più complesso, visto il numero degli attori in campo, il discorso sul Fondo Pmi. Alla fine di agosto la Banca d’Italia ha autorizzato la società di gestione e il regolamento del fondo di investimento costituito da Tesoro, Cassa depositi e prestiti, Abi, Confindustria e dalle principali banche italiane per sostenere i processi di patrimonializzazione delle piccole e medie imprese italiane e nei prossimi mesi lo strumento dovrebbe portare a primi risultati concreti. Infine c’è la suggestione “Tremonti ter”. Nell’ultimo biennio di crisi la misura che detassa gli investimenti in beni strumentali è stata più volte invocata dalle aziende del manifatturiero come una possibile arma di rilancio, ma dopo varie ipotesi la proroga della scadenza dello scorso 30 giugno non è arrivata. Anche in questo caso, sempre governo permettendo, c’è da attendersi che il tema entri nel dibattito autunnale sulla crescita.

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