Rifiuti, il Comune di Napoli boccia il decreto del Governo. E non chiede poteri speciali

Il provvedimento recante misure urgenti in tema di rifiuti solidi urbani prodotti nella Regione Campania approvato giovedì scorso dal Governo e firmato dal Capo dello Stato, consta di 3 articoli. Secondo l’articolo 1 sarà permesso alla Campania di trattare direttamente con le singole regioni per risolvere il problema dei rifiuti. Si eviterà quindi di passare per la conferenza unificata. L’articolo 2 prevede l’ampliamento dei poteri dei commissari nominati dal Presidente della Regione Campania per i siti di conferimento locali; nell’articolo 3, infine, si parla di “destinazioni prioritarie” dei rifiuti, individuate nelle regioni limitrofe.
Il decreto rifiuti strutturato in questo modo, però, scontenta tutti, a partire dai rappresentati delle istituzioni partenopee: De Magistris e Caldoro hanno giudicato il decreto sostanzialmente «inutile, che non risolve nulla».
Anche il presidente della Repubblica, nonostante la firma, ha rilevato «limiti di contenuto nel provvedimento. Il decreto legge – si legge in una nota del Quirinale – non appare rispondente alle attese e tantomeno risolutivo». Per questo motivo Napolitano auspica che il governo adotti «ogni ulteriore intervento necessario per assicurare l’effettivo superamento di una emergenza di rilevanza nazionale attraverso una piena responsabilizzazione di tutte le istituzioni insieme con le autorità locali della Campania».
Insomma, un decreto che non piace a nessuno. I primi a bocciare il decreto sono stati gli enti locali, nella persona di Vasco Errani: «La conferenza delle Regioni, esaminata la bozza proposta dal governo- commenta Errani – ritiene che non risolva nella sostanza il problema venutosi a creare» e sottolinea «la necessità di procedure certe per l’apertura di nuove discariche nella regione Campania». Per questo i governatori ritengono «necessario dare poteri speciali ai sindaci. Ciò anche per pervenire – conclude Errani – a una soluzioni complessiva di questa emergenza nazionale che oggettivamente interessa tutte le istituzioni della Repubblica, governo, regioni ed enti locali».
Per il presidente della conferenza delle Regioni quindi la soluzione potrebbe essere l’assegnazione di poteri speciali ai sindaci.
Al comune di Napoli la proposta però non piace, così come non piace il decreto.
Come spiega Francesco Iacotucci, tecnico dell’assessorato all’Ambiente del Comune di Napoli, «il giudizio sul decreto è molto negativo: primo perché nell’articolo 1 si prevede ancora il passaggio con le regioni, passaggio che allunga il percorso autorizzativo; secondo perchè rischia di vanificare alcune disponibilità che semmai potevano venire da regioni che esplicitamente si sono opposte. Il decreto – dichiara Iacotucci – va nella direzione opposta di un aiuto, rallenta anche i tempi. Noi, la provincia o la regione dobbiamo avere la disponibilità di un impianto per poi andare a chiedere un nulla osta, e probabilmente uno per ogni singola disponibilità».
Bocciati anche i poteri speciali per i sindaci chiesti da Errani: «Mi sembra una richiesta strana e che non va nella direzione di ritorno alla normalità, che è la strada intrapresa dalla giunta de Magistris. I comuni devono entrare nell’ordinario incrementando la differenziata e cercando tutti gli spazi a disposizione per costruire impianti».
Nel decreto c’è poi un aspetto che l’assessorato all’Ambiente del comune ritiene preoccupante: «L’articolo 2 prevede ulteriori poteri ai commissari, che avranno la possibilità di derogare ai piani urbanistici. Ci preoccupa – spiega Iacotucci – perché nell’area della provincia, con le norme vigenti, risulta molto difficile fare altre discariche. La scelta delle discariche come quella di Chiaiano sono nate tutte da violazioni di vincoli urbanistici e paesaggistici». Se vogliamo parlare di poteri speciali «noi abbiamo chiesto semplicemente lo sblocco dei fondi Fas previsti nel decreto 1 del 2011 e la possibilità di dare direttamente i fondi al comune». Anche a livello comunitario la giunta de Magistris cerca di smarcarsi dal resto della Regione: «Stiamo studiando a livello normativo come stralciare la posizione di Napoli rispetto ai 400 milioni di euro congelati dall’Ue dato che – spiega Iacotucci – il blocco di tali fondi è responsabilità della Regione e dell’inadeguato piano regionale dei rifiuti». Iacotucci infine è convinto che il comune riuscirà a bloccare la costruzione dell’inceneritore a Napoli est: «Tramite Asìa abbiamo una richiesta al Tar di sospensiva del bando la cui sentenza è prevista tra l’11 e il 13 luglio, anche se non ne condividiamo il presupposto della richiesta di sospensione fatta da Asìa, la quale chiedeva sostanzialmente di co-gestire i ricavi derivanti dall’impianto. Poi dimostreremo che riuscendo a portare almeno al 50% la raccolta differenziata in città l’impianto di Acerra basterebbe per tutta la provincia di Napoli. E forse anche per altre province campane. Il nostro scopo è rendere indipendente Napoli massimizzando il recupero di materie e riducendo i rifiuti. Noi andiamo per un’altra strada e, per cominciare, abbiamo dalla nostra l’entusiasmo dei commercianti che vogliamo coinvolgere, dalla grande alla piccola distribuzione, nello sforzo comune di riduzione e riciclo».

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