ROMA – Ci sono i soldi per l’emergenza maltempo. E il Governo si impegna a fare presto la riforma della Pro-tezione civile. È il risultato della riunione di ieri a pa-lazzo Chigi con le Regioni. Tutti soddisfatti, nelle di-chiarazioni ufficiali. «Fi-nalmente è stata prevista la copertura dei costi e decisa la filiera di comando» ha detto il presidente dell’Anci Graziano Delrio. «Stop alle polemiche, ora tutte le realtà territoriali e statali lavore-ranno in rete» gli ha fatto eco Vasco Errani, presiden-te della Conferenza delle Regioni. Ora, però, l’impe-gno politico andrà tradotto con misure concrete. Sui fondi per l’immediato non c’è ancora una quantifica-zione. E va definito il mec-canismo per reperirli. C’è anche una separazione in due tempi. Ci sono le spese sostenute prima del Dpcm (decreto del presidente del Consiglio) dell’8 febbraio con cui si decreta «l’ecce-zionale rischio di compro-missione degli interessi primari a causa delle ecce-zionali avversità atmosferi-che» e si attribuiscono pieni poteri di coordinamento al prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. Ci sono poi le somme ne-cessarie dall’8 febbraio in poi sulle quali ieri, appunto, il governo si è impegnato a trovare la copertura. Non è ancora noto come. Nè ci so-no stime di stanziamenti. Per le somme precedenti l’8 febbraio saranno gli enti lo-cali a provvedere: anche in questo caso, bisognerà ve-dere in che modo. I gover-natori, comunque, escludo-no il ricorso al ritocco delle accise. Sembra un vicolo cieco, frutto in realtà della riforma del titolo V della Costituzione con cui la Pro-tezione civile diventa mate-ria «concorrente» tra stato e regioni. L’altro tema, quello della riforma del diparti-mento di Gabrielli, è ormai avviato. Comincerà, non c’è dubbio, dalle norme della legge milleproroghe che co-stringono la Protezione civi-le a emanare ordinanze solo con il parere preventivo del ministero dell’Economia e poi con l’ok della Corte dei Conti. Più complesso e deli-cato, forse meno probabile, è un riordino istituzionale. L’ipotesi di una separazione del dipartimento tra Eco-nomia e Interno al momento è in ribasso. La delega al Viminale sullo stesso dipar-timento è un’altra strada tut-ta in salita. I prefetti, tutta-via, mordono il freno. Si agitano, per esempio, per-chè il decreto di palazzo Chigi varato mercoledì sta-bilisce che le Regioni, per l’emergenza, possono repe-rire «beni, mezzi e materiali pubblici e privati necessari, anche attraverso i sindaci, ovvero attraverso i centri di coordinamento e soccorso, istituiti a livello provincia-le». La maggioranza dei centri di coordinamento e soccorso è costituita presso le prefetture: figuriamoci, dicono i prefetti, se dopo aver sempre guidato questi centri dobbiamo prendere ordini dai governatori. E le Regioni, va ricordato e ag-giunto, a loro volta sono coordinate dal capo della Protezione civile, pure lui un prefetto. Ieri il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri ha detto che «siamo impegnati a studiare un percorso per la modifica della legge 10 del 2011 (il millerproroghe, n.d.r.) sulla Protezione civile. C’è la vo-lontà del governo, servono i tempi tecnici». Sulle capaci-tà di intervento, il ministro a Porta a Porta ha affermato che «c’è stato un momento di timidezza della Protezio-ne civile per motivi finan-ziari e forse non ha fatto i passi che doveva fare, ma adesso sa che ha la copertu-ra. Gabrielli ha gli stessi i-dentici poteri di Bertolaso. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro Paese, deve finire – ha sottolineato – il tempo delle lamentele e dei capri espiatori». Cancellieri ha anche precisato che «per quanto riguarda la città di Roma, colpita pesantemente dal maltempo, giovedì 2 febbraio il dipartimento del-la Protezione civile ha rac-comandato a rappresentanti degli enti territoriali la pun-tuale applicazione delle pia-nificazioni previste per le precipitazione nevose». La protesta del sindaco Gianni Alemanno fu dunque infon-data secondo il ministro dell’Interno. Lo stesso pri-mo cittadino della capitale ha sottolineato la soprag-giunta pax romana con la Protezione civile: «Ora io e Franco Gabrielli collabo-riamo» ha detto Alemanno precisando che se anche le divergenze restano «il bene di Roma è più importante».
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