Se le voci saranno confermate, si tratterebbe di una riforma fatta con il bisturi e non con la mannaia: sarebbe così accantonata anche l’ipotesi di un trasferimento del dipartimento di Protezione civile dalla Presidenza del consiglio dei ministri all’Interno. In attesa della riforma, a cui sta lavorando il sottosegretario alla presidenza, Antonio Catricalà, è stato lo stesso premier, Mario Monti, a dare pieno mandato al capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ad operare con i suoi uomini e a collaborare con gli enti locali: non devono esserci nuove défaillance. «Sull’emergenza ora Gabrielli, ha gli stessi poteri, assolutamente identici, del suo predecessore Bertolaso», ha precisato il ministro dell’interno, Annamaria Cancellieri. C’è stato, ha aggiunto, «un momento di timidezza della Protezione civile per motivi finanziari e forse non ha fatto i passi che doveva fare, ma adesso sa che ha la copertura». La Protezione civile «non è stata smantellata», precisa la Cancellieri, «erano state poste norme a maggiore garanzia della spesa pubblica» e va tutto bene finché non c’è l’emergenza. Di fronte all’emergenza, però, bisogna operare con la massima celerità».
Intanto che si attende per queste ore una nuova ondata di maltempo, il governo, nel vertice di ieri con i rappresentanti degli enti locali, si è impegnato a rifondere le amministrazioni di tutte le spese di pronto intervento che stanno sostenendo e sosterranno. E a regime sembra destinata ad essere del tutto eliminata la cosiddetta tassa sulle disgrazie: la riforma voluta da Giulio Tremonti nel 2011, oltre a mettere sotto il controllo preventivo del Tesoro le ordinanze di protezione civile, scarica sui tributi locali i costi delle emergenze. Le regioni possono agire per recuperare i fondi necessari con l’aumento dell’accise sulle benzine, l’addizionale su Irap e Irpef e imponendo il 10% sul bollo auto. I governatori, già in crisi sugli altri fronti di gestione ordinaria, hanno detto chiaramente al governo Monti di non potersi permettere di ricorrere a nuove imposizioni. «Sarebbe anche poco efficiente: deliberare nuove tasse e poi fare gli interventi, non è così che si può agire quando c’è un’emergenza, serve la copertura nazionale e il governo concorda con noi», ragiona Vito De Filippo, presidente della Basilicata, dove ieri sono arrivati gli uomini dell’esercito per liberare le strade. «Nessuno vuole tornare a una Protezione Civile che gestisca eventi sportivi, ma che sappia affrontare in tempo reale le emergenze sì», ha sintetizzato il presidente della Conferenza delle regioni Vasco Errani, che questa volta può contare su un fronte veramente compatto dei governatori. Inviperiti i comuni: Graziano Delrio, presidente dell’Anci, ha invitato con toni accessi i ministri presenti al vertice a scendere loro in campo, perché le amministrazioni non ce la fanno. «Serve chiarezza sulle risorse, sulla possibilità dei comuni di stralciare dal patto di stabilità le spese sostenute per fronteggiare l’emergenza e sull’operatività della Protezione civile, che è stata azzoppata dal precedente governo», scandisce Delrio. Nel 2010 il fondo nazionale per la Protezione civile aveva in bilancio 163 milioni, quest’anno può contare su 103 milioni.
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