Più del piano casa e più della Scia,c’è una misura che – dal 26 maggio – ha iniziato a funzionare, alleggerendo la burocrazia edilizia a carico degli uffici comunali e dei cittadini. È la comunicazione di inizio lavori, che permette di avviare senza la Dia le piccole opere come lo spostamento di pareti interne, presentando in municipio solo il progetto e la relazione del tecnico. Il monitoraggio del Sole 24 Ore tra 63 capoluoghi di provincia mostra che, per ogni ampliamento avviato con il piano casa nell’ultimo anno e mezzo,ci sono quattro comunicazioni di attività edilizia libera arrivate in soli tre mesi. Il divario, naturalmente, dipende anche dalla maggiore complessità dei lavori del piano casa, ma la tendenza è evidente. A Torino, ad esempio, dopo l’entrata in vigore delle nuove regole sono state registrate 1.134 pratiche per opere libere. In tutto il 2009, invece, erano state 477: un boom di pratiche nel quale sono confluiti molti interventi che prima richiedevano la Dia. Lo stesso sta accadendo a Catanzaro, come spiega il dirigente edilizia privata, Vincenzo Belmonte: «Finora abbiamo ricevuto circa 200 comunicazioni. Ogni anno le Dia presentate ai nostri uffici sono un migliaio e stimiamo che il 30-40% di queste saranno trattate con la nuova procedura. È senz’altro una novità positiva, anche perché, al pari della Scia, aumenta la responsabilità del professionista». Anche a Milano, la comunicazione sta sostituendo circa il 40% delle Dia. L’effetto positivo è doppio: i tecnici comunali evitano inutili attività istruttorie e si concentrano sui controlli, mentre i cittadini possono aprire il cantiere senza aspettare 30 giorni. Le ragioni del successo di questa semplificazione sono le stesse che, a rovescio, hanno frenato il piano casa. Il decreto incentivi (Dl 40/2010, poi convertito dalla legge 73/2010) ha riscritto l’articolo 6 del testo unico dell’edilizia: quindi, nelle regioni che applicavano direttamente la normativa nazionale, non c’è stato bisogno di alcuna attività legislativa. È servita, al massimo, una circolare regionale indirizzata agli uffici comunali, che hanno adeguato la modulistica e le procedure. L’attuazione non è stata immediata, ma i tempi non sono neppure confrontabili con le lungaggini delle leggi regionali sul piano casa: questione di settimane, anziché di mesi. Il limite è che, dove la regione era intervenuta con le proprie regole, il testo unico non si applica. Ma questo dipende dal riparto di competenze tra stato e regioni, e comunque non è necessariamente un male. La Sardegna, ad esempio, aveva anticipato la disciplina nazionale con l’articolo 10 della legge 4/2009. Caso simile in Liguria, dove – spiegano da Genova – gli uffici regionali consigliano di seguire le disposizioni della legge regionale 16/2008. Dove la normativa locale è più restrittiva di quella nazionale, come in Toscana, c’è anche qualche comune che vorrebbe poter applicare le nuove regole: «Abbiamo chiesto alla regione di intervenire sulle normative – spiegano da Grosseto – per semplificare le procedure con un riallineamento tra norma regionale e statale».
Opere interne più facili: è boom di comunicazioni
L’altra misura. La norma del Dl incentivi
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