«Maxi-bolletta da 140 miliardi»

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Gli incentivi al fotovoltaico produrranno «al 2017 una potenza installata complessiva nell’ordine dei 23-24mila megawatt, contro gli 8mila al 2020 inizialmente previsti», e ciò «comporterà un costo enorme. Si parla di 120-140 miliardi di euro su 20 anni, che si riverserebbero integralmente sulle bollette elettriche finali, fino a costituire una parte davvero rilevante degli importi che gravano sulle famiglie e sulle imprese» avverte il presidente di Assoelettrica, Giuliano Zuccoli, aprendo la sua assemblea annuale. Un salasso, che almeno sia ben impiegato: perché «se questo immane sforzo sarà capace di generare un sistema industriale d’avanguardia, capace di rivolgersi, dopo l’ondata degli incentivi, verso nuovi mercati internazionali, producendo così occupazione e ricchezza, allora vorrà dire che le politiche per il fotovoltaico sono cosa buona e giusta». Ma se invece «questo gigantesco investimento si risolvesse in una corsa alla tariffa agevolata e all’importazione di impianti dall’estero senza lasciare tracce positive, allora si dimostrerebbe uno spreco assurdo». Sfida in ogni caso complicata, ricorda Zuccoli, perché lo sviluppo delle rinnovabili impone «una radicale revisione dei modelli di gestione delle reti di trasmissione e distribuzione» con «un costo aggiuntivo di cui si parla ancora poco». E poi bisogna anche sapere che «per ogni MW di nuova potenza installata alimentata da fonti rinnovabili discontinue, cioè dal sole o dal vento, è necessario disporre di almeno mezzo MW di potenza termoelettrica per compensare le richieste di rete quando è buio o non c’è vento». E ancora: questa potenza aggiuntiva è disponibile, ma da «impianti concepiti in tutt’altra prospettiva, cioè quella di un funzionamento continuo nel tempo». Ecco dunque che la crescita del fotovoltaico «potrebbe erodere importanti margini di generazione proprio ai cicli combinati». In tutto ciò si inseriscono anche le promesse ma anche le incognite – rimarca Zuccoli – su due fronti caldi: la combinazione dei poteri tra Stato e amministrazioni locali sulla politica energetica e il claudicante ritorno italiano all’energia nucleare. Ritorno che Assoelettrica ritiene comunque irrinunciabile. Sui pasticci delle competenze sulla politica energetica Zuccoli sollecita un nuovo intervento sul titolo V della Costituzione osservando che le infrastrutture energetiche non possono essere trattate «con le stesse logiche decisionali della realizzazione di una scuola materna o di una piscina». Il nucleare? «I drammatici eventi di Fukushima – ricorda Zuccoli – hanno indotto il nostro Paese ad una pausa di riflessione. Ci auguriamo che essa non si prolunghi oltre il necessario». E «non dimentichiamo che l’impianto di Fukushima risale agli anni Settanta e che i nuovi reattori che si è ipotizzato di costruire in Italia gli succedono di due generazioni tecnologiche». Buon per noi che nel frattempo la grande liberalizzazione del mercato elettrico, che compie dieci anni, ha dato risultati complessivamente soddisfacenti, favorendo non solo la crescita della potenza di generazione e quindi i margini di riserva elettrica per il paese ma anche l’efficienza complessiva del sistema, come conferma uno studio Iefe-Bocconi commissionato per l’occasione da Assoelettrica. Dallo scenario elettrico, comunque confortante, a quello del gas, con il quale produciamo comunque due terzi della nostra elettricità (come ci ricorda il rapporto Iefe). Scenario metanifero che rimane problematico su un fronte importante: quello della distribuzione locale. Rimane infatti nel pantano legislativo l’annosa riforma delle concessioni. A rinnovare le proteste sono sia gli operatori che i comuni. Quadro normativo ancora incerto e procedure bloccate, denunciano all’unisono. La voce dei comuni si è fatta sentire ieri in un incontro promosso dall’Anci. Quella degli operatori con una nota di Assogas.

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