In Italia più di un quarto delle abitazioni è vuoto ma dilaga la crisi abitativa

L’ultima indagine IFEL e le dichiarazioni del presidente dell’ANCI: serve una vera politica sulle case

9 Ottobre 2025
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È drammatico per molti aspetti l’ultimo rapporto rilasciato dall’Istituto IFEL inerente alla situazione abitativa italiana. Il report, titolato “l’offerta di abitazioni in Italia” nell’ambito dell’iniziativa Città nel Futuro promossa da Ance e diretta da Francesco Rutelli, delinea una situazione paradossale. L’Italia figura come il Paese europeo con il più alto numero proporzionale di abitazioni di proprietà eppure più di un quarto di queste abitazioni è fantasma e disabitato.

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Indice

Abitazioni di proprietà, tante ma vuote

Oltre il 55,4% di abitazioni di proprietà, questo il primato che può vantare l’Italia in assemblea europea. In contemporanea si classifica all’ultimo posto per percentuale di alloggi in locazione, solo un 13,1%.
Un dato su cui grava l’ombra degli alloggi sfitti: più di un quarto di abitazioni risulta non occupato.

Situazione abitativa in Italia visual selection

Edilizia ad uso sociale

L’edilizia sociale in Europa ha traduzioni e risultanti diverse. Il sistema edilizio italiano con la denominazione sociale intende due tipi di strutture:

  • ERP: Edilizia Residenziale Pubblica, finanziata nella sua interezza dal pubblico e rivolta alla fascia di persone con un reddito uguale o inferiore ai 20mila euro all’anno e con canoni medi da 100€ (calcolati su base reddituale);
  • ERS: Edilizia Residenziale Sociale, si basa su iniziativa privata ed è estesa a un pubblico più ampio, compreso in una fascia reddituale fino ai 50mila euro annuali. In questo caso i limiti dipendono dalle singole convenzioni con un canone medio di 7€ al mq. Inoltre, rispetto alla residenza pubblica, l’ERS ha tempi di alienazione, fissati dalla legge a un minimo di 7 anni.

In Italia queste diramazioni a stampo sociale dell’edilizia hanno un peso troppo poco rilevante sul totale degli immobili. Gli alloggi ERP sono 90mila, di cui 780mila di proprietà delle aziende regionali e 220 di proprietà dei Comuni.

Ledilizia sociale ha un peso molto ridotto 26 sul totale e circa 20 sul mercato degli affitti visual selection

I problemi e qualche soluzione: l’intervento di ANCI

L’immobilismo stazionario di cui soffre l’Italia si riflette su larga scala nella odierna crisi abitativa: un Paese con large possibilità ma una profonda inefficienza amministrativa. Il mercato è fermo, le doppie case sono vuote e quelle in affitto sono economicamente proibitive, soprattutto in corrispondenza dei capoluoghi e centri storici.
Il Presidente dell’ANCI, Manfredi, intervenuto all’evento “Città nel futuro 2030-2050″, promosso da Ance e dedicato ai grandi temi dell’evoluzione urbana al MAXXI di Roma, ha condiviso preoccupazioni e qualche soluzione sull’esigenza abitativa italiana.
In primis è stato ricalcato l’importante ruolo che i Comuni hanno svolto nell’organizzare e utilizzare le risorse del PNRR: “Sono stati proattivi, hanno proposto cose realizzabili, perché conoscevano il territorio e, inoltre, hanno saputo coinvolgere le comunità”.

Leggi anche: I Comuni in testa per i progetti PNRR: 92% di progetti in fase conclusiva o in corso di attuazione.

Il problema non sembra essere imputabile agli Enti locali, ed è Manfredi stesso a ribadirlo: “Spesso in Italia ci sono troppe intermediazioni che causano ritardi enormi nella costruzione delle infrastrutture. Ci vuole più tempo a gestire i finanziamenti che a realizzare un’opera”. Il sindaco di Napoli evidenzia che per interfacciarsi a uno dei problemi più emblematici del nostro Paese, ovvero una casa accessibile per il ceto medio, servono una vera politica della casa e un piano complessivo che riqualifichi l’edilizia pubblica residenziale. “Il 10% circa del nostro patrimonio abitativo pubblico non è utilizzato, perché composto da appartamenti non riqualificati, sui quali fare una manutenzione straordinaria significherebbe rimettere rapidamente in uso, con risorse limitate, un’importante quota di abitazioni”.
L’Italia ha già tutto il materiale a disposizione, a mancare è una organizzata iniziativa normativa che ne disciplini l’utilizzo. “Dobbiamo ricordare” termina il presidente “che dare una casa a una persona significa restituirle dignità, migliorandone complessivamente la qualità di vita”.

Rassegna stampa
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