La super-Imu anticipata al 2012

Fonte: Il Sole 24Ore

Assicurare allo Stato un extragettito da 11 miliardi e contemporaneamente consentire ai Comuni di digerire il taglio ai trasferimenti erariali da 1,4 miliardi. È il duplice obiettivo che la manovra affida alla stretta sulla tassazione immobiliare. Che correrà su tre binari paralleli: anticipo dal 2014 al 2012 dell’imposta municipale con ripristino dell’Ici prima casa; rivalutazione delle rendite catastali fino al 60%; introduzione del nuovo tributo su rifiuti e servizi che manderà in pensione la Tarsu. La prima novità riguarderà l’Imu che con il federalismo fiscale prenderà il posto dell’attuale Ici. Da un lato, viene reintrodotto il prelievo sull’abitazione principale; dall’altro, viene previsto che la nuova imposta municipale arrivi già dal 1° gennaio del prossimo anno anziché dal 2014. L’aliquota resterà al 7,6 per mille; per andare incontro alle istanze dei Comuni, viene previsto che i sindaci possano alzare o abbassare l’asticella del 3 per mille. Di fatto il 7,6 per mille si pagherà solo dalla seconda casa in su visto che la percentuale dovuta per l’abitazione principale verrà ridotta al 4 per mille (che i Comuni potranno portare al 2 per mille). Anche se circola un’altra ipotesi ancora e cioè che quell’«allo» contenuto nella bozza di decreto circolata ieri vada in realtà letta come «dello». Se così fosse la prima casa sconterebbe un prelievo del 3,6 per mille. I proprietari di una sola abitazione beneficeranno anche di una detrazione «fino a concorrenza del suo ammontare» di 200 euro. Ma anche in questo caso viene concesso un margine di flessibilità ai primi cittadini che potranno decidere di elevare tale soglia «fino a concorrenza dell’imposta dovuta, nel rispetto dell’equilibrio di bilancio». Alla superImu anticipata verrebbe abbinata una rivalutazione del valore immobiliare modulata per tipologia di edificio. Alla conferma della quota già prevista dalla legge, pari al 5% della rendita castatale, si aggiunge infatti l’innalzamento degli ulteriori moltiplicatori da applicare per calcolare quanto dovrà versare ogni contribuente. Per tutti i fabbricati appartenenti ai gruppi A, B e C il valore andrà moltiplicato per 160 anziché per 100 con un aumento secco del 60 per cento. Fanno eccezione i capannoni e gli alberghi (categoria D), gli uffici e gli studi privati (categoria A/10) che avranno un moltiplicatore di 80 e negozi e botteghe (categoria C/1) che se ne vedranno applicare uno di 55. La rivalutazione sarà invece del 45% per i terreni agricoli visto che il loro moltiplicatore salirà da 75 a 120. Anche se in un’altra bozza il moltiplicatore parte da 160 per i fabbricati di categoria A (e C/2, C/6, C/7) e scende poi a 140 (classi B e C/3, C/4 e C/5), 80 (per gli A/10), 60 (categoria D) e 55 (per i C/1). Grazie al combinato disposto dei due interventi citati il gettito della tassazione immobiliare passerebbe, sin dall’anno prossimo, dagli attuali 11 miliardi ad almeno 22. Una differenza di introiti che finirà integralmente nei forzieri dell’erario. Mentre i Comuni dovranno puntare sulla manovrabilità delle aliquote Imu per incassare risorse fresche e compensare il taglio al fondo di riequilibrio del federalismo, disciplinato dal decreto legislativo 23 del 2011, di 1,45 miliardi. A spiegare il meccanismo è stato il presidente dell’Anci Graziano Delrio, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con l’esecutivo: «L’Ici sulla prima casa e l’aggiornamento degli estimi catastali dovrebbe portare un gettito superiore tra 1011 miliardi di euro – ha spiegato – ma questa tassazione immobiliare non andrà ai Comuni, andrà allo stato che taglierà di più. Non solo non avremo questo denaro ma avremo 1,4 miliardi in meno quindi un sacrificio notevole». Stando alla stessa bozza, dal 2013, i sindaci potranno contare su un’ulteriore arma per rimpinguare i propri conti: il nuovo «tributo comunale sui rifiuti e sui servizi» che sostituirà Tarsu e Tia (si veda anche l’articolo alla pagina precedente). Il balzello finirebbe per colpire «chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani». Si tratterà di una «tariffa commisurata alla quantità e qualità medie di rifiuti prodotti per unità di superficie» e non di una tassa. La superficie sarà pari all’80% di quella «catastale». Il corrispettivo chiesto ai cittadini dovrà servire innanzitutto a coprire integralmente i costi di investimento e di esercizio della raccolta rifiuti. Ma per sapere quanto ogni cittadino dovrà pagare bisognerà attendere il 31 ottobre 2012. Entro quella data dovrà arrivare il regolamento con i criteri di determinazione del tributo. A cui si aggiungerà una maggiorazione calcolata a metro quadrato per la remunerazione dei «servizi indivisibili» resi dai Comuni. Ogni sindaco potrà poi ridurre la tariffa al massimo del 30% con proprio regolamento per alcune categorie specifiche: ad esempio case con unico occupante o a uso stagionale.

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