Il Decreto Sicurezza è legge: introdotti 14 nuovi reati (TESTO FINALE E DOSSIER DI APPROFONDIMENTO)

Via libera definitivo dal Senato con 109 voti favorevoli. Il Premier Meloni: “Difendiamo cittadini e forze dell’ordine”

5 Giugno 2025
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È stato convertito in legge il decreto 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario. A conclusione di un iter cominciato nel novembre del 2023, dopo diciotto mesi di dibattiti, proteste e modifiche, con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione, il Senato ha approvato il provvedimento tramite voto di fiducia.

Le proteste a Palazzo Madama

Il testo, composto da 39 articoli, ha suscitato forti reazioni soprattutto per i contenuti considerati repressivi. L’ultima seduta a Palazzo Madama è stata interrotta dal Presidente del Senato Ignazio la Russa, costretto a sospendere temporaneamente l’incontro a causa della protesta dell’opposizione. I senatori di Pd, Avs e M5s si sono seduti per terra in segno di sdegno, intonando un coro di “vergogna” verso il nuovo decreto accusato di minare le libertà individuali con 14 nuovi reati. Il decreto ha, però, incassato il via libera della maggioranza, che ha salutato il risultato con uno striscione: «Lo Stato torna forte».

Nuovi reati e nuove tutele

Sono 14 i nuovi reati introdotti dal Governo, con particolare attenzione a manifestazioni e marginalità sociale. Tra le norme più criticate: il blocco stradale con il corpo come fattispecie penale, l’aggravante per chi ostacola infrastrutture strategiche (cosiddette norme anti “no Tav” e “no Ponte”), la rivolta nei centri di trattenimento per migranti e la resistenza passiva. Colpita anche l’occupazione arbitraria di immobili, mentre si estende il Daspo urbano (ossia, il divieto di accedere a determinati luoghi pubblici) a stazioni e aeroporti per soggetti anche non condannati in via definitiva. Altre novità includono l’inasprimento delle pene per truffe agli anziani, nuove restrizioni sull’uso di minori per l’accattonaggio e il divieto di vendere Sim ai migranti senza documenti.
Il decreto introduce inoltre ulteriori tutele per le forze dell’ordine: nello specifico annette un aggravante nell’aumento di pena (fino alla metà) per resistenza a un pubblico ufficiale, violenza o minaccia quando rivolte a chi esercita la professione nel corpo delle forze dell’ordine. Inoltre, aggiunge un beneficio di copertura fino a 10mila euro fornita dallo Stato al personale delle forze armate, di polizia e di vigili del fuoco a fronte delle spese legali sostenute quando imputati o indagati. Si introduce la libertà per gli agenti di detenere armi da fuoco personali senza licenza anche fuori servizio e la possibilità di fornirsi di bodycam. In ambito penitenziario, si inaspriscono le misure detentive per le detenute madri. Il decreto abroga il rinvio obbligatorio della pena. Inoltre, il decreto introduce il reato di “rivolta all’interno di un istituto penitenziario”.

Nuovi poteri ai Servizi Segreti, tolto l’obbligo alla PA

L’articolo 31 recante il titolo: “Disposizioni per il potenziamento dell’attività di informazione per la sicurezza” è stato fin dall’inizio tra i più contestati dall’opposizione. Grazie all’imposizione del Quirinale è stato tolto l’articolo del disegno di legge che proponeva di imporre alle pubbliche amministrazioni l’obbligo di condividere con il DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) e AISI (Agenzia informazioni e sicurezza interna) informazioni sensibili ritenute necessarie per la “tutela” della sicurezza. Le opposizioni avevano denunciato la pericolosità dell’attentato alla Privacy.
Rimasta invece all’interno del decreto è la modifica alla legge 3 agosto 2007, n. 124 (la cosiddetta “Riforma dell’Intelligence Italiana”) che normava l’operato dei Servizi Segreti. Tale legge consentiva agli agenti sotto copertura di partecipare ad associazioni terroristiche o eversive senza incorrere in responsabilità penali, ma vietando loro di dirigerle o organizzarle. Con l’articolo 31, invece, agli agenti viene consentito non solo di partecipare, ma anche di dirigere e organizzare tali associazioni durante le operazioni sotto copertura, senza risponderne penalmente.
Il testo è stato ampiamento criticato e definito una “legalizzazione dell’attività terroristica”.

Reazioni politiche e istituzionali: tra applausi e allarmi

Il governo rivendica il provvedimento come un passo decisivo. «Legalità e sicurezza sono pilastri della libertà», ha dichiarato la premier Giorgia Meloni. Il ministro dell’Interno Piantedosi lo definisce “strategico”, mentre per il Guardasigilli Nordio colma vuoti normativi. I sindacati delle forze dell’ordine esprimono soddisfazione.
Dall’opposizione, invece, si leva un coro critico: per la segretaria del Pd Schlein, si tratta di una “legge repressiva”; per Renzi, il provvedimento è “oltre il limite”. Anche la Cgil denuncia un arretramento dei diritti: «Da oggi l’Italia è un Paese meno libero». Tra i dissidi, molti auspicano una pronuncia di incostituzionalità del decreto da parte della Corte Costituzionale.

>> IL TESTO DELLA LEGGE DI CONVERSIONE APPROVATO DAL SENATO.

>> IL DOSSIER DI DOCUMENTAZIONE A CURA DEL SERVIZIO STUDI DI CAMERA E SENATO.

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