I politici non vogliono tagliare i costi della politica

Fonte: Italia Oggi

Tutti i grandi partiti, prima delle ultime elezioni politiche, si erano impegnati ad abolire le Province. Nel programma del Pdl questo impegno era scritto, impegnativamente, nero su bianco. Passate le elezioni, gabbato lu santo. Dell’abolizione delle province non se ne è più parlato. Da parte di nessuno. Salvo qualche brontolìo sommesso da parte dell’Idv. Le province esistenti non solo non sono state cancellate ma, addirittura, e con assoluto sprezzo del ridicolo, oltre che del rispetto del denaro pubblico, che non è di nessuno ma di tutti, di province ne sono state addirittura istituite delle nuove. In Sardegna, ad esempio, sono state istituite delle province che non hanno nemmeno il nome del capoluogo perché esse sono così minuscole che non riescono a individuare un capoluogo credibile. Così, ad esempio, è nata la provincia dell’Ogliastra (i cui capoluoghi sono Ortolì e Lanusei; nessuno di questi due paesi avrebbero infatti consentito di essere rappresentati dall’altro nella denominazione della nuova provincia). È la provincia meno popolata d’Italia (53 mila abitanti). È caratterizzata da 23 comuni (popolazione media: 2.500 abitanti). In questa provincia-pretesto, per la quale la definizione di provincia-francobollo non è certo una forzatura, vive solo il 3,6% della pur modesta popolazione della Sardegna. In compenso, essa deve dotarsi di una prefettura, di una questura, di un comando provinciale dei carabinieri, con il codazzo di tutte le articolazioni provinciali degli uffici pubblici nazionali. La nomenclatura politica romana, nel mentre, con ogni pretesto, drena dalle tasche degli italiani altre risorse, pur riconoscendo che la pressione fiscale è arrivata a livelli devastanti (per chi paga le imposte). È così determinata a mantenere e ad accrescere le burocrazie politiche e burocratiche (una metastasi sulla quale essa prospera) che non ha accettato nemmeno di votare una legge con la quale si impegna a bloccare la costituzione di nuove province (le domande giacenti sono già 23!). Di Pietro, con la sua legge per sopprimere le province, ha stanato i grandi partiti (più la Lega) che si sono determinati a non togliere l’ossigeno agli enti inutili o le cui funzioni sono sostituibili più economicamente in altri modi. A favore della sua proposta (ed è bene che i contribuenti se lo ricordino) ha votato, oltre all’Idv, anche l’Udc di Casini e ciò che resta del Fli, cioè il Terzo polo. Se il Pd si fosse accodato all’Idv, la maggioranza sarebbe stata sconfitta. Di Pietro ha avuto buon gioco di dire che «alla Camera, contro la mia proposta di legge, si è formata una maggiorana trasversale: la maggioranza della Casta».

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