Errani deciso a far pagare l’autobus in base al reddito

Fonte: Italia Oggi

Nelle ricette che stanno preparando le amministrazioni locali per contrastare i tagli dei trasferimento ai trasporti pubblici, prossima battaglia contro il governo, Vasco Errani studia l’aumento dei biglietti per reddito e quoziente familiare. In maniera da salvare le linee e far piangere solo i ricchi come da vecchio manuale della sinistra. Oltre a lanciare la nuova via emiliano-romagnola come ricetta per città, province e regioni che sulla questione sembrano brancolare nel buio. Da gennaio è attesa una forte riduzione dei trasferimenti dallo Stato alle regioni per il settore. Sindaci e amministratori locali, soprattutto di sinistra, sono in fibrillazione. Seppur non si conosce ancora l’entità dei tagli per singola regione, il Pd e le amministrazioni di centrosinistra stanno studiando la questione per cercare un denominatore comune per una campagna mediatica contro il governo. Le idee al momento scarseggiano e a parte una timida iniziativa della genovese Marta Vincenzi che ha fatto apporre una grande X rossa su un centinaio di bus per denunciare le corse che saranno tagliate, non c’è nulla di nuovo. Al momento le ricette sono solo due, aumentare il prezzo dei biglietti o tagliare mezzi e tratte, dando la colpa a Berlusconi e Tremonti. In questo deserto di idee Errani vuole lanciare un nuovo modello. Quello di far piangere solo i ricchi, non per colpa di Romano Prodi, come pubblicizzò Rifondazione comunista per le scelte fiscali del governo a cui partecipava. Questa volta i ricchi devono piangere per colpa del premier. Almeno sui trasporti, Errani e il suo assessore ai trasporti Alfredo Peri , hanno pensato che tra l’aumentare i biglietti a tutti e tagliare le corse esiste una terza via, quella di aumentare il biglietto e l’abbonamento solo ai ricchi. E Peri ha annunciato il progetto: «dovremo fare in modo di limitare al più possibile i danni, eliminare meno servizi possibili e avere una progressione di tariffe, che tenga conto dei redditi delle famiglie».

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