In Danimarca quello di energia alternativa non è un semplice slogan, ma è diventato realtà. Al largo del porto di Esbjerg si trova il più grande parco eolico offshore del mondo, con 91 turbine in funzione giorno e notte, senza interruzione e in qualsiasi condizione atmosferica. È composto da due strutture. La più recente, inaugurata meno di un anno fa, si chiama Horns Rev 2 e ha una potenza di 209 megawatt su una superficie di 35 chilometri quadrati. Sia affianca al gemello Horns 1, poco più distante, in attività da otto anni e che comprende 80 macchine da 160 mw. Ecco, dunque, il fiore all’occhiello della politica energetica di Copenhagen. La Danimarca produce il 22% dell’elettricità sfruttando il vento rispetto, per esempio, all’1,5% della Francia. Un’attività pianificata scrupolosamente con il consenso generale: l’eolico è diventato un po’ un affare collettivo. Come spiega il ministro degli esteri, Ann Pedersen Bouisset, il movimento è partito dal basso: i primi piccoli impianti sono stati installati da cooperative gestire da comunità locali o municipalità. Il valore aggiunto è quindi quello della partecipazione della base. L’accordo di politica energetica, elaborato nel febbraio 2008 dal governo e dal parlamento, include questo aspetto: i cittadini possono assumere partecipazioni nei progetti di parchi eolici che sorgono vicino ai luoghi di residenza. Un fondo aiuta le associazioni dei proprietari locali di turbine a finanziare gli studi preliminari. Questo metodo ha facilitato l’accettazione sociale, garantendo alla popolazione di avere voce in capitolo nelle scelte. Così il 90% dei danesi cita l’eolico come priorità per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Una delle mine disinnescate ha riguardato il rapporto con i pescatori, che non si sono opposti alle pale eoliche, convinti che fosse meglio influenzare il corso degli eventi piuttosto che cercare di bloccarli, probabilmente invano. Essi sono riusciti a far passare uno schema che rispettasse meglio le zone di pesca; inoltre un milione di euro è stato versato loro come risarcimento. Sul versante burocratico è stata varata la massima semplificazione dei processi di istruzione dei piani. Uno sportello unico ha coordinato i vari ministeri interessati e la società di gestione del trasporto di elettricità: il suo compito è selezionare i luoghi ritenuti interessanti, coordinare gli studi, compresi quelli ambientali, per poi procedere al lato operativo. I risultati si fanno sentire anche sul versante industriale. Nel 2010 le vendite di tecnologia eolica dovrebbero superare il 10% delle esportazioni. Il porto di Esbjerg si è imposto come prima piattaforma logistica della Danimarca per le attrezzature offshore.
Dal vento il 22% dell’energia
ESTERO – Le notizie mai lette in Italia – I danesi hanno dimostrato che questa fonte pulita può produrre un quarto dell’elettricità
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