Emergenza abitativa; 3 tipologie
Il numero uno dell’ANCI ha poi elencato tre tipologie di cittadini in emergenza abitativa: ex migranti, cioè cittadini che hanno ottenuto il permesso di soggiorno o lo status di rifugiato ed escono dal sistema di accoglienza pubblico, residenti che per morosità incolpevole non possono più pagare l’affitto o il mutuo e i senza fissa dimora. Per dare risposte a queste esigenze occorre collaborazione tra istituzioni. “Un Comune non può fare da solo un piano casa; i piani casa sono nelle mani delle Regioni che, con risorse statali, finanziano le agenzie regionali o comunali per la casa affinché costruiscano alloggi sociali”. Decaro si definisce assolutamente contrario all’occupazione di immobili. “Non si può occupare un immobile pubblico o privato e sottrarlo al legittimo proprietario. Poi però è anche vero che un sindaco deve fare i conti con quello che accade nella sua città, con le difficoltà di chi perdendo il lavoro non riesce più a pagare l’affitto o il mutuo, con i senza fissa dimora che dormono nei vagoni dei treni o nei sottoscala degli ospedali.
Un problema risalente nel tempo: l’azione dei sindaci
Tornando infine sull’incontro di ieri sul tema, al Viminale, Decaro si è definito soddisfatto dell’interlocuzione avviata: “Questa emergenza non è nata dieci giorni fa. Di emergenza abitativa da anni i sindaci si occupano in solitudine”. La vicenda di Roma, “uno sgombero con idranti che dimostra che qualcosa nelle relazioni tra istituzioni non ha funzionato” ha richiamato l’attenzione sul fenomeno. “Per fortuna ogni giorno – ha concluso Decaro – ci sono sgomberi più o meno gravi, che vengono fatti con gli attori istituzionali tutti seduti allo stesso tavolo: la prefettura, la magistratura, le forze dell’ ordine e il Comune attraverso gli uffici del patrimonio e gli assistenti sociali”.
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