Vale 16 miliardi il riordino delle agevolazioni

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Irpef a tre aliquote per un costo che varia dai 10 ai 13 miliardi, finanziata con il riordino delle «tax expenditures». In particolare, stando alle ultime indiscrezioni, il taglio delle attuali 476 agevolazioni fiscali potrebbe garantire un risparmio a regime fino a 16 miliardi, che equivale al 10% del minor gettito da ascrivere all’universo di bonus, sconti, e deduzioni di vario genere. Ovviamente si tratta di un’ipotesi simulazione, nel caso in cui si decidesse di ampliare lo spettro degli interventi (il taglio delle agevolazioni è comunque sempre arduo e politicamente costoso). Ipotesi rilanciata tuttavia ieri da fonti di governo alla Camera. La ricognizione in sede tecnica è in corso, e non è escluso che, in attesa del varo della delega fiscale, che alcune misure fiscali (da utilizzare parzialmente a copertura della manovra) possano essere anticipate nel testo stesso del decreto, ma evidentemente la scelta dovrà essere prevalentemente politica. Come trattare ad esempio l’esenzione Ici per la prima casa, uno dei primi atti assunti dal governo per onorare quanto promesso in campagna elettorale da Silvio Berlusconi? Il totale delle attuali agevolazioni sulla casa vale da solo 9,1 miliardi, ma ben difficilmente il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi potrà dare il suo avallo a interventi fiscali su questo fronte. Si tratta dunque di scegliere, e non a caso finora su questo terreno minato è stato fatto fino ad ora ben poco. Se aumentasse la “dote” attesa dal taglio delle agevolazioni, si potrebbe evitare di ricorrere (almeno in prima battuta) all’altro intervento forte immaginato finora in funzione del finanziamento degli sgravi Irpef e del principio cardine della riforma (il prelievo andrebbe spostato dalle «persone alle cose»). L’ipotesi emersa finora prevede l’aumento di un punto delle aliquote Iva del 10 e 20%, operazione da attuare evidentemente anch’essa con decreto legge. L’effetto annuncio potrebbe infatti ingenerare delle pericolose rincorse speculative. Per questo, ben difficilmente nel testo della legge delega saranno indicate con precisione le nuove aliquote Iva, quanto se mai il principio generale del progressivo spostamento del prelievo dall’imposizione diretta a quella indiretta. Per quel che riguarda il nuovo assetto del fisco che verrà, l’ipotesi più accreditata resta quella del passaggio a una struttura a cinque imposte (Irpef, Ires, Iva, Irap e la nuova Imu che assorbirà l’Ici e le imposte sui servizi dei comuni). Sull’Irpef si ipotizzano tre sole aliquote Irpef: 20%, 30% e 40 per cento. Ovviamente, senza il dettaglio dei nuovi scaglioni è ben difficile delineare la nuova, possibile struttura del prelievo. Si agirà secondo un’impostazione a moduli, in linea con la vecchia delega fiscale del 2003, con interventi in progress a partire dal primo scaglione di reddito. Secondo le simulazioni della Cgia di Mestre, fino a 15mila euro l’anno si applicherebbe l’aliquota del 20% (attualmente è il 23%), mentre da 15mila a 55mila euro (di buona parte della platea dei contribuenti) scatterebbe la tassazione marginale al 30 per cento. Oltre quel tetto, aliquota al 40%, per un costo totale di 13 miliardi, e benefici rilevanti per chi dichiara oltre 40mila euro. Quanto ai tempi, Berlusconi spinge perchè la manovra e il disegno di legge delega vengano approvati contestualmente dal Consiglio dei ministri. La data prevista è quella di mercoledì prossimo, 29 giugno (o giovedì 30), ma non è escluso che finisca per prevalere la tesi del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: prima la manovra per assicurare il percorso di rientro dal deficit in direzione del pareggio di bilancio previsto per il 2014, poi, a seguire, e comunque entro metà luglio, il varo del disegno di legge delega. Già si mette in conto fin d’ora, peraltro, che considerati i tempi di attuazione della legge delega (prima il preliminare via libera del Parlamento al testo, poi i successivi decreti legislativi) un eventuale anticipo del «primo modulo» possa essere operativo già dal primo gennaio. Nel testo dovrebbe confluire anche il riordino della tassazione delle rendite finanziarie, ma per ora sotto forma di indicazione di percorso da rendere effettivo con i futuri decreti delegati.

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