Stretta antimafia

Immediata entrata in vigore delle norme che ridefiniscono il catalogo delle situazioni dalle quali si desume l’esistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa. Il Consiglio dei Ministri ha approvato lo scorso venerdì lo schema di decreto legislativo che integra il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e che introduce nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia. Le integrazioni – spiega una nota di palazzo Chigi – oltre alla disciplina della documentazione antimafia, riguardano anche “l’assistenza legale dell’Avvocatura dello Stato nelle controversie relative ai beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata: le norme mirano a definire i termini secondo i quali l’amministratore giudiziario e l’Agenzia nazionale possono usufruire del patrocinio dell’Avvocatura dello Stato”. “L`approvazione dello schema di decreto legislativo che integra il codice delle leggi antimafia è un passo avanti nella costruzione di una legislazione efficace nel contrasto al crimine organizzato: aspettiamo di leggere il testo del provvedimento per conoscere il “catalogo” delle situazioni dalle quali si desume l’esistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa. Aspettiamo inoltre anche il regolamento applicativo della banca dati per la certificazione antimafia che è un indispensabile strumento di prevenzione delle infiltrazioni. Su questo punto siamo già molto in ritardo, come abbiamo segnalato in un`interrogazione urgente al governo presentata pochi giorni fa”. Ad affermarlo è Laura Garavini, capogruppo Pd nella Commissione parlamento. E a giudicare positivamente la decisione di anticipare l’entrata in vigore di alcune norme del codice Antimafia relative alla certificazione antimafia è anche Cosimo Maria Ferri, Segretario generale di Magistratura Indipendente. Per Ferri la normativa “prevede l’ attribuzione a ciascuna impresa di un voto rispetto alla posizione assunta nei confronti della mafia: una sorta di “rating di impresa”. Con le modifiche contenute nel libro III aumenteranno, inoltre, i poteri dell’Autorità amministrativa che avrà così la possibilità di monitorare maggiormente i cantieri di lavoro per accertare eventuali infiltrazioni e rendere così più sicura l’assegnazione degli appalti pubblici”. Secondo l’esponente di MI “oggi la vera lotta alla criminalità organizzata consiste proprio nell’intervenire in tali settori e nel bloccare i patrimoni e gli investimenti delle associazioni mafiose. Sarà importante dare concreta attuazione alle prescrizioni contenute in tale normativa, le quali, se realizzate, consentiranno un monitoraggio costante sulle imprese per verificare la sussistenza delle condizioni ostative a contrarre con la pubblica amministrazione. Tali condizioni potranno essere accertate in via informatica dalla stazione appaltante, dalle camere di commercio e dagli ordini professionali, attraverso il collegamento telematico con la banca dati istituita dalla normativa in discorso. Tali misure imporranno, quindi, una sempre più stretta collaborazione tra i Prefetti e  l’autorità giudiziaria in un’ottica di maggiore efficienza ed efficacia dell’azione di repressione delle forme di criminalità organizzata”. La richiesta è che gli “uffici giudiziari siano messi in condizione di affrontare al meglio le novità e le modifiche introdotte garantendo un adeguato apporto di risorse e mezzi, il tutto nell’interesse del servizio giustizia”.
Ecco la scheda del Viminale riassuntiva delle novità

Immediata entrata in vigore delle nuove norme sulla documentazione antimafia. Al fine di contrastare efficacemente i tentativi di infiltrazione mafiosa, con il decreto approvato oggi, le norme che regolano l’emissione della documentazione antimafia entrano immediatamente in vigore, mentre prima erano subordinate al decorso dei due anni dall’emanazione dei regolamenti sul funzionamento della Banca dati nazionale.
Fino alla realizzazione della Banca dati, le Prefetture continuano ad utilizzare i collegamenti già in uso con i sistemi informatici realizzati sulla base della precedente normativa.

Ampliamento dell’area dei controlli e delle situazioni “indizianti”. Vengono estesi i casi di controlli antimafia anche ai membri del collegio sindacale e degli organismi interni destinati a vigilare sul rispetto dei modelli comportamentali delle imprese.
Considerata, inoltre, l’apertura degli appalti pubblici ad investitori esteri, viene per la prima volta introdotta una procedura di controllo “antimafia” sulle imprese straniere, anche senza una sede in Italia.
Tale procedura è già stata positivamente sperimentata, con le buone prassi seguite per la ricostruzione in Abruzzo e per l’EXPO 2015.
Infine, vengono ampliati i casi di tentativi di infiltrazione mafiosa, ricomprendendovi anche le reiterate violazioni degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari derivanti da appalti pubblici.

Circolazione delle interdittive antimafia. Il provvedimento estende l’obbligo di comunicazione in tutti i casi delle interdittive antimafia ad altri soggetti istituzionali interessati, tra cui l’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, in vista della realizzazione del cd. rating di impresa, nonchè l’Autorità Giudiziaria, titolare del potere di proporre l’adozione di misure di prevenzione.

Attuazione del processo di decertificazione. Le modifiche apportate oggi al codice delle leggi antimafia attuano una completa decertificazione del procedimento di rilascio della documentazione antimafia. Ciò per ribadire che il sistema dei controlli antimafia non è “nemico” delle imprese, ma un presidio per realizzare, a loro tutela, un ambiente favorevole alla sana concorrenza tra gli operatori,
In pratica, tale procedimento verrà avviato sulla sola base delle autodichiarazioni rese dall’operatore economico all’amministrazione interessata, che provvederà, a sua volta, a fornire i dati auto dichiarati alla Prefettura competente ad emettere la documentazione antimafia.

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