Sportello unico anche con carta

Fonte: Il Sole 24 Ore

Parte lo Sportello unico telematico per le imprese, ma non sarà da solo. Con una circolare congiunta emanata in extremis da Palazzo Chigi con il ministero dello Sviluppo economico, infatti, il Governo ha deciso di tenere in vita anche la via cartacea. Seguendo le richieste avanzate dall’associazione dei Comuni nei giorni scorsi (si veda «Il Sole 24 Ore» del 24 marzo), insomma, il governo non segue la via della proroga tout court, e fa comunque partire le procedure telematiche. Via al doppio binario, dunque, ma «al massimo fino al 30 settembre», come chiarito dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che interviene a precisare un punto non affrontato dalla circolare. «Il protrarsi senza scadenze precise di un doppio regime – ha scritto Brunetta in una lettera al presidente di Rete Imprese Italia, Natalino Giorgio Guerrini – creerebbe incertezze per le imprese e vanificherebbe le innovazioni». Nell’ultima rilevazione effettuata nei giorni scorsi da Unioncamere, erano 1.759 i punti d’accesso pronti per lo Sportello unico online; gli accrediti possono riguardare più comuni convenzionati, e altri 1.200 circa, secondo l’Anci, sono in lista d’attesa per partire. Il problema, più del numero di amministrazioni coinvolte, è la revisione delle procedure e l’allineamento fra tutti i soggetti. Nasce da qui la proroga in extremis, che segue una prassi diffusa ma di fatto spinge la circolare a contrastare con la norma. L’articolo 2 del Dpr 160/2010, infatti, è categorico, e spiega che «le domande, le dichiarazioni, le segnalazioni e le comunicazioni concernenti le attività … e i relativi elaborati tecnici e allegati sono presentati esclusivamente in modalità telematica». L’indicazione, per una volta, sembrava non avere carattere “ordinatorio”, visto che il successivo articolo 4, comma 11, stabilisce che «nel caso in cui, al momento della scadenza del termine (…) il comune non abbia istituito lo Sportello unico, l’esercizio delle relative funzioni (…) è delegato, anche in assenza di provvedimenti espressi, alla Camera di commercio territorialmente competente». Dunque, all’eventuale problema la disposizione legislativa trovava anche il rimedio, facendo subentrare automaticamente le Camere di commercio nelle funzioni attribuite ai Comuni. Evidentemente, però, la soluzione trovata dal legislatore doveva avere qualche inconveniente pratico d’attuazione. Da qui, la lettera congiunta, in virtù della quale «nei Comuni che non sono in grado di operare in modalità esclusivamente telematica, sino alla completa attivazione degli strumenti, nulla osta alla presentazione della documentazione secondo le modalità cartacee». Uno stop improvviso (ma non imprevisto) che, di fatto, riduce pesantemente l’incisività della riforma. Da domani, dunque, convivranno due possibili canali per la presentazione della Scia: quello telematico e il vecchio cartaceo. Il discrimine è dato dalla registrazione del Comune al portale impresainungiorno.it. Solo in questo ultimo caso, scattano tutte le nuove procedure di coordinamento «virtuale» dei soggetti che intervengono nel vaglio della Segnalazione di inizio attività. Dove, invece, il Comune non ha provveduto ad accreditarsi al portale, tutto rimane come prima. Documenti e richieste viaggiano ancora su carta e, conseguentemente, con tali modalità (e con gli stessi ritardi) avvengono anche le interazioni tra soggetti (eventuali o obbligatorie). Priva di efficacia rimane anche la nuova procedura web attivabile tramite il primo passaggio fatto con la Comunicazione unica e non con la Scia. La logica del Dpr 160/2010 – con la surroga delle Camere di commercio – avrebbe voluto accentrare sui Comuni anche le funzioni di valutazione dei requisiti amministrativi per l’esercizio dell’attività. Ovviamente, solo fino ad attivazione avvenuta delle procedure web da parte del Comune.

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