Sgravi fiscali per figli e anziani la scommessa del «fattore famiglia»

Fonte: Corriere della Sera

MILANO – Un aiuto alle famiglie italiane. Contro la bassa natalità, contro l’invecchiamento della popolazione, contro la quotidiana battaglia per arrivare alla fine del mese. È un’esigenza crescente, sentita, che invoca più risorse e politiche dedicate. Che raccoglie il plauso di Benedetto XVI, rilancia il ruolo delle amministrazioni locali e chiede l’intervento del governo, soprattutto in materia di sgravi fiscali. Il punto di partenza, secondo il piano proposto ieri dal sottosegretario Carlo Giovanardi a Milano durante la Conferenza nazionale della famiglia, è il «quoziente familiare». Anzi, nella versione aggiornata, il «fattore famiglia». Un paracadute per chi ha a carico minorenni, anziani, parenti non autosufficienti. Di questa misura si parla da anni (anche se con discontinuità). E spesso ne sono stati rilevati alcuni punti critici: dal rischio di disincentivare il lavoro femminile, alla difficoltà di raggiungere le famiglie non tradizionali. Gli aiuti ora. Centoventi euro di risparmio Irpef all’anno per mandare un figlio al nido, 40 euro per le attività sportive del bambino, altri 48 se il piccolo di casa va a scuola con i mezzi pubblici, la deduzione dei contributi per colf e baby sitter e di 19 euro per ogni 100 spesi in tasse scolastiche. Ecco il (magro) elenco delle agevolazioni cui le famiglie con figli hanno diritto compilando la dichiarazione dei redditi. Solo l’1,3 per cento del Pil viene speso per i 25 milioni di famiglie italiane. «Una situazione iniqua», commenta Pierpaolo Donati, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. E in più, come ha ribadito ieri Giovanardi, «contrariamente agli altri Paesi europei, manca un piano nazionale di politiche per la famiglia ». Certo, ci sono interventi «frammentati »: dalle tariffe agevolate per i nuclei numerosi al fondo credito per la prima casa. Ma la promessa è un’altra, e per il Forum delle associazioni familiari è una svolta epocale: rimodulare il sistema tributario in senso più favorevole alle famiglie. Quoziente o fattore? Sgravi fiscali alle famiglie, un percorso che arriva da lontano. E che ieri ha registrato una nuova tappa: l’annuncio del quoziente familiare nei piani del governo. Che cos’è? Uno strumento che nella tassazione del reddito tiene conto del numero dei componenti della famiglia. Non è questione da poco: a regime, il quoziente porterebbe risparmi consistenti a circa 11 milioni di famiglie, calcolati in media 800 euro l’anno (di tasse in meno). C’è un però: oltre ai costi per lo Stato, calcolati intorno ai 3miliardi di euro annui, restano alcuni punti oscuri. Primo: secondo alcune ricerche, a beneficiare del quoziente sarebbero le famiglie ad alto reddito, monoreddito e con figli, mentre pochi sarebbero i vantaggi per le famiglie con due entrate, ancorché basse. E non è un caso che ieri Giovanardi , annunciando l’impegno del governo, abbia introdotto un termine nuovo: «Fattore famiglia». Il motivo: «Il quoziente aveva alcune controindicazioni », ha ammesso. Una vittoria per il Forum delle associazioni familiari: «Il fattore famiglia ? spiega Francesco Belletti, il presidente ? introduce un’area non tassabile proporzionale alle necessità primarie della persona, necessità che non possono costituire capacità contributiva e che quindi non possono essere tassate». I cattolici. Cattolici compatti. O quasi. Soprattutto dopo l’appello a sostegno della famiglia lanciato da papa Benedetto XVI. Un richiamo condiviso dal presidente della Lombardia, Roberto Formigoni: «Il quoziente familiare deve ispirare l’azione e le politiche di tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati. È arrivato il momento che anche a livello nazionale tutte le forze politiche si orientino in questa direzione, mettendo la famiglia al centro delle politiche». I punti critici. Se l’obiettivo è condiviso, i distinguo di una parte degli economisti e dei sociologi non sono da poco. Secondo alcune ricerche, il quoziente familiare «produrrebbe effetti disincentivanti sul lavoro femminile in un Paese che conta già la percentuale più bassa di impiego delle donne in Europa (47%)». Tanto più che certi strumenti sembrano funzionare soprattutto nei contesti di politica pubblica, per esempio la Francia, in cui sono presenti tante misure che incentivano le madri a tornare al lavoro. Paradossi del welfare. Rosy Bindi, presidente del Pd, spiega: «Il quoziente familiare, a nostro avviso, non è uno strumento di equità perché dà vantaggi a chi ha redditi alti o medio alti e scoraggia l’occupazione femminile. Per noi è importante avere un sistema fiscale amico della famiglia e riconoscere i costi sostenuti per la crescita dei figli, a partire dai nuclei più deboli». La proposta del Pd: «Un assegno annuale di 3.000 euro per figlio. E le misure fiscali da sole non bastano: vanno accompagnate da interventi per rafforzare i servizi pubblici». Aggiunge Gian Carlo Blangiardo, professore di demografia all’università Bicocca di Milano: «Serve un pacchetto di misure che si integrino tra di loro. Ma subito: non c’è tempo da perdere». Le buone pratiche. Al di là degli annunci, delle richieste, dei dibattiti, c’è chi si è già dato da fare per sostenere le famiglie. È una costellazione di Comuni, Province e Regioni che applica tariffe agevolate per le famiglie. Capofila, Parma, con il «suo» quoziente. Il «quoziente Parma». Funziona così: maggiore è il peso che il nucleo familiare deve sostenere (dal numero di figli a quello di anziani, disabili o cassintegrati), maggiore è il sistema di detrazioni tributarie con sconti dal 15 al 50 per cento. Dal 2011 sarà esteso a tutte le tariffe del comune. Un successo. Da cui è nato il «Network di città per la famiglia» che riunisce 51 Comuni. E poi c’è Roma, che ha appena approvato una serie di sconti per le famiglie numerose. E il fondo anticrisi di Milano, in tutto 5milioni di euro. Un circolo virtuoso: Cecilia Maria Greci, delegata del sindaco di Parma all’A-genzia della famiglia, sorride: «Stiamo esportando il nostro modello in altri Comuni». Lo dimostrano i pullman di consiglieri comunali che raggiungono Parma da tutta Italia per studiare il suo quoziente. «Siamo fieri di essere copiati».

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