Riforma appalti, stop alle deroghe

Fonte: Il Sole 24 Ore

Altolà agli appalti in deroga alle procedure ordinarie previste dal codice degli appalti, con l’eccezione (limitata e comunque regolamentata con controlli potenziati e forme di pubblicità successive) dei lavori urgenti svolti dalla protezione civile in seguito a calamità naturali. Il mantra che da anni ormai investe il settore dei lavori pubblici come un’intenzione più volte annunciata diventerà una norma cogente con il nuovo codice degli appalti. Il divieto di appalto in deroga (quindi prevalentemente a trattativa privata o affidamento diretto) spicca infatti fra i nuovi criteri di delega, poco più di una quindicina, che il relatore della riforma al Senato, il Pd Stefano Esposito, ha inserito in altrettanti emendamenti integrativi del testo base che egli stesso aveva presentato una decina di giorni fa. 

Il pacchetto presentato ieri da Esposito sarà votato la settimana prossima e basterebbe da solo a fare una riforma del settore, tanto pesanti sono le norme integrative presentate: vincoli al subappalto inseriti in una nuova disciplina dell’istituto; dettagliata disciplina delle varianti “sostanziali” e “non sostanziali” in corso d’opera con l’obiettivo di limitarle fortemente soprattutto nelle grandi opere strategiche; sempre in materia di legge obiettivo, istituzione presso il Ministero delle Infrastrutture di un albo nazionale dei responsabili lavori, dei direttori dei lavori e dei collaudatori per spazzare via la stagione degli affidamenti fatti dai general contractor sulla base di rapporti fiduciari evidenziata dalle inchieste su Ercole Incalza; semplificazione dell’Avcpass gestita dall’Autorità Anticorruzione e in generale delle modalità di attestazione dei requisiti di qualificazione delle imprese; nuova Agenzia nazionale per il partenariato pubblico-privato che dovrebbe sostenere il decollo di un settore che finora ha conosciuto prevalentemente esperienze negative e comunque con risultati piuttosto sporadici nonostante una stagione con una certa diffusione dei bandi nelle piccole opere. Sul project financing e sul Ppp Esposito interviene anche con una norma che punta all’affidamento dell’opera a privati solo dopo che siano stati acquisiti pareri e autorizzazioni, onde evitare improprie lievitazione dei costi difficili da ripartire e squilibri dei piani economico-finanziari. «C’è una riflessione in corso anche con il governo – dice Esposito – sugli strumenti migliori per garantire il decollo del partenariato pubblico-privato che può certamente essere una risorsa per il futuro ma che finora non ha funzionato. Anche prevedendo un’agenzia nazionale e un rafforzamento dello studio di fattibilità che consenta e favorisca, più di quanto accade oggi, un esame realistico della fattibilità e della bancabilità dei progetti».

Una riforma nella riforma, quella di Esposito, senza tener conto dei puntigliosi e utilissimi paletti messi nel campo della progettazione per tentare di rilanciare la centralità del progetto: limitazione dell’appalto integrato alle sole opere in cui la ponente tecnologica e impiantistica pesi per almeno il 70% dell’importo complessivo; attenzione rinnovata alla qualità architettonica con il rilancio dello strumento dei concorsi di progettazione; la previsione di norma della messa a gara del progetto esecutivo; l’esclusione del ricorso al solo criterio di aggiudicazione del prezzo o del costo, inteso come criterio del prezzo più basso o del massimo ribasso d’asta. 
Ultimo argomento che potrebbe portare a una posizione non del tutto convergente con il governo è quello dell’inserimento da parte di Esposito di soglie puntuali per gli obblighi di centralizzazione e riduzione delle stazioni appaltanti per i piccoli comuni. Il relatore ritiene di dover marciare senza più indugi su questo nodo del settore di cui si parla da anni senza che siano state assunte misure concrete. La regia nella definizione dei criteri degli accorpamenti resterebbe comunque all’Anac.

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