Pubblicato in G.U. il decreto salva-enti

dalla G.U. n. 237 del 10 ottobre 2012
DECRETO-LEGGE 10 ottobre 2012, n. 174
Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonche’ ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012

Entrata in vigore del provvedimento: 11/10/2012

Titolo – I REGIONI

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Ritenuta la straordinaria necessita’ ed urgenza di emanare disposizioni in materia di gestione finanziaria e di funzionamento degli enti territoriali e locali, nonche’ ulteriori disposizioni in favore delle aree colpite dal sisma del maggio 2012;
Viste le deliberazioni del Consiglio dei Ministri, adottate nelle riunioni del 4 e del 9 ottobre 2012;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro dell’interno e del Ministro dell’economia e delle finanze;

Emana
il seguente decreto-legge:

Art. 1
Rafforzamento della partecipazione della Corte dei conti al controllo sulla gestione finanziaria degli enti territoriali

1. Al fine di rafforzare il coordinamento della finanza pubblica, in particolare tra i livelli di governo statale e regionale, le disposizioni del presente articolo sono volte ad adeguare, ai sensi del secondo comma dell’articolo 100 della Costituzione, le forme di partecipazione della Corte dei conti al controllo sulla gestione finanziaria delle regioni
2. Sono sottoposti al controllo preventivo di legittimita’ delle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti secondo le procedure previste per il controllo preventivo sugli atti dello Stato di cui all’articolo 3 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, con riduzione alla meta’ dei termini, gli atti normativi a rilevanza esterna, aventi riflessi finanziari, emanati dal governo regionale, gli atti amministrativi, a carattere generale e particolare, adottati dal governo regionale e dall’amministrazione regionale, in adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, nonche’ gli atti di programmazione e pianificazione regionali, ivi compreso il piano di riparto delle risorse destinate al finanziamento del Servizio sanitario regionale. Il controllo ha ad oggetto la verifica del rispetto dei vincoli finanziari derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, del patto di stabilita’ interno, nonche’ del diritto dell’Unione europea e di quello costituzionale.
3. Il rendiconto generale della Regione e’ sottoposto al giudizio di parifica da parte della Corte dei conti in conformita’ degli articoli 40 e 41 del testo unico delle leggi sulla Corte dei conti di cui al Regio Decreto 12 luglio 1934, n. 1214.
4. Ogni sei mesi le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti trasmettono ai Consigli regionali una relazione, nelle forme di cui al comma 3, sulla tipologia delle coperture finanziarie adottate nelle leggi regionali approvate nel periodo considerato e sulle tecniche di quantificazione degli oneri.
5. Le Regioni a statuto speciale e le Provincie autonome di Trento e di Bolzano, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, adeguano il proprio ordinamento alle disposizioni del presente articolo mediante modifica delle norme di attuazione dei relativi statuti.
6. Le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti verificano, con le modalita’ disciplinate dall’articolo 1, commi 166 e seguenti, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, l’attendibilita’ dei bilanci di previsione proposti dalle giunte regionali in relazione alla salvaguardia degli equilibri di bilancio, al rispetto del patto di stabilita’ interno e alla sostenibilita’ dell’indebitamento. A tale fine, entro il termine di venti giorni dalla trasmissione della proposta della giunta regionale alla sezione competente, la sezione regionale esprime le proprie valutazioni con pronuncia specifica nelle forme di cui all’articolo 1, comma 168, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
7. Le sezioni regionali della Corte dei conti verificano, con cadenza semestrale, la legittimita’ e la regolarita’ delle gestioni, nonche’ il funzionamento dei controlli interni ai fini del rispetto delle regole contabili e del pareggio di bilancio di ciascuna Regione. A tale fine, il Presidente della Regione trasmette trimestralmente alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti un referto sulla regolarita’ della gestione e sull’efficacia e sull’adeguatezza del sistema dei controlli interni adottato, sulla base delle Linee guida deliberate dalla Sezione delle autonomie della Corte dei conti; il referto e’, altresi’, inviato al Presidente del consiglio regionale. Per i medesimi controlli, la Corte dei conti puo’ avvalersi, sulla base di intese con il Ministro dell’economia e delle finanze, del Corpo della Guardia di finanza, che esegue le verifiche e gli accertamenti richiesti, necessari ai fini delle verifiche trimestrali di cui al primo periodo, agendo con i poteri ad esso attribuiti ai fini degli accertamenti relativi all’imposta sul valore aggiunto e alle imposte sui redditi. Per le stesse finalita’ e cadenze, sulla base di analoghe intese, sono disposte verifiche dei Servizi Ispettivi di finanza pubblica. In caso di rilevata assenza o inadeguatezza degli strumenti e delle metodologie di cui al secondo periodo del presente comma, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano agli amministratori responsabili la condanna ad una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione dovuta al momento di commissione della violazione.
8. In sede di controllo di legittimita’ e regolarita’ sui bilanci preventivi e consuntivi delle autonomie territoriali e degli enti che compongono il Servizio sanitario nazionale ai sensi dell’articolo 1, commi 166 e seguenti, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti accertano la salvaguardia degli equilibri di bilancio, il rispetto del patto di stabilita’ interno la sostenibilita’ dell’indebitamento e l’assenza di irregolarita’, suscettibili di pregiudicare, anche con riguardo ai futuri assetti economici dei conti, la sana gestione finanziaria degli enti.
9. L’accertamento, da parte delle competenti sezioni regionali di controllo della Corte dei conti, di squilibri economico-finanziari, di mancata copertura di spese, di violazione di norme finalizzate a garantire la sana gestione finanziaria comporta l’obbligo delle amministrazioni interessate di adottare, entro 60 giorni dalla comunicazione del deposito della pronuncia di accertamento, i provvedimenti idonei a rimuovere le irregolarita’ e a ripristinare gli equilibri di bilancio. Nelle more della adozione dei provvedimenti ripristinatori e del successivo controllo delle sezioni regionali della Corte dei conti e’ preclusa l’attuazione dei programmi di spesa, per i quali e’ stata accertata la mancata copertura o la insussistenza della relativa sostenibilita’ finanziaria.
10. Ciascun Gruppo consiliare delle Assemblee regionali approva un rendiconto di esercizio annuale che disciplina la corretta rilevazione dei fatti di gestione, la documentazione da porre a corredo del rendiconto stesso, nonche’ le modalita’ per la regolare tenuta della contabilita’.
11. Il rendiconto di cui al comma 10 e’ strutturato secondo linee guida deliberate dalle Sezioni riunite della Corte dei conti ed evidenzia, in apposite voci, le risorse trasferite al Gruppo dall’Assemblea, con indicazione del titolo del trasferimento, delle spese esclusivamente riferibili alle funzioni politico istituzionali, con esclusione di indennita’, benefici o simili emolumenti e di quelle comunque estranee a tali funzioni, nonche’ le misure adottate per consentire la tracciabilita’ dei pagamenti effettuati.
12. Il rendiconto e’ trasmesso, entro venti giorni dalla chiusura dell’esercizio, alla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei conti perche’ si pronunci, nel termine di venti giorni, sulla regolarita’ dello stesso con apposita delibera che viene trasmessa al Presidente dell’Assemblea regionale che ne cura la pubblicazione. Il rendiconto e’, altresi’, pubblicato come allegato al conto consuntivo dell’Assemblea.
13. Qualora la competente Sezione riscontri che il rendiconto o la documentazione trasmessa a corredo dello stesso non sia conforme alle prescrizioni stabilite a norma del presente articolo invita, entro dieci giorni dal ricevimento del rendiconto, il presidente del Gruppo a provvedere alla relativa regolarizzazione, fissandone il termine. L’invito sospende la decorrenza del termine per la pronuncia della Sezione. Nel caso in cui il Gruppo non provveda alla regolarizzazione entro il termine fissato, decade dal diritto all’erogazione, per l’anno in corso, di risorse da parte dell’Assemblea. La decadenza di cui al presente comma comporta l’obbligo di restituire le somme ricevute a carico del bilancio dell’Assemblea e non rendicontate.
14. La decadenza e l’obbligo di restituzione di cui al comma 12 conseguono alla mancata trasmissione del rendiconto entro il termine individuato ai sensi del comma 3, ovvero alla delibera di non regolarita’ del conto da parte della Sezione regionale di controllo.
15. Le medesime disposizioni si applicano al rendiconto generale dell’Assemblea regionale.

Art. 2
Riduzione dei costi della politica nelle regioni

1. Ai fini del coordinamento della finanza pubblica e per il contenimento della spesa pubblica, a decorrere dal 2013 una quota pari all’80 per cento dei trasferimenti erariali a favore delle regioni, diversi da quelli destinati al finanziamento del servizio sanitario nazionale ed al trasporto pubblico locale, nonche’ al 5 per cento dei trasferimenti erariali destinati al finanziamento del servizio sanitario nazionale, e’ erogata a condizione che la regione, con le modalita’ previste dal proprio ordinamento, entro il 30 novembre 2012, ovvero entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto qualora occorra procedere a modifiche statutarie:
a) abbia dato applicazione a quanto previsto dall’articolo 14, comma 1, lettere a), b), d), e), f), del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148;
b) abbia definito l’importo dell’indennita’ di funzione e dell’indennita’ di carica dei consiglieri e degli assessori regionali, spettanti in virtu’ del loro mandato, in modo tale che non ecceda complessivamente l’importo riconosciuto dalla regione piu’ virtuosa. La regione piu’ virtuosa e’ individuata dalla Conferenza Stato-regioni entro il 30 ottobre 2012. Decorso inutilmente tale termine, la regione piu’ virtuosa e’ individuata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri adottato nei successivi quindici giorni, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con i Ministri per la pubblica amministrazione e la semplificazione e dell’economia e delle finanze;
c) abbia introdotto il divieto di cumulo di indennita’ o emolumenti, ivi comprese le indennita’ di funzione o di presenza, in commissioni o organi collegiali derivanti dalle cariche di presidente della Regione, di presidente del consiglio regionale, di assessore o di consigliere regionale, prevedendo inoltre che il titolare di piu’ cariche sia tenuto ad optare, fin che dura la situazione di cumulo potenziale, per uno solo degli emolumenti o indennita’;
d) abbia previsto, per i consiglieri, la gratuita’ della partecipazione alle commissioni permanenti, con l’esclusione anche di diarie, indennita’ di presenza e rimborsi spese comunque denominati;
e) abbia disciplinato le modalita’ di pubblicita’ e trasparenza dello stato patrimoniale dei titolari di cariche pubbliche elettive e di governo di competenza, prevedendo che la dichiarazione, da pubblicare annualmente, all’inizio e alla fine del mandato, sul sito internet dell’ente riguardi: i dati di reddito e di patrimonio con particolare riferimento ai redditi annualmente dichiarati; i beni immobili e mobili registrati posseduti; le partecipazioni in societa’ quotate e non quotate; la consistenza degli investimenti in titoli obbligazionari, titoli di Stato, o in altre utilita’ finanziarie detenute anche tramite fondi di investimento, sicav o intestazioni fiduciarie, stabilendo altresi’ sanzioni amministrative per la mancata o parziale ottemperanza;
f) fatti salvi i rimborsi delle spese elettorali previsti dalla normativa nazionale, abbia definito l’importo dei contributi in favore di gruppi consiliari, esclusa in ogni caso la contribuzione per gruppi composti da un solo consigliere, salvo quelli che risultino cosi’ composti gia’ all’esito delle elezioni, ovvero partiti o movimenti politici, in modo tale che non eccedano complessivamente l’importo riconosciuto dalla regione piu’ virtuosa, secondo criteri omogenei, ridotto della meta’. La regione piu’ virtuosa e’ individuata dalla Conferenza Stato-regioni entro il 30 ottobre 2012. Decorso inutilmente tale termine, la regione piu’ virtuosa e’ individuata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri adottato nei successivi quindici giorni, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con i Ministri per la pubblica amministrazione e la semplificazione e dell’economia e delle finanze;
g) abbia dato applicazione alle regole previste dall’articolo 6 e dall’articolo 9, comma 28, del decreto-legge n. 78 del 2010, dall’articolo 22, commi da 2 a 4, dall’articolo 23-bis, commi 5-bis e 5-ter, e dall’articolo 23-ter del decreto-legge n. 201 del 2011, dall’articolo 3, commi 4, 5, 6 e 9, dall’articolo 4, dall’articolo 5, comma 6, e dall’articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 95 del 2012;
h) abbia istituito, altresi’, un sistema informativo al quale affluiscono i dati relativi al finanziamento dell’attivita’ dei gruppi politici curandone, altresi’, la pubblicita’ sul proprio sito istituzionale. I dati sono resi disponibili, per via telematica, al sistema informativo della Corte dei conti, al Ministero dell’economia e delle finanze-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, nonche’ alla Commissione per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici di cui all’articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, e successive modificazioni.
2. Fatto salvo quanto disposto dall’articolo 14, comma 1, lettera f), del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, e fino all’adeguamento da parte delle Regioni a quanto ivi previsto, ferma restando, in ogni caso, l’abolizione dei vitalizi gia’ disposta dalle Regioni, le stesse, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto e fatti salvi i relativi trattamenti gia’ in erogazione a tale data, possono prevedere o corrispondere trattamenti pensionistici o vitalizi in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di presidente della Regione, di consigliere regionale o di assessore regionale solo se, a quella data, i beneficiari:
a) hanno compiuto sessantasei anni di eta’;
b) hanno ricoperto tali cariche, anche non continuativamente, per un periodo non inferiore a dieci anni.
3. Gli enti interessati comunicano il documentato rispetto delle condizioni di cui al comma 1 mediante comunicazione da inviare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed al Ministero dell’economia e delle finanze entro quindici giorni successivi alla scadenza dei termini di cui al comma 1. Le disposizioni del comma 1 si applicano anche alle Regioni nelle quali, alla data di entrata in vigore del presente decreto, il Presidente della regione abbia presentato le dimissioni ovvero si debbano svolgere le consultazioni elettorali entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. In tali casi, il termine di sei mesi di cui all’alinea del comma 1 decorre dalla data della prima riunione del nuovo consiglio regionale. Ai fini del coordinamento della finanza pubblica, se, all’atto dell’indizione delle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale, la Regione non ha provveduto all’adeguamento statutario nei termini di cui all’articolo 14, comma 1, lettera a), del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, le elezioni sono indette per il numero massimo dei consiglieri regionali previsto, in rapporto alla popolazione, dal medesimo articolo 14, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 138 del 2011.
4. Le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano provvedono ad adeguare i propri ordinamenti a quanto previsto dal comma 1 compatibilmente con i propri statuti di autonomia e con le relative norme di attuazione.
5. Qualora le regioni non adeguino i loro ordinamenti entro i termini di cui al comma 1 ovvero entro quelli di cui al comma 3, alla regione inadempiente e’ assegnato, ai sensi dell’articolo 8 della
legge 5 giugno 2003, n. 131, il termine di novanta giorni per
provvedervi. Il mancato rispetto di tale ulteriore termine e’ considerato grave violazione di legge ai sensi dell’articolo 126, comma 1, della Costituzione.
6. All’articolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 83, secondo periodo, le parole: “il presidente della regione commissario ad acta”, sono sostituite dalla seguenti: “un commissario ad acta”;
b) al comma 84, le parole: “ai sensi dei commi 79 o 83” sono sostituite dalle seguenti: “ai sensi del comma 79”;
c) dopo il comma 84, e’ inserito il seguente: “84-bis. In caso di dimissioni o di impedimento del presidente della regione il Consiglio dei Ministri nomina un commissario ad acta, al quale spettano i poteri indicati nel terzo e quarto periodo del comma 83 fino all’insediamento del nuovo presidente della regione o alla cessazione della causa di impedimento. Il presente comma si applica anche ai commissariamenti disposti ai sensi dell’articolo 4, comma 2, del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222.”.
7. Al terzo periodo del comma 6 dell’articolo 1 della legge 3 giugno 1999, n. 157, e successive modificazioni, dopo le parole:
“Camera dei deputati” sono inserite le seguenti: “o di un Consiglio regionale”.

Titolo II – PROVINCE E COMUNI

Art. 3
Rafforzamento dei controlli in materia di enti locali

1. Nel decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, recante il testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo l’articolo 41 e’ inserito il seguente:
«Art. 41-bis. – (Obblighi di trasparenza dei titolari di cariche elettive e di governo). – 1. Gli enti locali con popolazione superiore a 10.000 abitanti sono tenuti a disciplinare, nell’ambito della propria autonomia regolamentare, le modalita’ di pubblicita’ e trasparenza dello stato patrimoniale dei titolari di cariche pubbliche elettive e di governo di loro competenza. La dichiarazione, da pubblicare annualmente, all’inizio e alla fine del mandato, sul sito internet dell’ente riguarda: i dati di reddito e di patrimonio con particolare riferimento ai redditi annualmente dichiarati; i beni immobili e mobili registrati posseduti; le partecipazioni in societa’ quotate e non quotate; la consistenza degli investimenti in titoli obbligazionari, titoli di Stato, o in altre utilita’ finanziarie detenute anche tramite fondi di investimento, sicav o intestazioni fiduciarie.
2. Gli enti locali sono altresi’ tenuti a prevedere sanzioni amministrative per la mancata o parziale ottemperanza all’onere di cui al comma 1, da un minimo di euro duemila a un massimo di euro ventimila. L’organo competente a irrogare la sanzione amministrativa e’ individuato ai sensi dell’articolo 17 della legge 24 novembre 1981, n. 689.»;
b) l’articolo 49 e’ sostituito dal seguente:
«Art. 49. – (Pareri dei responsabili dei servizi). – 1. Su ogni proposta di deliberazione sottoposta alla Giunta e al Consiglio che non sia mero atto di indirizzo deve essere richiesto il parere, in ordine alla sola regolarita’ tecnica, del responsabile del servizio interessato e, qualora comporti riflessi diretti o indiretti sulla situazione economico-finanziaria o sul patrimonio dell’ente, del responsabile di ragioneria in ordine alla regolarita’ contabile. I pareri sono inseriti nella deliberazione.
2. Nel caso in cui l’ente non abbia i responsabili dei servizi, il parere e’ espresso dal segretario dell’ente, in relazione alle sue competenze.
3. I soggetti di cui al comma 1 rispondono in via amministrativa e contabile dei pareri espressi.
4. Ove la Giunta o il Consiglio non intendano conformarsi ai pareri di cui al presente articolo, devono darne adeguata motivazione nel testo della deliberazione.»;
c) all’articolo 109, dopo il comma 2 e’ aggiunto il seguente:
“2-bis. L’incarico di responsabile del servizio finanziario di cui all’articolo 153, comma 4, puo’ essere revocato esclusivamente in caso di gravi irregolarita’ riscontrate nell’esercizio delle funzioni assegnate. La revoca e’ disposta con Ordinanza del legale rappresentante dell’Ente, previo parere obbligatorio del Ministero dell’interno e del Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato;
d) l’articolo 147 e’ sostituito dai seguenti:
«Art. 147. – (Tipologia dei controlli interni).
1. Gli enti locali, nell’ambito della loro autonomia normativa e organizzativa, individuano strumenti e metodologie per garantire, attraverso il controllo di regolarita’ amministrativa e contabile, la legittimita’, la regolarita’ e la correttezza dell’azione amministrativa.
2. Il sistema di controllo interno e’ diretto a:
a) verificare, attraverso il controllo di gestione, l’efficacia, l’efficienza e l’economicita’ dell’azione amministrativa, al fine di ottimizzare, anche mediante tempestivi interventi correttivi, il rapporto tra obiettivi e azioni realizzate, nonche’ tra risorse impiegate e risultati;
b) valutare l’adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione dei piani, dei programmi e degli altri strumenti di determinazione dell’indirizzo politico, in termini di congruenza tra i risultati conseguiti e gli obiettivi predefiniti;
c) garantire il costante controllo degli equilibri finanziari della gestione di competenza, della gestione dei residui e della gestione di cassa, anche ai fini della realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica determinati dal patto di stabilita’ interno, mediante l’attivita’ di coordinamento e di vigilanza da parte del responsabile del servizio finanziario, nonche’ l’attivita’ di controllo da parte dei responsabili dei servizi;
d) verificare, attraverso l’affidamento e il controllo dello stato di attuazione di indirizzi e obiettivi gestionali, anche in riferimento all’articolo 170, comma 6, la redazione del bilancio consolidato, l’efficacia, l’efficienza e l’economicita’ degli organismi gestionali esterni dell’ente;
e) garantire il controllo della qualita’ dei servizi erogati, sia direttamente, sia mediante organismi gestionali esterni, con l’impiego di metodologie dirette a misurare la soddisfazione degli utenti esterni e interni dell’ente.
3. Le lettere d) ed e) del comma 2 si applicano solo agli enti locali con popolazione superiore a 10.000 abitanti.
4. Nell’ambito della loro autonomia normativa e organizzativa, gli enti locali disciplinano il sistema dei controlli interni secondo il principio della distinzione tra funzioni di indirizzo e compiti di gestione, anche in deroga agli altri principi di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286, e successive modificazioni. Partecipano all’organizzazione del sistema dei controlli interni il segretario dell’ente, il direttore generale, laddove previsto, i responsabili dei servizi e le unita’ di controllo, laddove istituite.
5. Per l’effettuazione dei controlli di cui al comma 1, piu’ enti locali possono istituire uffici unici, mediante una convenzione che ne regoli le modalita’ di costituzione e di funzionamento. Art. 147-bis. – (Controllo di regolarita’ amministrativa e contabile). – 1. Il controllo di regolarita’ amministrativa e contabile e’ assicurato, nella fase preventiva della formazione dell’atto, da ogni responsabile di servizio ed e’ esercitato attraverso il rilascio del parere di regolarita’ tecnica attestante la regolarita’ e la correttezza dell’azione amministrativa. E’ inoltre effettuato dal responsabile del servizio finanziario ed e’ esercitato attraverso il rilascio del parere di regolarita’ contabile e del visto attestante la copertura finanziaria.
2. Il controllo di regolarita’ amministrativa e contabile e’ inoltre assicurato, nella fase successiva, secondo principi generali
di revisione aziendale e modalita’ definite nell’ambito dell’autonomia organizzativa dell’ente, sotto la direzione del segretario, in base alla normativa vigente. Sono soggette al controllo le determinazioni di impegno di spesa, gli atti di accertamento di entrata, gli atti di liquidazione della spesa, i contratti e gli altri atti amministrativi, scelti secondo una selezione casuale effettuata con motivate tecniche di campionamento.
3. Le risultanze del controllo di cui al comma 2 sono trasmesse periodicamente, a cura del segretario, ai responsabili dei servizi, ai revisori dei conti e agli organi di valutazione dei risultati dei dipendenti, come documenti utili per la valutazione, e al consiglio comunale.
Art. 147-ter. – (Controllo strategico). – 1. Per verificare lo stato di attuazione dei programmi secondo le linee approvate dal Consiglio, l’ente locale con popolazione superiore a 10.000 abitanti definisce, secondo la propria autonomia organizzativa, metodologie di controllo strategico finalizzate alla rilevazione dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi predefiniti, degli aspetti economico-finanziari connessi ai risultati ottenuti, dei tempi di realizzazione rispetto alle previsioni, delle procedure operative attuate confrontate con i progetti elaborati, della qualita’ dei servizi erogati e del grado di soddisfazione della domanda espressa, degli aspetti socio-economici. L’ente locale con popolazione superiore a 10.000 abitanti puo’ esercitare in forma associata la funzione di controllo strategico.
2. L’unita’ preposta al controllo strategico elabora rapporti periodici, da sottoporre all’organo esecutivo e al consiglio per la successiva predisposizione di deliberazioni consiliari di ricognizione dei programmi, secondo modalita’ da definire con il regolamento di contabilita’ dell’ente in base a quanto previsto dallo statuto.
Art. 147-quater. – (Controlli sulle societa’ partecipate). 1. L’ente locale definisce, secondo la propria autonomia organizzativa, un sistema di controlli sulle societa’ partecipate dallo stesso ente locale. Tali controlli sono esercitati dalle strutture proprie dell’ente locale, che ne sono responsabili.
2. Per l’attuazione di quanto previsto al comma 1,
l’amministrazione definisce preventivamente, in riferimento
all’articolo 170, comma 6, gli obiettivi gestionali a cui deve tendere la societa’ partecipata, secondo standard qualitativi e quantitativi, e organizza un idoneo sistema informativo finalizzato a rilevare i rapporti finanziari tra l’ente proprietario e la societa’, la situazione contabile, gestionale e organizzativa delle societa’, i contratti di servizio, la qualita’ dei servizi, il rispetto delle norme di legge sui vincoli di finanza pubblica.
3. Sulla base delle informazioni di cui al comma 2, l’ente locale effettua il monitoraggio periodico sull’andamento delle societa’ partecipate, analizza gli scostamenti rispetto agli obiettivi assegnati e individua le opportune azioni correttive, anche in riferimento a possibili squilibri economico-finanziari rilevanti per il bilancio dell’ente.
4. I risultati complessivi della gestione dell’ente locale e delle aziende partecipate sono rilevati mediante bilancio consolidato, secondo la competenza economica.
5. Le disposizioni del presente articolo si applicano agli enti locali con popolazione superiore a 10.000 abitanti.
Art. 147-quinquies. – (Controllo sugli equilibri finanziari). – 1. Il controllo sugli equilibri finanziari e’ svolto sotto la direzione e il coordinamento del responsabile del servizio finanziario e mediante la vigilanza dell’organo di revisione, prevedendo il coinvolgimento attivo degli organi di governo, del direttore generale, ove previsto, del segretario e dei responsabili dei servizi, secondo le rispettive responsabilita’.
2. Il controllo sugli equilibri finanziari e’ disciplinato nel regolamento di contabilita’ dell’ente ed e’ svolto nel rispetto delle disposizioni dell’ordinamento finanziario e contabile degli enti locali, e delle norme che regolano il concorso degli enti locali alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica, nonche’ delle norme di attuazione dell’articolo 81 della Costituzione.
3. Il controllo sugli equilibri finanziari implica anche la valutazione degli effetti che si determinano per il bilancio finanziario dell’ente in relazione all’andamento economico-finanziario degli organismi gestionali esterni.”;
e) l’articolo 148 e’ sostituito dal seguente:
“Art. 148 (Controllo della Corte dei conti) – 1. Le sezioni regionali della Corte dei conti verificano, con cadenza semestrale, la legittimita’ e la regolarita’ delle gestioni, il funzionamento dei controlli interni ai fini del rispetto delle regole contabili e del pareggio di bilancio di ciascun ente locale, nonche’ il piano esecutivo di gestione, i regolamenti e gli atti di programmazione e pianificazione degli enti locali. A tale fine, il sindaco, relativamente ai comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti, o il Presidente della provincia, avvalendosi del direttore generale, quando presente, o del segretario negli enti in cui non e’ prevista la figura del direttore generale, trasmette semestralmente alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti un referto sulla regolarita’ della gestione e sull’efficacia e sull’adeguatezza del sistema dei controlli interni adottato, sulla base delle Linee guida deliberate dalla Sezione delle autonomie della Corte dei conti; il referto e’, altresi’, inviato al Presidente del consiglio comunale o provinciale. Per i medesimi controlli, la Corte dei conti puo’ avvalersi, sulla base di intese con il Ministro dell’economia e delle finanze, del Corpo della Guardia di finanza, che esegue le verifiche e gli accertamenti richiesti, necessari ai fini delle verifiche semestrali di cui al primo periodo, agendo con i poteri ad esso attribuiti ai fini degli accertamenti relativi all’imposta sul valore aggiunto e alle imposte sui redditi. Per le stesse finalita’ e cadenze, sulla base di analoghe intese, sono disposte verifiche dei Servizi Ispettivi di finanza pubblica, ai sensi dell’articolo 14, comma 1, lettera d), della legge 31 dicembre 2009, n. 196. In caso di rilevata assenza o inadeguatezza degli strumenti e delle metodologie di cui al secondo periodo del presente comma, fermo restando quanto previsto dall’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, e dai commi 5 e 5-bis dell’articolo 248, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano agli amministratori responsabili la condanna ad una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione mensile lorda dovuta al momento di commissione della violazione.”;
f) all’articolo 153, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) al comma 4, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “e piu’ in generale alla salvaguardia degli equilibri finanziari complessivi della gestione e dei vincoli di finanza pubblica. Nell’esercizio di tali funzioni il responsabile del servizio finanziario agisce in autonomia nei limiti di quanto disposto dai principi finanziari e contabili, dalle norme ordinamentali e dai vincoli di finanza pubblica e tenuto conto degli indirizzi della Ragioneria Generale dello Stato applicabili agli enti locali in materia di programmazione e gestione delle risorse pubbliche.”;
2) al comma 6, dopo le parole: “organo di revisione” sono inserite le seguenti: “, nonche’ alla competente sezione regionale di controllo della Corte dei conti”;
g) all’articolo 166, dopo il comma 2, sono aggiunti i seguenti:
“2-bis. La meta’ della quota minima prevista dai commi 1 e 2-ter e’ riservata alla copertura di eventuali spese non prevedibili, la cui mancata effettuazione comporta danni certi all’amministrazione. 2-ter. Nel caso in cui l’ente si trovi in una delle situazioni previste dagli articoli 195 e 222, il limite minimo previsto dal comma 1 e’ stabilito nella misura dello 0,45 per cento del totale delle spese correnti inizialmente previste in bilancio.”;
h) all’articolo 187, dopo il comma 3, e’ aggiunto, in fine, il seguente:
“3-bis. L’avanzo di amministrazione non puo’ essere utilizzato nel caso in cui l’ente si trovi in una delle situazioni previste dagli articoli 195 e 222.”;
i) all’articolo 191 il comma 3 e’ sostituito dal seguente:
“3. Per i lavori pubblici di somma urgenza, cagionati dal verificarsi di un evento eccezionale o imprevedibile, la Giunta, entro dieci giorni dall’ordinazione fatta a terzi, su proposta del responsabile del procedimento, sottopone all’Organo Consiliare il provvedimento di riconoscimento della spesa con le modalita’ previste dall’articolo 194, prevedendo la relativa copertura finanziaria nei limiti delle accertate necessita’ per la rimozione dello stato di pregiudizio alla pubblica incolumita’. Il provvedimento di riconoscimento e’ adottato entro 30 giorni dalla data di deliberazione della proposta da parte della Giunta, e comunque entro il 31 dicembre dell’anno in corso se a tale data non sia scaduto il predetto termine. La comunicazione al terzo interessato e’ data contestualmente all’adozione della deliberazione consiliare.”;
l) dopo il comma 2 dell’articolo 227 e’ inserito il seguente:
“2-bis. In caso di mancata approvazione del rendiconto di gestione entro il termine del 30 aprile dell’anno successivo, si applica la procedura prevista dal comma 2 dell’articolo 141.”;
m) all’articolo 234 dopo il comma 2 e’ inserito il seguente:
“2-bis. Al fine di potenziare l’attivita’ di controllo e monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica, presso le province, le citta’ metropolitane, i comuni con popolazione superiore a 60.000 abitanti e quelli capoluogo di provincia, un componente del collegio dei revisori, con funzioni di Presidente, e’ designato dal Prefetto ed e’ scelto, di concerto, dai Ministri dell’interno e dell’economia e delle finanze tra i dipendenti dei rispettivi Ministeri.”;
n) al comma 2 dell’articolo 236, le parole: «dai membri dell’organo regionale di controllo,» sono soppresse;
o) all’articolo 239 sono apportate le seguenti modificazioni:
1) la lettera b) del comma 1 e’ sostituita dalla seguente:
«b) pareri, con le modalita’ stabilite dal regolamento, in materia di:
1) strumenti di programmazione economico-finanziaria;
2) proposta di bilancio di previsione verifica degli equilibri e variazioni di bilancio;
3) modalita’ di gestione dei servizi e proposte di costituzione o di partecipazione ad organismi esterni;
4) proposte di ricorso all’indebitamento;
5) proposte di utilizzo di strumenti di finanza innovativa, nel rispetto della disciplina statale vigente in materia;
6) proposte di riconoscimento di debiti fuori bilancio e transazioni;
7) proposte di regolamento di contabilita’, economato-provveditorato, patrimonio e di applicazione dei tributi locali»;
2) dopo il comma 1 e’ inserito il seguente:
«1-bis. Nei pareri di cui alla lettera b) del comma 1 e’ espresso un motivato giudizio di congruita’, di coerenza e di attendibilita’ contabile delle previsioni di bilancio e dei programmi e progetti, anche tenuto conto dell’attestazione del responsabile del servizio finanziario ai sensi dell’articolo 153, delle variazioni rispetto all’anno precedente, dell’applicazione dei parametri di deficitarieta’ strutturale e di ogni altro elemento utile. Nei pareri sono suggerite all’organo consiliare le misure atte ad assicurare l’attendibilita’ delle impostazioni. I pareri sono obbligatori. L’organo consiliare e’ tenuto ad adottare i provvedimenti conseguenti o a motivare adeguatamente la mancata adozione delle misure proposte dall’organo di revisione.»;
3) la lettera a) del comma 2 e’ sostituita dalla seguente:
«a) da parte della Corte dei conti i rilievi e le decisioni assunti a tutela della sana gestione finanziaria dell’ente»;
p) all’articolo 242, i commi 1 e 2 sono sostituiti dai seguenti:
“1. Sono da considerarsi in condizioni strutturalmente deficitarie gli enti locali che presentano gravi ed incontrovertibili condizioni di squilibrio, rilevabili da un apposita tabella, da allegare al rendiconto della gestione, contenente parametri obiettivi dei quali almeno la meta’ presentino valori deficitari. Il rendiconto della gestione e’ quello relativo al penultimo esercizio precedente quello di riferimento.
2. Con decreto del Ministro dell’interno di natura non regolamentare, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono fissati i parametri obiettivi, nonche’ le modalita’ per la compilazione della tabella di cui al comma 1. Fino alla fissazione di nuovi parametri si applicano quelli vigenti nell’anno precedente.”;
q) all’articolo 243, dopo il comma 3, e’ inserito il seguente:
“3-bis. “I contratti di servizio, stipulati dagli enti locali con le societa’ partecipate , devono contenere apposite clausole volte a prevedere, ove si verifichino condizioni di deficitarieta’ strutturale, la riduzione delle spese di personale delle societa’ medesime, anche in applicazione di quanto previsto dall’articolo 18, comma 2-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008;
r) dopo l’articolo 243 sono inseriti i seguenti:
“243-bis. (Procedura di riequilibrio finanziario pluriennale) – 1. I comuni e le province per i quali, anche in considerazione delle pronunce delle competenti sezioni regionali della Corte dei conti sui bilanci degli enti, sussistano squilibri strutturali del bilancio in grado di provocare il dissesto finanziario, nel caso in cui le misure di cui agli articoli 193 e 194 non siano sufficienti a superare le condizioni di squilibrio rilevate, possono ricorrere, con deliberazione consiliare alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale prevista dal presente articolo. La predetta procedura non puo’ essere iniziata qualora la sezione regionale della Corte dei Conti abbia gia’ provveduto, ai sensi dell’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 149, ad assegnare un termine per l’adozione delle misure correttive previste dall’articolo 1, comma 168, della legge 23 dicembre 2005, n. 266.
2. La deliberazione di ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale e’ trasmessa, entro 5 giorni dalla data di esecutivita’, alla competente sezione regionale della Corte dei conti e al Ministero dell’interno.
3. Il ricorso alla procedura di cui al presente articolo sospende temporaneamente la possibilita’ per la Corte dei Conti di assegnare, ai sensi dell’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 149, il termine per l’adozione delle misure correttive previste dall’articolo 1, comma 168, della legge n. 266 del 2005.
4. Le procedure esecutive intraprese nei confronti dell’ente sono sospese dalla data di deliberazione di ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale fino alla data di approvazione o di diniego di approvazione del piano di riequilibrio pluriennale di cui all’articolo 243-quater, commi 1 e 3.
5. Il consiglio dell’ente locale, entro il termine perentorio di 60 giorni dalla data di esecutivita’ della delibera di cui al comma 1, delibera un piano di riequilibrio finanziario pluriennale della durata massima di 5 anni, compreso quello in corso, corredato del parere dell’organo di revisione economico-finanziario.
6. Il piano di riequilibrio finanziario pluriennale deve tenere conto di tutte le misure necessarie a superare le condizioni di squilibrio rilevate e deve, comunque, contenere:
a) le eventuali misure correttive adottate dall’ente locale ai sensi dell’articolo 1, comma 168, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, in considerazione dei comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria e del mancato rispetto degli obiettivi posti con il patto di stabilita’ interno accertati dalla competente sezione regionale della Corte dei conti;
b) la puntuale ricognizione, con relativa quantificazione, dei fattori di squilibrio rilevati, dell’eventuale disavanzo di amministrazione risultante dall’ultimo rendiconto approvato e di eventuali debiti fuori bilancio;
c) l’individuazione, con relative quantificazione e previsione dell’anno di effettivo realizzo, di tutte le misure necessarie per ripristinare l’equilibrio strutturale del bilancio, per l’integrale ripiano del disavanzo di amministrazione accertato e per il finanziamento dei debiti fuori bilancio entro il periodo massimo di 5 anni, a partire da quello in corso;
d) l’indicazione, per ciascuno degli anni del piano di
riequilibrio, della percentuale di ripiano del disavanzo di
amministrazione da assicurare e degli importi previsti o da prevedere nei bilanci annuali e pluriennali per il finanziamento dei debiti fuori bilancio.
7. Ai fini della predisposizione del piano, l’ente e’ tenuto ad effettuare una ricognizione di tutti i debiti fuori bilancio riconoscibili ai sensi dell’articolo 194. Per il finanziamento dei debiti fuori bilancio l’ente puo’ provvedere anche mediante un piano di rateizzazione, della durata massima pari agli anni del piano di riequilibrio, compreso quello in corso, convenuto con i creditori.
8. Al fine di assicurare il prefissato graduale riequilibrio finanziario, per tutto il periodo di durata del piano, l’ente:
a) puo’ deliberare le aliquote o tariffe dei tributi locali nella misura massima consentita, anche in deroga ad eventuali limitazioni disposte dalla legislazione vigente;
b) e’ soggetto ai controlli centrali in materia di copertura di costo di alcuni servizi, di cui all’articolo 243, comma 2, ed e’ tenuto ad assicurare la copertura dei costi della gestione dei servizi a domanda individuale prevista dalla lettera a) del medesimo articolo 243, comma 2;
c) e’ tenuto ad assicurare, con i proventi della relativa tariffa, la copertura integrale dei costi della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e del servizio acquedotto;
d) e’ soggetto al controllo sulle dotazioni organiche e sulle assunzioni di personale previsto dall’articolo 243, comma 1;
e) e’ tenuto ad effettuare una revisione straordinaria di tutti i residui attivi e passivi conservati in bilancio, stralciando i residui attivi inesigibili o di dubbia esigibilita’ da inserire nel conto del patrimonio fino al compimento dei termini di prescrizione, nonche’ una sistematica attivita’ di accertamento delle posizioni debitorie aperte con il sistema creditizio e dei procedimenti di realizzazione delle opere pubbliche ad esse sottostanti ed una verifica della consistenza ed integrale ripristino dei fondi delle entrate con vincolo di destinazione;
f) e’ tenuto ad effettuare una rigorosa revisione della spesa con indicazione di precisi obiettivi di riduzione della stessa, nonche’ una verifica e relativa valutazione dei costi di tutti i servizi erogati dall’ente e della situazione di tutti gli organismi e delle societa’ partecipati e dei relativi costi e oneri comunque a carico del bilancio dell’ente;
g) puo’ procedere all’assunzione di mutui per la copertura di debiti fuori bilancio riferiti a spese di investimento in deroga ai limiti di cui all’articolo 204, comma 1, previsti dalla legislazione vigente, nonche’ accedere al Fondo di rotazione per assicurare la stabilita’ finanziaria degli enti locali di cui all’articolo 243-ter, a condizione che si sia avvalso della facolta’ di deliberare le aliquote o tariffe nella misura massima prevista dalla lettera a) e che provveda alla alienazione dei beni patrimoniali disponibili non indispensabili per i fini istituzionali dell’ente alla rideterminazione della dotazione organica ai sensi dell’articolo 259, comma 6, fermo restando che la stessa non puo’ essere variata in aumento per la durata del piano di riequilibrio.
9. In caso di accesso al Fondo di rotazione di cui all’articolo 243-ter, l’Ente deve adottare entro il termine dell’esercizio finanziario le seguenti misure di riequilibrio della parte corrente del bilancio:
a) a decorrere dall’esercizio finanziario successivo, riduzione delle spese di personale, da realizzare in particolare attraverso l’eliminazione dai fondi per il finanziamento della retribuzione accessoria del personale dirigente e di quello del comparto, delle risorse di cui agli articoli 15, comma 5, e 26, comma 3, dei Contratti collettivi nazionali di lavoro del 1° aprile 1999 (comparto) e del 23 dicembre 1999 (dirigenza), per la quota non connessa all’effettivo incremento delle dotazioni organiche;
b) entro il termine di un triennio, riduzione almeno del dieci per cento delle spese per prestazioni di servizi, di cui all’intervento 03 della spesa corrente;
c) entro il termine di un triennio, riduzione almeno del
venticinque per cento delle spese per trasferimenti, di cui
all’intervento 05 della spesa corrente, finanziate attraverso risorse proprie;
d) blocco dell’indebitamento, fatto salvo quanto previsto dal primo periodo del comma 8, lettera g), per i soli mutui connessi alla copertura di debiti fuori bilancio pregressi.
243-ter. (Fondo di rotazione per assicurare la stabilita’ finanziaria degli enti locali) – 1. Per il risanamento finanziario degli enti locali che hanno deliberato la procedura di riequilibrio finanziario di cui all’articolo 243-bis lo Stato prevede un’anticipazione a valere sul Fondo di rotazione, denominato: “Fondo di rotazione per assicurare la stabilita’ finanziaria degli enti locali”.
2. Con decreto del Ministero dell’interno, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-citta’ ed autonomie locali, da emanare entro il 30 novembre 2012, sono stabiliti i criteri per la determinazione dell’importo massimo dell’anticipazione di cui al comma 1 attribuibile a ciascun ente locale, nonche’ le modalita’ per la concessione e per la restituzione della stessa in un periodo massimo di 10 anni decorrente dall’anno successivo a quello in cui viene erogata l’anticipazione di cui al comma 1.
3. I criteri per la determinazione dell’anticipazione attribuibile a ciascun ente locale, nei limiti dell’importo massimo fissato in euro 100 per abitante e della disponibilita’ annua del Fondo, devono tenere anche conto:
a) dell’incremento percentuale delle entrate tributarie ed extratributarie previsto nell’ambito del piano di riequilibrio pluriennale;
b) della riduzione percentuale delle spese correnti previste nell’ambito del piano di riequilibrio pluriennale.
243-quater. (Esame del piano di riequilibrio finanziario pluriennale e controllo sulla relativa attuazione)
1. Entro 10 giorni dalla data della delibera di cui all’articolo 243-bis, comma 5, il piano di riequilibrio finanziario pluriennale e’ trasmesso alla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, nonche’ alla Commissione di cui all’articolo 155, che assume la denominazione di Commissione per la stabilita’ finanziaria degli enti locali. Entro il termine di 30 giorni dalla data di presentazione del piano, un’apposita sottocommissione della predetta Commissione, composta esclusivamente da rappresentanti scelti, in egual numero, dai Ministri dell’interno e dell’economia e delle finanze tra i dipendenti dei rispettivi Ministeri, svolge la necessaria istruttoria anche sulla base delle Linee guida deliberate dalla Sezione delle autonomie della Corte dei conti e delle indicazioni fornite dalla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. All’esito dell’istruttoria, la sottocommissione redige una relazione finale, con gli eventuali allegati, che e’ trasmessa alla Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti dal competente Capo Dipartimento del Ministero dell’interno e dal Ragioniere generale dello Stato, di concerto fra loro.
2. In fase istruttoria, la sottocommissione di cui al comma 1 puo’ formulare rilievi o richieste istruttorie, cui l’ente e’ tenuto a fornire risposta entro trenta giorni. Ai fini dell’espletamento delle funzioni assegnate, la Commissione di cui al comma 1 si avvale, senza diritto a compensi aggiuntivi, gettoni di presenza o rimborsi di spese, di cinque segretari comunali e provinciali in disponibilita’, nonche’ di cinque unita’ di personale, particolarmente esperte in tematiche finanziarie degli enti locali, in posizione di comando o distacco e senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.
3. La sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, entro il termine di 30 giorni dalla data di ricezione della documentazione di cui al comma 1, delibera sull’approvazione o sul diniego del piano, valutandone la congruenza ai fini del riequilibrio. In caso di approvazione del piano, la Corte dei Conti vigila sull’esecuzione dello stesso, adottando in sede di controllo, effettuato ai sensi dell’articolo 1, comma 168, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, apposita pronuncia.
4. La delibera di accoglimento o di diniego di approvazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale e’ comunicata al Ministero dell’interno.
5. La delibera di approvazione o di diniego del piano puo’ essere impugnata entro 30 giorni, nelle forme del giudizio ad istanza di parte, innanzi alle Sezioni riunite della Corte dei conti in speciale composizione che si pronunciano, nell’esercizio della propria giurisdizione esclusiva in tema di contabilita’ pubblica, ai sensi dell’articolo 103, secondo comma, della Costituzione, entro 30 giorni dal deposito del ricorso. Le medesime Sezioni riunite si pronunciano in unico grado, nell’esercizio della medesima giurisdizione esclusiva, sui ricorsi avverso i provvedimenti di ammissione al Fondo di rotazione di cui all’articolo 243-quater.
6. Ai fini del controllo dell’attuazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale approvato, l’organo di revisione economico-finanziaria dell’ente trasmette al Ministero dell’interno, al Ministero dell’economia e delle finanze e alla competente Sezione regionale della Corte dei Conti, entro quindici giorni successivi alla scadenza di ciascun semestre, una relazione sullo stato di attuazione del piano e sul raggiungimento degli obiettivi intermedi fissati dal piano stesso, nonche’, entro il 31 gennaio dell’anno successivo all’ultimo di durata del piano, una relazione finale sulla completa attuazione dello stesso e sugli obiettivi di riequilibrio raggiunti.
7. La mancata presentazione del piano entro il termine di cui all’articolo 243-bis, comma 5, il diniego dell’approvazione del piano, l’accertamento da parte della competente Sezione regionale della Corte dei conti di grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano, ovvero il mancato raggiungimento del riequilibrio finanziario dell’ente al termine del periodo di durata del piano stesso, comportano l’applicazione dell”articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 149 del 2011, con l’assegnazione al Consiglio dell’ente, da parte del Prefetto, del termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto.”;
s) all’articolo 248 il comma 5 e’ sostituito dai seguenti:
“5. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, gli amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili ai sensi del periodo precedente, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonche’ di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresi’ ricoprire per un periodo di tempo di dieci anni la carica di assessore comunale, provinciale o regionale ne’ alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. Ai medesimi soggetti, ove riconosciuti responsabili, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione mensile lorda dovuta al momento di commissione della violazione. 5-bis. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, qualora, a seguito della dichiarazione di dissesto, la Corte dei conti accerti gravi responsabilita’ nello svolgimento dell’attivita’ del collegio dei revisori, o ritardata o mancata comunicazione, secondo le normative vigenti, delle informazioni, i componenti del collegio riconosciuti responsabili in sede di giudizio della predetta Corte non possono essere nominati nel collegio dei revisori degli enti locali e degli enti ed organismi agli stessi riconducibili fino a dieci anni, in funzione della gravita’ accertata. La Corte dei conti trasmette l’esito dell’accertamento anche all’ordine professionale di appartenenza dei revisori per valutazioni inerenti all’eventuale avvio di procedimenti disciplinari, nonche’ al Ministero dell’interno per la conseguente sospensione dall’elenco di cui all’articolo 16, comma 25, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148. Ai medesimi soggetti, ove ritenuti responsabili, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione mensile lorda dovuta al momento di commissione della violazione.”.
2. Gli strumenti e le modalita’ di controllo interno di cui al comma 1, lettera d), sono definiti con regolamento adottato dal Consiglio e resi operativi dall’ente locale entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, dandone comunicazione al Prefetto ed alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti. Decorso infruttuosamente il termine di cui al periodo precedente, il Prefetto invita gli enti che non abbiano provveduto ad adempiere all’obbligo nel termine di sessanta giorni. Decorso inutilmente il termine di cui al periodo precedente il Prefetto inizia la procedura per lo scioglimento del Consiglio ai sensi dell’articolo 141 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni.
3. I rappresentanti del Ministero dell’interno e del Ministero dell’economia e delle finanze nei collegi di revisione economico-finanziaria degli enti locali, previsti dall’articolo 234, comma 2-bis, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono scelti tra i soggetti in possesso di requisiti professionali adeguati per l’espletamento dell’incarico. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono stabiliti i requisiti professionali di cui al precedente periodo e i criteri per la designazione dei componenti di cui al comma 1, lettera m).
4. La disposizione di cui al comma 1, lettera m), si applica a decorrere dal primo rinnovo dell’organo di revisione successivo alla data di emanazione del decreto di cui al comma 3.
5. La condizione di deficitarieta’ strutturale di cui all’articolo 242, del citato Testo unico n. 267 del 2000, come modificato dal comma 1, lettera p), continua ad essere rilevata, per l’anno 2013, dalla tabella allegata al certificato sul rendiconto dell’esercizio 2011.
6. All’articolo 6 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 149, dopo il comma 2 e’ inserito il seguente:
«2-bis. Il decreto di scioglimento del consiglio, disposto per le inadempienze di cui al comma 2, conserva i suoi effetti per un periodo di almeno dodici mesi, fino ad una massimo di quindici mesi.».
7. La Commissione di cui all’articolo 155 del predetto Testo unico n. 267 del 2000, ovunque citata, assume la denominazione di Commissione per la stabilita’ finanziaria degli enti locali.

Art. 4
Fondo di rotazione

1. Il Fondo di rotazione, denominato: “Fondo di rotazione per la concessione di anticipazioni agli enti locali in situazione di grave squilibrio finanziario” di cui all’articolo 243-ter del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, introdotto dall’articolo 3 del presente decreto, e’ istituito nello stato di previsione del Ministero dell’interno con una dotazione di 30 milioni di euro per l’anno 2012, 100 milioni per l’anno 2013 e 200 milioni per ciascuno degli anni dal 2014 al 2020. Il predetto Fondo e’, altresi’, alimentato dalle somme del Fondo rimborsate dagli enti locali beneficiari.
2. Le somme di cui al comma 1 sono versate su apposita contabilita’ speciale intestata al Ministero dell’interno. I rientri delle anticipazioni erogate sono versati dagli enti locali alla predetta contabilita’ speciale.
3. Alla copertura degli oneri di cui al comma 1, pari a 30 milioni di euro per l’anno 2012, a 100 milioni per l’anno 2013 e a 200 milioni per ciascuno degli anni dal 2014 al 2020, si provvede mediante corrispondente riduzione, dello stanziamento del Fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2012, allo scopo parzialmente utilizzando, quanto a 30 milioni di euro l’accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per gli anni 2012 e 2013, quanto a 70 milioni di euro l’accantonamento relativo al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare per l’anno 2013 e, quanto a 200 milioni di euro l’accantonamento relativo al Ministero dell’economia e delle finanze per ciascuno degli anni dal 2014 al 2020. Al finanziamento del Fondo si puo’ provvedere altresi’ ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera e), della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
4. I commi 59 e 60 dell’articolo 1 della legge 13 dicembre 2010, n. 220, sono abrogati. Le somme, pari a 60 milioni di euro, iscritte nel conto dei residui del capitolo n. 1349 dello stato di previsione del Ministero dell’interno per l’anno 2012, sono destinate al Fondo di rotazione di cui al comma 1.
5. Per l’anno 2012 la dotazione del Fondo di rotazione di cui al comma 1 e’ incrementata della somma di 500 milioni di euro. Tale importo e’ destinato esclusivamente al pagamento delle spese di parte corrente relative a spese di personale, alla produzione di servizi in economia e all’acquisizione di servizi e forniture, gia’ impegnate e comunque non derivanti da riconoscimento di debiti fuori bilancio ai sensi dell’articolo 194 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267. L’erogazione delle predette somme in favore degli enti locali interessati e’ subordinata all’invio al Ministero dell’interno da parte degli stessi di specifica attestazione sull’utilizzo delle risorse. Alla copertura dell’onere di cui al primo periodo si provvede mediante corrispondente utilizzo di quota parte delle risorse di cui all’articolo 35, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 1 del 24 gennaio 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 24 marzo 2012, relativamente alle spese correnti.
6. Il Ministro dell’economia e delle finanze e’ autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 5
Anticipazione risorse dal Fondo di rotazione in favore degli enti locali per i quali sussistono eccezionali squilibri strutturali di bilancio

1. In sede di prima applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 243-bis e seguenti del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come introdotti dal presente decreto, per gli enti che chiedono di accedere alla procedura di riequilibrio finanziario, in presenza di eccezionali motivi di urgenza, puo’ essere concessa con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, un’anticipazione a valere sul Fondo di rotazione di cui all’articolo 4 da riassorbire in sede di predisposizione e attuazione del piano di riequilibrio finanziario. In caso di diniego del piano di riequilibrio finanziario da parte della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, ovvero di mancata previsione nel predetto piano delle prescrizioni per l’accesso al Fondo di rotazione di cui all’articolo 243-ter. del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, le somme anticipate sono recuperate secondo tempi e modalita’ disciplinati dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui al primo periodo.

Art. 6
Sviluppo degli strumenti di controllo della gestione finalizzati all’applicazione della revisione della spesa presso gli enti locali e ruolo della Corte dei Conti

1. Per lo svolgimento di analisi sulla spesa pubblica effettuata dagli enti locali, il Commissario per la revisione della spesa previsto dall’articolo 2 del decreto-legge 7 maggio 2012, n. 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 luglio 2012, n. 94, si avvale dei Servizi ispettivi di Finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato ai quali sono affidate analisi su campione relative alla razionalizzazione, efficienza ed economicita’ dell’organizzazione e sulla sostenibilita’ dei bilanci.
2. Le analisi di cui al comma 1 sono svolte ai sensi dell’articolo 14, comma 1, lettera d), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sulla base di modelli di accertamento concordati dalla Ragioneria generale dello Stato con il Commissario di cui al comma 1 e deliberati dalla Sezione delle autonomie della Corte dei conti. Gli esiti dell’attivita’ ispettiva sono comunicati al predetto Commissario di cui al comma precedente, alle Sezioni regionali di controllo della Corte dei conti e alla Sezione delle autonomie.
3. La Sezione delle autonomie della Corte dei conti definisce, sentite le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, le metodologie necessarie per lo svolgimento dei controlli per la verifica dell’attuazione delle misure dirette alla razionalizzazione della spesa pubblica degli enti territoriali. Le Sezioni regionali effettuano i controlli in base alle metodologie suddette anche tenendo conto degli esiti dell’attivita’ ispettiva e, in presenza di criticita’ della gestione, assegnano alle amministrazioni interessate un termine, non superiore a trenta giorni, per l’adozione delle necessarie misure correttive dirette a rimuovere le criticita’ gestionali evidenziate e vigilano sull’attuazione delle misure correttive adottate. La Sezione delle autonomie riferisce al Parlamento in base agli esiti dei controlli effettuati.
4. In presenza di interpretazioni discordanti delle norme rilevanti per l’attivita’ di controllo o consultiva o per la risoluzione di questioni di massima di particolare rilevanza, la Sezione delle autonomie emana delibera di orientamento alla quale le Sezioni regionali di controllo si conformano. Resta salva l’applicazione dell’articolo 17, comma 31, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, nei casi riconosciuti dal Presidente della Corte dei conti di eccezionale rilevanza ai fini del coordinamento della finanza pubblica ovvero qualora si tratti di applicazione di norme che coinvolgono l’attivita’ delle Sezioni centrali di controllo.

Art. 7
Ulteriori disposizioni in materia di Corte dei conti

1. Al fine di una piu’ efficiente attuazione delle disposizioni di settore di cui al presente decreto:
a) il Presidente della sezione regionale di controllo della Corte dei conti coordina le attivita’ amministrative della Corte stessa presso la medesima Regione e puo’ avvalersi, per lo svolgimento della funzione di controllo, anche di magistrati assegnati alla sezione regionale giurisdizionale, nell’ambito delle risorse umane e finanziarie disponibili a legislazione vigente, sentito il Presidente della sezione stessa. Le medesime disposizioni si applicano alle sezioni istituite presso le province autonome di Trento e di Bolzano.”;
b) con decreto del Presidente della Corte dei conti e’
individuato un magistrato assegnato alla sezione regionale di
controllo responsabile dell’attuazione, sulla base delle direttive impartite dal Presidente della medesima sezione, dei compiti attribuiti alla Corte dei conti dal presente decreto.

Art. 8
Disposizioni in tema di patto di stabilita’ interno

1. Al comma 2, lettera a), dell’articolo 7 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 149, nella formulazione anteriore alla modifica apportata dall’articolo 4, comma 12-bis, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n. 44, il riferimento al 3 per cento delle entrate correnti registrate nell’ultimo consuntivo si intende riferito all’ultima annualita’ delle certificazioni al rendiconto di bilancio acquisita dal Ministero dell’interno ai sensi dell’articolo 161 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, alle scadenze previste dal decreto di cui al comma 2 del predetto articolo 161. Nel caso in cui l’ente locale soggetto alla sanzione, alla data in cui viene comunicata l’inadempienza da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, non abbia trasmesso la predetta certificazione al rendiconto di bilancio, il riferimento e’ all’ultima certificazione acquisita alla banca dati del Ministero dell’interno.
2. All’articolo 16, commi 6 e 7, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al secondo periodo le parole: “entro il 30 settembre 2012.” sono sostituite dalle seguenti: “entro il 15 ottobre 2012, relativamente alle riduzioni da operare nell’anno 2012, ed entro il 31 gennaio 2013 relativamente alle riduzioni da operare per gli anni 2013 e successivi.”;
b) al terzo periodo le parole: “il 15 ottobre 2012” sono sostituite dalle seguenti: “i 15 giorni successivi”.
3. All’articolo 16 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, dopo il comma 6, sono inseriti i seguenti:
“6-bis. Per l’anno 2012, ai comuni assoggettati nel 2012 alle regole del patto di stabilita’ interno, non si applica la riduzione di cui al comma 6. Gli importi delle riduzioni da imputare a ciascun comune, definiti mediante i meccanismi di cui al secondo e terzo periodo del comma 6, non sono validi ai fini del patto di stabilita’ interno e sono utilizzati esclusivamente per l’estinzione anticipata del debito. Le risorse non utilizzate nel 2012 per l’estinzione anticipata del debito sono recuperate nel 2013 con le modalita’ di cui al comma 6. A tale fine i comuni comunicano al Ministero dell’interno, entro il termine perentorio del 31 marzo 2013 e secondo le modalita’ definite con decreto del Ministero dell’interno da adottare entro il 31 gennaio 2013, l’importo non utilizzato per l’estinzione anticipata del debito. In caso di mancata comunicazione da parte dei comuni entro il predetto termine perentorio il recupero nel 2013 e’ effettuato per un importo pari al totale del valore della riduzione non operata nel 2012. Nel 2013 l’obiettivo del patto di stabilita’ interno di ciascun ente e’ migliorato di un importo pari al recupero effettuato dal Ministero dell’interno nel medesimo anno. 6-ter. Alla copertura finanziaria degli oneri derivanti dal comma 6-bis, nel limite massimo di 500 milioni di euro per l’anno 2012, si provvede mediante versamento all’entrata del bilancio dello Stato di una corrispondente quota delle risorse disponibili sulla contabilita’ speciale 1778 “Agenzia delle entrate-Fondi di bilancio.”.

Art. 9
Disposizioni in materia di verifica degli equilibri di bilancio degli enti locali, di modifiche della disciplina IPT, di IMU, di riscossione delle entrate, di cinque per mille

1. Per l’anno 2012 il termine del 30 settembre previsto dall’articolo 193, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e’ differito al 30 novembre 2012, contestualmente all’eventuale deliberazione di assestamento del bilancio di previsione.
2. All’articolo 56 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il comma 1, e’ inserito il seguente: “1-bis. Le formalita’ di cui al comma 1 possono essere eseguite su tutto il territorio nazionale con ogni strumento consentito dall’ordinamento e con destinazione del gettito dell’imposta alla Provincia ove ha sede legale o residenza il soggetto passivo, inteso come avente causa o intestatario del veicolo.”;
b) al comma 4, le parole: “di ciascuna provincia nel cui territorio sono state eseguite le relative formalita’” sono sostituite dalle seguenti: “della provincia titolare del tributo ai sensi del comma 1-bis”.
3. All’articolo 13, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 12-bis, ultimo periodo, le parole: “30 settembre” sono sostitute dalle seguenti: “31 ottobre”;
b) al comma 12-ter, ultimo periodo le parole: “30 settembre” sono sostitute dalle seguenti: “30 novembre”.
4. In attesa del riordino della disciplina delle attivita’ di gestione e riscossione delle entrate degli enti appartenenti ai livelli di governo sub statale, e per favorirne la realizzazione, i termini di cui all’articolo 7, comma 2, lettera gg-ter), del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, e all’articolo 3, commi 24, 25 e 25-bis, del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, sono stabiliti al 30 giugno 2013. Fino a tale data e’ fatto divieto di procedere a nuovi affidamenti delle attivita’ di gestione e riscossione delle entrate e sono prorogati, alle medesime condizioni, anche patrimoniali, i contratti in corso.
5. Per consentire una efficace gestione della procedura di erogazione delle devoluzioni del 5 per mille dell’IRPEF disposte dai contribuenti in favore delle associazioni del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilita’ sociale, nonche’ delle organizzazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute di cui all’articolo 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 460 del 1997, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali stipula apposite convenzioni a titolo gratuito ai sensi dell’articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, con l’Agenzia delle entrate, al fine della erogazione dei contributi del 5 per mille alle medesime organizzazioni. La gratuita’ di cui al precedente periodo si estende alle convenzioni gia’ in precedenza stipulate con amministrazioni pubbliche per le attivita’ di cui al medesimo comma e in relazione agli anni finanziari 2010, 2011 e 2012.
6. Al comma 3 dell’articolo 91-bis del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, le parole da: “e gli elementi” fino alla fine, sono sostituite dalle seguenti: “, gli elementi rilevanti ai fini dell’individuazione del rapporto proporzionale, nonche’ i requisiti, generali e di settore, per qualificare le attivita’ di cui alla lettera i) del comma 1 dell’articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, come svolte con modalita’ non commerciali.”.

Art. 10
Disposizioni in materia di Agenzia Autonoma per la gestione dell’Albo dei segretari comunali e provinciali

1. Al fine di consentire il definitivo perfezionamento delle operazioni contabili e organizzative connesse al trasferimento delle funzioni gia’ facenti capo all’Agenzia Autonoma per la gestione dell’Albo dei segretari comunali e provinciali, di cui all’articolo 7, commi 31-ter e seguenti, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, il termine di cui all’articolo 23, comma 12-novies, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, nella legge 7 agosto 2012, n. 135, e’ prorogato al 31 luglio 2013. Fino alla predetta data continua ad applicarsi il sistema di contribuzione diretta a carico degli enti locali.
2. La Scuola Superiore per la formazione e la specializzazione dei dirigenti della pubblica amministrazione locale, di seguito denominata: “Scuola”, e’ soppressa. Il Ministero dell’interno succede a titolo universale alla predetta Scuola e le risorse strumentali e finanziarie e di personale ivi in servizio sono trasferite al Ministero medesimo.
3. I predetti dipendenti con contratto a tempo indeterminato sono inquadrati nei ruoli del Ministero dell’interno sulla base della tabella di corrispondenza approvata col decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, di cui all’articolo 7, comma 31-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. I dipendenti trasferiti mantengono il trattamento economico fondamentale ed accessorio, limitatamente alle voci fisse e continuative, corrisposto al momento dell’inquadramento.
4. Per garantire la continuita’ delle funzioni svolte dalla Scuola, fino all’adozione del regolamento di cui al comma 6, l’attivita’ continua ad essere esercitata dalla Scuola stessa presso la sede e gli uffici a tale fine utilizzati.
5. La disposizione di cui all’articolo 7, comma 31-sexies, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, continua ad applicarsi anche per gli oneri derivanti dal comma 2 del presente articolo.
6. Al fine di assicurare il perfezionamento del processo di riorganizzazione delle attivita’ di interesse pubblico gia’ facenti capo all’Agenzia Autonoma per la gestione dell’Albo dei segretari comunali e provinciali, previsto dall’articolo 7, commi 31-ter e seguenti, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nonche’ quelle connesse all’attuazione di cui ai commi 2 e 3 del presente articolo, con regolamento, da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro il termine di cui al comma 1 del presente articolo, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, si provvede, fermo restando il numero delle strutture dirigenziali di livello generale e non generale, risultante dall’applicazione delle misure di riduzione degli assetti organizzativi disposti dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, alla riorganizzazione delle strutture del Ministero dell’interno per garantire l’esercizio delle funzioni trasferite. Con il medesimo regolamento, ai fini dell’inquadramento del personale con contratto a tempo indeterminato, e’ istituita una apposita sezione nei ruoli dell’Amministrazione civile dell’interno corrispondente al numero degli inquadramenti da disporre ai sensi del decreto di cui all’articolo 7, comma 31-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e del comma 3 del presente articolo.
7. E’ istituito, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, presso il Ministero dell’interno, il Consiglio direttivo per l’Albo Nazionale dei segretari comunali e provinciali, presieduto dal Ministro dell’interno, o da un Sottosegretario di Stato appositamente delegato, e composto dal Capo Dipartimento per gli Affari Interni e territoriali, dal Capo del Dipartimento per le politiche del personale dell’Amministrazione Civile e per le risorse strumentali e finanziarie, da due prefetti dei capoluoghi di regione designati a rotazione ogni tre anni, dai Presidenti di ANCI e UPI o dai loro delegati, da un rappresentante dell’ANCI e da un rappresentante dell’UPI. Il Ministro dell’interno, su proposta del Consiglio Direttivo, sentita la Conferenza Stato Citta’ e Autonomie locali:
a) definisce le modalita’ procedurali e organizzative per la gestione dell’albo dei segretari, nonche’ il fabbisogno di segretari comunali e provinciali;
b) definisce e approva gli indirizzi per la programmazione
dell’attivita’ didattica ed il piano generale annuale delle
iniziative di formazione e di assistenza, verificandone la relativa attuazione;
c) provvede alla ripartizione dei fondi necessari all’espletamento delle funzioni relative alla gestione dell’albo e alle attivita’ connesse, nonche’ a quelle relative alle attivita’ di reclutamento, formazione e aggiornamento dei segretari comunali e provinciali, del personale degli enti locali, nonche’ degli amministratori locali;
d) definisce le modalita’ di gestione e di destinazione dei beni strumentali e patrimoniali di cui all’articolo 7, comma 31-ter, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
8. Per la partecipazione alle sedute del Consiglio direttivo non e’ previsto alcun tipo di compenso ne’ rimborso spese a carico del bilancio dello Stato.
9. L’attuazione delle disposizioni del presente articolo non determina nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Titolo III – SISMA DEL MAGGIO 2012

Art. 11
Ulteriori disposizioni per il favorire il superamento delle conseguenze del sisma del maggio 2012

1. Al fine della migliore individuazione dell’ambito di applicazione del vigente articolo 3-bis del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, e per favorire conseguentemente la massima celerita’ applicativa delle relative disposizioni:
a) nel decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2012, n. 122:
1) all’articolo 1, dopo il comma 5 e’ aggiunto il seguente:
“5-bis. I Presidenti delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, in qualita’ di Commissari Delegati, possono delegare le funzioni attribuite con il presente decreto ai Sindaci dei Comuni ed ai Presidenti delle Province nel cui rispettivo territorio sono da effettuarsi gli interventi oggetto della presente normativa. Nell’atto di delega devono essere richiamate le specifiche normative statali e regionali cui, ai sensi delle vigenti norme, e’ possibile derogare e gli eventuali limiti al potere di deroga.”;
2) all’articolo 3, dopo il comma 1, e’ inserito il seguente:
“1-bis. I contratti stipulati dai privati beneficiari di contributi per l’esecuzione di lavori e per l’acquisizione di beni e servizi connessi agli interventi di cui al comma 1, lettera a), non sono ricompresi tra quelli previsti dall’articolo 32, comma 1, lettere d) ed e), del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163; resta ferma l’esigenza che siano assicurati criteri di economicita’ e trasparenza nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Restano fermi i controlli antimafia previsti dall’articolo 5-bis da effettuarsi secondo le linee guida del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere”;
3) all’articolo 4, comma 1, lettera a), e’ aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Qualora la programmazione della rete scolastica preveda la costruzione di edifici in sedi nuove o diverse, le risorse per il ripristino degli edifici scolastici danneggiati sono comunque prioritariamente destinate a tale scopo.”;
4) all’articolo 5-bis sono apportate le seguenti modificazioni:
4.1) il comma 1 e’ sostituito dal seguente: “1. Per l’efficacia dei controlli antimafia concernenti gli interventi previsti nel presente decreto, presso le prefetture-uffici territoriali del Governo delle province interessate alla ricostruzioni sono istituiti elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazione mafiosa operanti nei settori di cui al comma 2, cui si rivolgono gli esecutori dei lavori di ricostruzione. Per l’affidamento e l’esecuzione, anche nell’ambito di subcontratti, di attivita’ indicate nel comma 2 e’ necessario comprovare quantomeno l’avvenuta presentazione della domanda di iscrizione negli elenchi sopracitati presso almeno una delle prefetture -uffici territoriali del Governo delle province interessate.”;
4.2) al comma 2, dopo la lettera h), e’ aggiunta la seguente:
“h-bis) gli ulteriori settori individuati, per ogni singola Regione, con ordinanza del Presidente in qualita’ di Commissario delegato, conseguentemente alle attivita’ di monitoraggio ed analisi delle attivita’ di ricostruzione”.
5) all’articolo 7, dopo il comma 1, e’ aggiunto il seguente:
“1-bis Ai comuni di cui all’articolo 1, comma 1, non si applicano le sanzioni per mancato rispetto del patto di stabilita’ interno 2011, ai sensi dell’articolo 7, comma 2 e seguenti, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 149”;
b) le disposizioni di attuazione del credito d’imposta e dei finanziamenti bancari agevolati per la ricostruzione di cui all’articolo 3-bis, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, sono quelle di cui al Protocollo d’intesa tra il Ministro dell’economia e delle finanze e i Presidenti delle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, sottoscritto in data 4 ottobre 2012. I Presidenti delle predette regioni assicurano in sede di attuazione del Protocollo il rispetto del limite di spesa autorizzato allo scopo a legislazione vigente.
2. Al comma 6 dell’articolo 16 del decreto-legge 6 luglio 2012, n.
95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, dopo il primo periodo e’ inserito il seguente: “Per gli anni 2012 e 2013 ai Comuni, di cui all’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2012, n. 122, non si applicano le disposizioni recate dal presente comma, fermo restando il complessivo importo delle riduzioni ivi previste di 500 milioni di euro per l’anno 2012 e di 2.000 milioni di euro per l’anno 2013.”.
3. All’articolo 15 del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2012, n. 122, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1 dopo le parole: “una indennita’,” sono inserite le seguenti: “definita anche secondo le forme e le modalita’ previste per la concessione degli ammortizzatori in deroga ai sensi dell’articolo 19 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 285, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2,”;
b) al comma 2 le parole da:”di cui all’articolo 19” fino a: “n. 2” sono sostituite dalle seguenti: “da definire con il decreto di cui al comma 3,”.
4. Per ragioni attinenti agli eventi sismici che hanno interessato le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto nel maggio 2012, alle richieste di anticipazione della posizione individuale maturata di cui all’articolo 11, comma 7, lettere b) e c), del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, avanzate da parte degli aderenti alle forme pensionistiche complementari residenti nelle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, si applica in via transitoria quanto previsto dall’articolo 11, comma 7, lettera a), del citato decreto legislativo n. 252 del 2005, a prescindere dal requisito degli otto anni di iscrizione ad una forma pensionistica complementare, secondo le modalita’ stabilite dagli statuti e dai regolamenti di ciascuna specifica forma pensionistica complementare. Il periodo transitorio ha durata triennale a decorrere dal 22 maggio 2012.
5. In considerazione della mancata sospensione degli obblighi dei sostituti di imposta, conseguente al decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 1° giugno 2012, pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana 6 giugno 2012, n. 130, i sostituti di cui al predetto decreto che, a partire dal 20 maggio 2012, non hanno adempiuto agli obblighi di riversamento delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente e assimilati, nonche’ sui redditi di lavoro autonomo, e relative addizionali gia’ operate ovvero che non hanno adempiuto alla effettuazione e al riversamento delle stesse successivamente a tale data, regolarizzano gli adempimenti e i versamenti omessi entro il 16 dicembre 2012, senza applicazione di sanzioni e interessi. Effettuato il versamento, i sostituti operano le ritenute IRPEF sui redditi di lavoro dipendente e assimilati e relative addizionali nei limiti di cui all’articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1950, n. 180. 6. I pagamenti dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria, sospesi ai sensi dei decreti del Ministro dell’economia e delle finanze 1° giugno 2012 e 24 agosto 2012, pubblicati nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana, rispettivamente, del 6 giugno 2012, n. 130, e del 30 agosto 2012, n. 202, nonche’ dell’articolo 8, comma 1, del decreto-legge 6 giugno 2012, n. 74, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2012, n. 122, sono effettuati entro il 16 dicembre 2012, senza applicazione di sanzioni e interessi.
7. Fermo restando l’obbligo di versamento nei termini previsti, per il pagamento dei tributi, contributi e premi di cui al comma 6, nonche’ per gli altri importi dovuti dal 1° dicembre 2012 al 30 giugno 2013, i titolari di reddito di impresa che, limitatamente ai danni subiti in relazione alla attivita’ di impresa, hanno i requisiti per accedere ai contributi di cui all’articolo 3 del decreto-legge 6 giugno 2012 n. 74, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° agosto 2012, n. 122, ovvero all’articolo 3-bis del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, in aggiunta ai predetti contributi, possono chiedere ai soggetti autorizzati all’esercizio del credito operanti nei territori di cui all’articolo 1, comma 1, del citato decreto-legge n. 74 del 2012, un finanziamento, assistito dalla garanzia dello Stato, della durata massima di due anni. A tale fine, i predetti soggetti finanziatori possono contrarre finanziamenti, secondo contratti tipo definiti con apposita convenzione tra la Cassa depositi e prestiti e l’Associazione bancaria italiana, assistiti dalla garanzia dello Stato, fino ad un massimo di 6.000 milioni di euro, ai sensi dell’articolo 5, comma 7, lettera a), secondo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro 7 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono concesse le garanzie dello Stato di cui al presente comma e sono definiti i criteri e le modalita’ di operativita’ delle stesse. Le garanzie dello Stato di cui al presente comma sono elencate nell’allegato allo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze di cui all’articolo 31 della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
8. I soggetti finanziatori di cui al comma 7 comunicano all’Agenzia delle entrate i dati identificativi dei soggetti che omettono i pagamenti previsti nel piano di ammortamento, nonche’ i relativi importi, per la loro successiva iscrizione, con gli interessi di mora, a ruolo di riscossione.
9. Per accedere al finanziamento di cui al comma 7, i contribuenti ivi indicati presentano ai soggetti finanziatori di cui al medesimo comma:
a) una autodichiarazione, ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, e successive modificazioni, che attesta:
1) il possesso dei requisiti per accedere ai contributi di cui all’articolo 3 del predetto decreto-legge n. 74 del 2012, ovvero dell’articolo 3-bis del predetto decreto-legge n. 95 del 2012; nonche’
2) la circostanza che i danni subiti in occasione degli eventi sismici, come comprovati dalle perizie occorrenti per accedere ai contributi di cui al numero 1), sono stati di entita’ effettivamente tale da condizionare ancora una ripresa piena della attivita’ di impresa;
b) copia del modello di cui al comma 11, presentato telematicamente all’Agenzia delle entrate, nel quale sono indicati i versamenti di cui al comma 6 sospesi fino al 30 novembre 2012, l’importo da pagare dal 1° dicembre 2012 al 30 giugno 2013, nonche’ della ricevuta che ne attesta la corretta trasmissione;
c) alle rispettive scadenze, per gli altri importi di cui al comma 7, copia dei modelli di pagamento relativi ai versamenti riferiti al periodo dal 1° dicembre 2012 al 30 giugno 2013.
10. Gli interessi relativi ai finanziamenti erogati, nonche’ le spese strettamente necessarie alla loro gestione, sono corrisposti ai soggetti finanziatori di cui al comma 7 mediante un credito di imposta di importo pari, per ciascuna scadenza di rimborso, all’importo relativo agli interessi e alle spese dovuti. Il credito di imposta e’ utilizzabile ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, senza applicazione del limite di cui all’articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, ovvero puo’ essere ceduto secondo quanto previsto dall’articolo 43-ter del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602. La quota capitale e’ restituita dai soggetti di cui al comma 7 a partire dal 1° luglio 2013 secondo il piano di ammortamento definito nel contratto di finanziamento.
11. Con provvedimento del Direttore della Agenzia delle entrate da adottare entro il 31 ottobre 2012, e’ approvato il modello indicato al comma 9, lettera b), idoneo altresi’ ad esporre distintamente i diversi importi dei versamenti da effettuare, nonche’ sono stabiliti i tempi e le modalita’ della relativa presentazione. Con analogo provvedimento possono essere disciplinati modalita’ e tempi di trasmissione all’Agenzia delle entrate, da parte dei soggetti finanziatori, dei dati relativi ai finanziamenti erogati e al loro utilizzo, nonche’ quelli di attuazione del comma 8.
12. Ai fini del monitoraggio dei limiti di spesa, l’Agenzia delle entrate comunica al Ministero dell’economia e delle finanze i dati risultanti dal modello di cui al comma 9, lettera b), i dati delle compensazioni effettuate dai soggetti finanziatori per la fruizione del credito d’imposta e i dati trasmessi dai soggetti finanziatori.
13. Agli oneri derivanti dal comma 10, stimati in 145 milioni di euro per l’anno 2013 e in 70 milioni di euro per l’anno 2014, si provvede a valere sulle risorse di cui all’articolo 7, comma 21, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, derivanti dalle riduzioni di spesa previste dallo stesso decreto. Agli eventuali scostamenti rispetto ai predetti importi, dovuti a variazioni dei tassi di interesse monitorati dal Ministero dell’economia e delle finanze-Dipartimento del tesoro, si provvede a valere sulle medesime risorse di cui al periodo precedente.

Art. 12
Entrata in vigore

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sara’ presentato alle Camere per la conversione in legge.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara’ inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addi’ 10 ottobre 2012

NAPOLITANO

Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri
Cancellieri, Ministro dell’interno
Grilli, Ministro dell’economia e delle finanze

Visto, il Guardasigilli: Severino

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