Province e prefetti, stesso destino

Via libera della Camera alla nuova formulazione dell’emendamento al d.d.l. sulla Carta delle autonomie sulla cancellazione delle prefetture. Gli uffici del Governo saranno riordinati seguendo lo stesso processo di riassetto delle province: in sostanza, in caso siano soppresse alcune province, la stessa sorte toccherà alle loro prefetture. La riscrittura, definita in comitato dei nove e basata su un emendamento a firma del Pd, è stata proposta all’Aula dal presidente della Commissione affari costituzionali e relatore, Donato Bruno (Pdl). “Sono grato al Governo e al Parlamento – ha detto il prefetto Mario Morcone, presidente dell’Associazione nazionale funzionari dell’amministrazione civile dell’interno (Anfaci) – che, sgombrando il campo dalle preoccupazioni di tanti colleghi, hanno approvato, nell’atto della Camera sulla Carta delle autonomie locali, la norma che conferma il ruolo centrale delle prefetture come rappresentanza dello Stato nell’ambito provinciale”. Marcone sottolinea che è questa “la posizione più volte rappresentata dall’Anfaci come la più adeguata nell’attuale architettura istituzionale”. Si tratta dunque, conclude Morcone, di un “riconoscimento ed un segnale di chiarezza, soprattutto per i colleghi più giovani che hanno scelto con passione di intraprendere una carriera di servitore dello Stato così prestigiosa”.
Un vasto fronte che comprende anche Pd e Idv (ma non l’Udc) ha approvato dunque il nuovo testo dell’articolo 13 che a sorpresa prevede che quando ci sarà la razionalizzazione delle pprovince, i prefetti e gli uffici del Governo saranno aboliti. Di fatto se saranno abolite totalmente o parzialmente singole province, spariranno di conseguenza i prefetti e gli uffici del governo. La questione era stata nei giorni scorsi oggetto di rilievi da parte dei prefetti di Roma e Milano. Il Governo, con il Ministro Calderoli, ha dato parere favorevole. Il Pd ha accettato la riformulazione che era ricalcata da una sua proposta. Il nuovo testo afferma in particolare il mantenimento delle circoscrizioni provinciali quale ambito territoriale di competenza delle prefetture-uffici territoriali del Governo e la soppressione, a decorrere dalla razionalizzazione delle province, delle prefetture-uffici territoriali del Governo non rispondenti ai nuovi ambiti territoriali provinciali, conseguenti alla razionalizzazione. Di fatto, come ha spiegato Oriano Giovanelli, ex presidente di Legautonomie, è stato il Pd a proporre la nuova formulazione, poi fatta propria dal Governo. Luisa Bossa (Pd) ha fatto notare che la proposta adottata prevede che i prefetti possano essere nominati commissari ad acta nei confronti di quelle amministrazioni che non abbiano provveduto all’accorpamento delle proprie strutture. Donato Bruno ha spiegato la logica “lungimirante” della scelta fatta con un occhio alla possibile abolizione, in toto o in parte, delle province:”Il ragionamento che è stato seguito dal relatore, e poi dal Governo, è il seguente: fermo restando che le prefetture rimangono quelle che oggi sono, e che sono numericamente identiche alle province, laddove il Parlamento dovesse intervenire per una soppressione totale o parziale delle province stesse, si farà cura di razionalizzare anche le prefetture. Questo è il senso della riformulazione della proposta emendativa: in questo senso il collega Giovanelli, primo firmatario, ha accettato, ed in questo senso il relatore ed il Governo hanno espresso parere favorevole”. Gianclaudio Bressa, capogruppo Pd in Commissione affari costituzionali ha spiegato la scelta del suo gruppo: “Le nostre proposte sono limpide”.Basta leggere atti parlamentari”, ha detto riferendosi alle critiche sollevate dal prefetto di Roma e Milano. “Non è comprensibile il motivo per cui alcuni prefetti rifiutano di interpretare gli atti parlamentari. Dalla loro lettura emerge con limpidezza che il Pd ha presentato emendamenti per ripristinare gli uffici territoriali dello Stato: dunque, il Partito democratico fa proposte che vanno nel senso opposto a quello che i prefetti di Roma e Milano continuano ostinatamente a sostenere. Chissà se ne capiremo mai la ragione”.
Intanto è previsto per oggi l’arrivo sul tavolo del Consiglio dei Ministri dei numeri del federalismo fiscale. Una riforma che, è tornato a ribadire il Ministro della semplificazione Roberto Calderoli, non comporterà costi aggiuntivi ma risparmi “per miliardi”. Dai 6 ai 10, secondo le stime dei tecnici del Tesoro, di cui 4 dalle regioni sul fronte della Sanità con il passaggio ai costi standard. Proprio per dimostrare questo impatto positivo dell’operazione il Ministro del tesoro, Giulio Tremonti, nella sua relazione di al C.d.M. metterà sul piatto una “mappatura delle inefficienze” delle autonomie. Sprechi, con il taglio dei quali si dovrebbero produrre, appunto, i risparmi attesi dalla riforma federale. I tagli potrebbero andare a pesare in maniera consistente sui bilanci dei governatori del Sud che però il Ministro dei beni culturali, Sandro Bondi, invita ad “accettare la sfida del cambiamento, della modernizzazione e dell’efficienza amministrativa”.

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