ROMA – Come annunciato la settimana scorsa dal ministro per la Semplificazione, il leghista Calderoli, scatta il primo decreto sul federalismo fiscale. Il Consiglio dei ministri farà oggi un primo esame del decreto sui fabbisogni standard di Comuni e Province: in sostanza si affiderà alla Sose (la società Mef-Bankitalia di analisi che si occupa degli studi di settore e dunque ha un monitoraggio accurato della struttura economica del territorio) il compito di stabilire quanto costano i servizi che eroga ciascun Comune e stabilire di conseguenza l’entità della copertura, tra autonomia impositiva e fondo perequativo. Se il calendario-Calderoli avrà successo, ci dovrebbero essere tre decreti prima dell’estate: dopo quello sui fabbisogni standard per Comuni e Province, entro luglio si passerà ai costi standard per la sanità delle Regioni, quindi al decreto per l’Imu, l’imposta municipale unica (29 miliardi). A settembre arriverà il decreto che trasferirà alle Province quella che la legge sul federalismo definisce la «tassa su gomma», ovvero compartecipazioni sulle imposte sul trasporto. Con il federalismo, ha detto ieri il ministro dell’Economia Tremonti, che ha parlato alla Commissione per l’at-tuazione del federalismo fiscale, saremo «prudenti» e non faremo «rubinetteria finanziaria». Ha poi lanciato un vago segnale di pace alle Regioni: «Con il federalismo troveremo la quadra». Tremonti ha assicurato che non tornerà l’Ici sulla prima casa: «Non è giusto tassarla: è un bene costituzionale», ha detto. Arriverà invece la tassa municipale unica che raggrupperà dalle 17 alle 24 imposte: sarà una «grande semplificazione», ma si tratterà di una autonoma scelta fatta Comune per Comune. Il federalismo municipale – ha proseguito Tremonti – prevederà anche la «devoluzione dei gettiti fiscali ai Comuni sul comparto immobiliare». In pratica, ha spiegato il ministro, «la tassa di registro non la paghi allo Stato, ma al sindaco». Non crede alla versione tremontiana del federalismo il Pd: «Tremonti ha gettato la maschera», ha detto Antonio Misiani, «il ministro può cianciare fin che vuole di “prima casa come bene costituzionale”, ma in Bicamerale ha dovuto ammettere la realtà. Dall’unifica-zione delle imposte che gravano sugli immobili nascerà un tributo, la “municipale” che graverà su tutti i contribuenti, compresi quelli oggi esentati dall’Ici». Nel groviglio di tasse comunali, provinciali e regionali si conquista uno spazio l’Irap di cui Berlusconi di tanto in tanto evoca l’abolizione. «Anche se il governo ci sta ragionando, toglierla è complicato – ha detto Tremonti – perché e un tributo grande come grande fu l’errore di introdurlo».
Primo passo verso l´imposta municipale sostituirà 24 tributi, incognita prima casa
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