Presentata la Relazione annuale 2015 dell’’ANAC su anticorruzione e trasparenza

La lettura della Relazione e dell’intervento di sintesi del Presidente Cantone sono interessanti perché offrono l’occasione per riflettere sul ruolo dell’Authority e sulle strategie che possono essere messe in atto per contrastare il fenomeno della corruzione

15 Luglio 2016
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di Paola Morigi

Proprio ieri, 14 luglio, è stata presentata al Senato della Repubblica la Relazione annuale sul 2015 dell’ANAC, l’Autorità nazionale anticorruzione(1). Si tratta di un corposo documento, composto da oltre 300 pagine che, partendo dal contesto normativo e istituzionale di riferimento, mette in evidenza le collaborazioni con altri organismi istituzionali che l’ANAC ha attivato nel corso dell’esercizio passato e i risultati conseguiti in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza. La lettura della Relazione e dell’intervento di sintesi del Presidente Cantone sono interessanti perché ci offrono l’occasione per riflettere sul ruolo dell’Authority e sulle strategie che possono essere messe in atto per contrastare il fenomeno della corruzione e del malgoverno, così diffusi nel nostro Paese(2). Purtroppo non passa giorno in cui non vengano alla luce episodi di maladministration, che vanno sicuramente contrastati e repressi, ma soprattutto impediti nel sorgere. Non si tratta solo di combatterli, per reprimere i reati, ma di prevenirli: non giova certamente alla nostra reputazione e a possibili investimenti futuri nel nostro Paese.
Ma vediamo più nel dettaglio, anche attraverso l’intervento del Presidente Cantone, di che cosa si è occupata l’Autorità nazionale anticorruzione nel corso del 2015.
Premesso che si tratta di un “organismo giovane”, riconfigurato con la l. 190/2012 e rafforzato dal d.l. 90/2014, l’ANAC com’è noto nasce sulle ceneri della Civit  ̶  prevista dal d.lgs. 150/2009  ̶ e agisce principalmente sul versante della prevenzione della corruzione e sulla diffusione della trasparenza. L’applicazione delle normative, che interessano il settore pubblico italiano e il sistema delle partecipate, ha determinato un incremento nelle segnalazioni di anomalìe su appalti di lavori, servizi e forniture, passati da circa 1.200 nel 2014 a quasi 3.000 nel 2015, richiedendo pertanto un notevole impegno professionale ed organizzativo. Non sono mancate azioni sul versante della prevenzione, attivando l’istituto del precontenzioso o stilando “linee guida” che si sono rivelate utili per favorire interpretazioni e predisposizioni di atti. Nell’agire quotidiano si sono rivelati estremamente utili i rapporti con altri organismi  ̶ Guardia di finanza, Ministero dell’interno, Università (per promuovere azioni formative tese a diffondere la cultura della legalità)  ̶ ma anche collaborazioni con organismi sovranazionali(3).
Non meno incisivo è stato l’intervento sul settore della trasparenza, che si concretizza nella pubblicazione di una serie di dati sui siti web delle istituzioni nella sezione Amministrazione trasparente al fine di inserire quanto richiesto dalle normative vigenti in materia.
Il Presidente Cantone ha dato conto di una serie di interventi effettuati su grandi appalti (da quelli dell’Expo a quelli interessanti l’alta velocità nel settore ferroviario o metropolitano) o su enti locali importanti commissariati. Non mancano tuttavia le problematiche e le stesse si evincono anche dalla lettura dei documenti presentati ieri. Di che cosa si tratta esattamente?
Già lo scorso anno, quando a luglio del 2015 venne presentata la Relazione del 2014, si evidenziava che la corruzione non può essere affrontata in modo unilaterale, ma richiede interventi “plurimi e contestuali” che portino a forme di repressione che funzionino e che si rivelino incisive. Partendo da queste riflessioni e cercando di declinarle per rendere più efficaci le azioni preventive ci permettiamo di formulare alcune semplici considerazioni:

  • il contesto normativo nel quale operano le diverse p.a. dovrebbe essere più chiaro e semplificato. Spesso iPiani anticorruzione che sono stati adottati negli enti sono apparsi più come una sorta di adempimento che veri e propri strumenti preventivi. Solo di recente si sono previste azioni di semplificazione per gli enti più piccoli, ma nei primi anni di applicazione della normativa abbiamo assistito a Piani anticorruzione effettuati con dei “copia-incolla” che non erano per nulla calibrati con le dimensioni dell’ente;
  • gli interventi normativi del legislatore che nel corso di un limitato lasso temporale interviene più volte disciplinando in maniera contraddittoria le stesse materie non agevolano l’applicazione corretta delle leggi. Si ha l’impressione che nel nostro Paese non esista la certezza del diritto;
  • il nuovo codice dei contratti approvato con il d.lgs. n. 50/2016, che indubbiamente contiene novità importanti che dovranno trovare applicazione negli enti pubblici, non ha previsto alcuna vacatio legis e la sua applicazione immediata a far data dal giorno successivo alla pubblicazione in “Gazzetta ufficiale” ha generato non poca confusione;
  • si concorda pienamente con il Presidente Cantone quando afferma che per contrastare la corruzione bisogna intervenire con azioni di tipo preventivo. Aggiungiamo che dovrebbe trovare anche diffusione maggiore nel settore pubblico una cultura di tipo manageriale, più imperniata su indicatori e conseguimento di risultati anziché sul solo rispetto meticoloso delle procedure, che consenta agli enti stessi di individuare possibili situazioni che richiedano interventi immediati al fine di prevenire fenomeni di corruzione e/o di cattiva amministrazione(4);
  • se questa cultura trovasse maggiore diffusione anche il legislatore probabilmente non introdurrebbe più i cosiddetti “tagli lineari” che penalizzano gli enti virtuosi e consentirebbe a dirigenti e funzionari di poter organizzare con più efficacia i servizi pubblici, applicando norme chiare e gestendo con criteri di managerialità le risorse messe a disposizione.

Ben venga quindi l’attività che viene espletata dall’ANAC, ma se si vuole effettivamente riuscire a contrastare la corruzione e il suo diffondersi è necessario intervenire a tutti i livelli con adeguati strumenti preventivi e con un orientamento più manageriale nella gestione delle risorse, sia negli enti locali che nella pubblica amministrazione centrale.

>> Disponibile qui in pdf l’intervento del Presidente Raffaele Cantone

>> Qui è invece possibile scaricare la versione integrale della Relazione annuale 2015 ANAC

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NOTE

(1) Nel 2015 invece la Relazione era stata illustrata alla Camera dei deputati.
(2) Per avere dei dati sulla diffusione della corruzione a livello internazionale si fa rinvio ai rapporti presentati in materia dalla Commissione europea e al sito www.trasparency.org curato dall’organizzazione non governativaTransparency International.
(3) L’ANAC fa parte stabilmente della delegazione italiana del Groupe d’Etats contre la Corruption (GRECO) e collabora con l’Ocse su azioni tese a prevenire la corruzione anche a livello internazionale.
(4) L’adozione del d.P.R. 9.5.2016, n. 105, che riporta in capo al Dipartimento della funzione pubblica una serie di competenze in ordine ai Piani della performance, ci auguriamo possa favorire la diffusione di questo orientamento più imperniato sul risultato che sugli adempimenti formali.

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