PNRR, Piao e innovazione digitale per le PA: sviluppi e prospettive

di LUISA DI GIACOMO*

Nonostante le elezioni ormai incombenti, il piano PNRR che punta al cambiamento del Paese in ottica futuristica dovrebbe proseguire indisturbato la sua corsa verso il cambiamento radicale del volto del nostro Paese. Un cambiamento tutto in ottica digitale, poiché i pilastri su cui si basano la ripresa e la resilienza dell’omonimo piano sono tutti qui: innovazione digitale, digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, informatizzazione, sicurezza informatica. Delle sei missioni principali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il pacchetto di investimenti da quasi 192 miliardi di euro che l’Italia utilizzerà per rilanciare la propria economia dopo l’emergenza Covid e la crisi economica che ne è conseguita, la prima, quella che riguarda la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività, occupa ben il 27% delle risorse.

Digitalizzazione della PA: che sia la volta buona?

Complice anche il nuovo Piao, lo strumento unico di programmazione i cui contenuti devono essere organici tra loro, che sopprime, nelle Amministrazioni con più di 50 dipendenti, una serie disorganica e disordinata di atti programmatori tipici dei Comuni: a titolo esemplificativo il Piano dei fabbisogni del personale, il Piano triennale per la prevenzione della corruzione e la trasparenza, il Piano organizzativo lavoro agile, il Piano della performance, il Piano esecutivo di gestione, sembra che la prospettiva degli Enti Locali sia quella di passare da una serie di adempimenti burocratici scollegati tra loro, ad una visione di direzione e coordinamento unitaria, che porti valore aggiunto ed efficienza all’amministrazione comunale.

E tra gli strumenti di programmazione da inserire nel Piao si include anche il Piano triennale per l’informatica ed è nella visione organica ed unica dello strumento di programmazione che il Piao può integrarsi con e favorire il processo di transizione digitale, con l’ausilio dei fondi del PNRR.
Sono previsti interventi volti a migliorare le infrastrutture digitali e la connettività, nonché la trasformazione e l’innovazione della PA in chiave digitale (e pare che qui il lavoro da fare sia davvero titanico, a giudicare dallo stato dell’arte).
A questo proposito è stato creato un portale, quello di PA Digitale 2026, iniziativa promossa dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per le Pubbliche amministrazioni che potranno richiedere i fondi del PNRR dedicati alla digitalizzazione, rendicontare l’avanzamento dei progetti e ricevere assistenza.

Le misure previste, per un totale di oltre 6 miliardi di euro, sono 14

  1. Infrastrutture digitali: ne beneficeranno ASL e pubbliche amministrazioni centrali, per un totale di 900 milioni di euro. Lo scopo di questa misura è garantire che i dati, i sistemi e le applicazioni della PA siano ospitati in data center altamente affidabili e con elevati standard di qualità. La misura prevede inoltre la creazione di un’infrastruttura cloud sul territorio nazionale all’avanguardia denominata “Polo Strategico Nazionale”.
  2. Cloud: saranno coinvolte scuole, Asl e Comuni, per 1000 milioni di euro, con l’obiettivo di implementare un programma di supporto e incentivo per migrare sistemi, dati e applicazioni delle pubbliche amministrazioni locali verso servizi cloud
  3. Piattaforma digitale nazionale dati: rivolta a PA Centrali, Città metropolitane, ASL, Regioni, Province autonome e Università, persegue il fine di garantire l’interoperabilità dei dati pubblici, per erogare servizi in modo sicuro, veloce ed efficace e ai cittadini di non fornire nuovamente informazioni che la PA già possiede, con evidente snellimento della macchina burocratica pubblica. Per questa misura sono a disposizione 556 milioni di euro;
  4. Sportello Digitale Unico: per un valore di 90 milioni di euro, dovrebbe servire a uniformare l’accesso ai servizi digitali in tutti i Paesi dell’Unione Europea;
  5. Esperienza dei servizi pubblici: 613 milioni di euro per migliorare l’esperienza dei servizi pubblici digitali definendo e promuovendo l’adozione di modelli collaudati e riutilizzabili per la creazione di siti internet e l’erogazione di servizi pubblici digitali;
  6. Accessibilità: per migliorare l’accessibilità dei servizi pubblici digitali attraverso la diffusione di strumenti e strategie condivise, il PNRR stanzia 80 milioni;
  7. Pago PA e app IO: con l’obiettivo di accelerare l’adozione di pagoPA, per i pagamenti digitali verso le Pubbliche Amministrazioni, e dell’app IO quale principale punto di contatto tra Enti e cittadini per la fruizione dei servizi pubblici digitali, sono destinati ben 750 milioni, a Comuni, ASL, scuole, università e province;
  8. Adozione identità digitale: per favorire l’utilizzo di SPID e della CIE (Carta di identità elettronica), per un totale di 285 milioni;
  9. Digitalizzazione degli avvisi pubblici: con 245 milioni, il progetto prevede lo sviluppo e la implementazione del sistema di notifiche digitali, che eliminerà (finalmente!) il recupero in Posta delle raccomandate e degli atti amministrativi aventi valore legale da recapitarsi a cittadini e imprese;
  10. Mobility as a service: mobilità integrata e digitale per il trasporto locale delle città metropolitane, per un valore di 40 milioni;
  11. Cybersecurity: per le amministrazioni centrali, 623 milioni destinati a rafforzare le difese informatiche della PA a fronte di attacchi cyber, esigenza che negli ultimi anni e negli ultimi mesi si è dimostrata essere sempre più urgente e pressante, anche in conseguenze della guerra in Ucraina;
  12. Digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali: quasi 612 milioni sono destinati a digitalizzare le grandi amministrazioni centrali, per semplificare l’erogazione di servizi al cittadino ed aumentare l’efficienza dell’apparato pubblico;
  13. Servizio civile digitale: si tratta di un’iniziativa finalizzata alla formazione di quasi 10.000 volontari impegnati nel compito dell’educazione digitale della popolazione, per la quale il piano prevede lo stanziamento di 60 milioni di euro. Perché non è mai troppo tardi per imparare a essere “smart”;
  14. Centri di facilitazione digitale: con 135 milioni di euro, infine, c’è il piano di creare punti di accesso fisici, solitamente situati in biblioteche, scuole e centri sociali, che forniscono ai cittadini formazione sia di persona che online sulle competenze digitali al fine di supportare l’inclusione digitale.

>> L’ARCHIVIO COMPLETO DELLA RUBRICA I MARTEDI’ DELLA CYBERSECURITY.

Riconoscere e difendersi dagli attacchi phishingL’AUTORE

* Luisa Di Giacomo è avvocato da oltre quindici anni, dal 2012 è consulente privacy presso diverse aziende nel nord Italia e dal 2018 ricopre l’incarico di DPO presso diverse Pubbliche Amministrazioni (Comuni, Enti di ricerca, Enti socio assistenziali) e società private. Dal 2022 fa parte del pool di consulenti esperti in Data Protection Law istituito presso l’European Data Protection Board.
Formata nell’ambito del diritto civile e commerciale, negli ultimi dieci anni si è dedicata in via esclusiva al diritto di internet, delle nuove tecnologie, della protezione dei dati personali e della cybersecurity.
Ha svolto periodi di studio e di lavoro all’estero, è docente e formatore per Maggioli spa, responsabile della sezione cybersecurity del portale diritto.it, redattrice per la Gazzetta degli Enti Locali.
Parla inglese e francese a livello madrelingua, ed ha una discreta conoscenza dello spagnolo e del portoghese.
Ama scrivere narrativa e dedicarsi all’attività di formazione in aula e online.
Le piace definirsi Cyberavvocato.

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