Per il Sud quel vizio di rimandare a Bruxelles

Fonte: Il Sole 24 Ore

Tutte le strade portano a Bruxelles. Quando si parla di misure per il Mezzogiorno un vincolo è praticamente obbligatorio: il via libera della Commissione. Sia il credito di imposta per gli investimenti sia quello per l’occupazione previsti dal decreto sviluppo potranno essere finanziati dai fondi strutturali solo previo consenso Ue. Il governo promette e vara ma alla prova dei fatti bisogna comunque attendere il verdetto europeo. Fu così per le zone franche urbane e l’Irap zero sulle start-up (di cui si è persa traccia) ed è stato il punto su cui in passato si sono arenate le ipotesi per una vera fiscalità di vantaggio. Per restare alla stretta attualità, solo un dettagliato negoziato con la Ue potrà dare concretezza ai nuovi bonus. Più di qualche incertezza sembra accompagnare anche il destino del Fas, il fondo per le aree sottoutilizzate che in passato è stato utilizzato per le esigenze più diverse, comprese quelle delle aree più sviluppate. Non di fondi Ue si tratta, in questo caso, ma di risorse nazionali eppure le analogie non mancano: destinato a risollevare il Sud, inizialmente assegnato con un emendamento proprio al bonus occupazione, il Fas è di nuovo fermo al palo.

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