Per il riordino delle province l’esecutivo aspetta 10 giorni

Fonte: Italia Oggi

L’atto legislativo di iniziativa governativa che dovrà ridisegnare la geografia delle province (e che in base alla lettera della legge dovrebbe essere adottato entro il 7 ottobre) attenderà, come ovvio, l’arrivo delle proposte da parte delle regioni, che hanno tempo fino al 24 ottobre per formularle, sulla base dell’istruttoria dei consigli delle autonomie.
In mancanza, l’Esecutivo procederà comunque entro dieci giorni, previo parere dell’Unificata. Questo il chiarimento fornito sul sito dal ministero della funzione pubblica nell’ambito di una serie di faq sulla riforma delle province. Non si chiarisce, invece, che forma avrà il predetto atto del governo (ma dovrebbe trattarsi di un ddl), mentre ciascuna regione potrà scegliere liberamente che forma dare alla propria proposta. Le province piccole (quelle che non rispettano i requisiti demo-territoriali minimi) potranno acquisire nuovi comuni (purché appartenenti alla loro stessa regione) da quelle grandi, ma queste ultime non potranno comunque scendere sotto 2.500 kmq di superficie e 350 mila abitanti. Non è chiaro, invece, se tali limiti valgano comunque (ossia anche nel nuovo assetto) per le province escluse dal riordino, che sono quelle destinate a diventare città metropolitane e quelle sedi del capoluogo di regione (oltre alla provincia di La Spezia). Salvo diverso accordo con gli altri ex capoluoghi, tale ruolo spetterà al comune più popoloso, dove si concentreranno gli organi di governo, ma sarà comunque possibile prevedere una loro diversa articolazione territoriale. In merito alle funzioni, si conferma che esse passeranno in gran parte ai comuni, dopo che saranno trasferite agli stessi le necessarie risorse. Ciò vale anche per le funzioni di competenza delle regioni, salvo che queste ultime decidano di trattenerle a sé, ma su tale meccanismo (oltre che sulla trasformazione delle province in enti di secondo livello) dovrà prima pronunciarsi la Corte costituzionale.

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