Niente politici nelle società locali

Fonte: Il Sole 24 Ore

MILANO – Una griglia di incompatibilità a tutto campo, che durante il mandato e per i tre anni successivi vieti a sindaci, presidenti di Provincia, assessori e consiglieri di diventare amministratori di società partecipate dall’ente in cui hanno ricoperto il ruolo politico; la riproposizione delle incompatibilità fra la posizione di responsabile di ufficio o dirigente dell’ente locale e gli incarichi di gestione dei servizi affidati da queste amministrazioni; il rilancio dell’obbligo di concorso pubblico per le assunzioni e il conferimento di incarichi nelle partecipate e l’assoggettamento al patto di stabilità delle società in house. Sono i pilastri di un disegno di legge presentato ieri alla Camera da Linda Lanzillotta, ex ministro per gli Affari regionali nel secondo Governo Prodi e autrice del primo tentativo di riforma dei servizi pubblici locali. Il nuovo Ddl Lanzillotta prova a sanare gli «effetti collaterali» della vittoria del «sì» al primo dei quattro referendum del 12 e 13 giugno, che abrogando la «liberalizzazione» dei servizi pubblici ha cancellato anche il regolamento attuativo (Dpr 168/2010) con cui si era provato a fermare le porte girevoli fra politica locale e consigli di amministrazione delle società partecipate. Il disegno di legge riprende i punti fondamentali di quella disciplina, ma prova ad ampliarla rispetto agli eccessi di cautela che avevano caratterizzato il regolamento. Il Dpr 168, interpretando in modo “generoso” la legge di riferimento, aveva infatti escluso dalle incompatibilità alcuni settori nel campo dei servizi pubblici locali, come l’energia o le farmacie. Il Ddl Lanzillotta, invece, si riferisce all’interno universo di attività delle ex municipalizzate, prevedendo una disciplina di settore (da affidare a organismi come la Consob) per le poche società quotate. La proposta Lanzillotta prova anche a rilanciare l’estensione dei vincoli del patto di stabilità alle società affidatarie in house di servizi pubblici locali, un’altra regola prevista dalla riforma ma mai attuata neppure nel regolamento. Il disegno di legge, poi, si preoccupa di ribadire che le partecipate devono seguire gli stessi meccanismi degli enti pubblici nel reclutamento e nell’affidamento di incarichi, che devono avvenire per concorso, secondo un obbligo già fissato dall’articolo 18 della manovra estiva 2008 (legge 133/2008).

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