Niente più sprechi sui fondi Ue

Fonte: Italia Oggi

Più responsabilità a carico delle regioni del Sud nella gestione delle risorse comunitarie e maggiori controlli nell’utilizzo dei fondi. Fino ad arrivare al commissariamento degli enti che non si dimostrano trasparenti nella realizzazione degli investimenti. Nei confronti delle amministrazioni inadempienti il governo potrà attivare il potere sostitutivo previsto dall’art.120 della Costituzione. In modo da evitare l’automatico disimpegno delle risorse erogate dall’Ue. L’altra faccia del federalismo, ossia la rimozione degli squilibri economici e sociali tra Nord e Sud, è stata messa nero su bianco nel sesto decreto attuativo della legge delega (n.42/2009) che ieri ha ricevuto parere positivo dalla commissione bicamerale presieduta da Enrico La Loggia. Il provvedimento istituisce il «Contratto istituzionale di sviluppo», una sorta di patto che il ministro delegato per le politiche di coesione (nel governo Berlusconi, il ministro per gli affari regionali Raffaele Fitto) firmerà con gli altri ministri competenti (in primis Economia) e con le regioni per l’utilizzo delle risorse del neonato Fondo per lo sviluppo e la coesione (la nuova denominazione del Fas). Per ciascuna categoria di intervento il contratto fisserà un rigido cronoprogramma e chiarirà le responsabilità dei contraenti, i criteri di valutazione e le sanzioni. Ma soprattutto stabilirà le condizioni di definanziamento anche parziale degli interventi, prevedendo anche la possibilità che le risorse non impegnate vengano attribuite ad altro livello di governo. Anche questa volta il sì in Bicamerale è arrivato grazie a un voto di astensione. E mentre sul fisco regionale decisiva era stata l’astensione del Pd, questa volta a salvare il provvedimento, approvato con 14 voti a favore (Pdl e Lega), 11 contrari (Pd e Idv) e 4 astenuti, è stato il Terzo Polo. A orientare Linda Lanzillotta, Mario Baldassari, Gian Luca Galletti e Gianpiero D’Alia verso l’astensione, l’accoglimento da parte del governo di gran parte delle proposte emendative del Terzo Polo. Modifiche che, come ha sottolineato a ItaliaOggi il senatore Baldassari, «non mutano il nostro giudizio negativo sull’impianto generale del federalismo». «E’ paradossale», ha spiegato l’esponente di Fli, «che una volta create con i decreti sul federalismo municipale e regionale le condizioni per la sperequazione territoriale, sia stato presentato in Bicamerale un testo sulla perequazione. Ma tant’è, pur nella limitatezza dell’impianto generale, il provvedimento varato dalla commissione risulta notevolmente migliorato grazie ai nostri emendamenti». E il primo a esserne consapevole è il ministro per gli affari regionali, Raffale Fitto, a cui si deve la riuscita del lavoro di mediazione con i quattro rappresentanti di Api, Udc e Fli. «Sono molto soddisfatto del risultato raggiunto», ha detto il ministro. «Il lavoro in commissione bicamerale ha consentito di apportare miglioramenti sensibili all’impianto del decreto già varato dal Consiglio dei ministri». Fitto ha ringraziato apertamente i quattro parlamentari (oltre alla relatrice Anna Maria Bernini) per aver condotto «un lavoro proficuo di confronto sul merito delle questioni: il dualismo economico del Paese e la improrogabilità del miglioramento della qualità ed efficacia della spesa». Per il Pd invece le misure contenute nel decreto sono solo parziali. Di qui la decisione di votare contro. Il vicepresidente della Bicamerale, Marco Causi, l’ha apertamente definito «un’occasione mancata per il rilancio di vere politiche di sviluppo non solo nel Mezzogiorno ma in tutto il Paese». «Da questo decreto», ha aggiunto, «non emerge una nuova politica per i territori svantaggiati, ma piuttosto una ghettizzazione e un ridimensionamento degli interventi volti al riequilibrio territoriale». Linda Lanzillotta (Api) rivendica invece la bontà delle modifiche apportate al testo. «Abbiamo lavorato per garantire risorse e insieme una maggiore efficienza e trasparenza nella realizzazione degli investimenti, anche commissariando non solo le regioni e gli enti locali, ma anche amministrazioni statali e concessionari come Anas e Ferrovie dello Stato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *