Mei Ministeri attuazione al 15%

Fonte: Il Sole 24 Ore

Nel cuore delle riforme. Questa seconda puntata del «tagliando» dell’attività di governo entra infatti nei palazzi che contano davvero nell’attuazione nei sette pacchetti di interventi varati dall’Esecutivo Monti da dicembre scorso. Oggi l’attenzione si sposta all’interno dei ministeri: le amministrazioni centrali sono chiamate a un impegno gravoso, che mette in gioco la credibilità di Mario Monti in primis e dell’intero Governo.
L’obiettivo è dunque puntato sulle amministrazioni chiamate più di altre a dare corpo alle cornici disegnate dal Governo, a partire dal ministero dell’Economia e da quello dello Sviluppo economico, che insieme costituiscono il vero motore dell’attuazione.
Partita che si gioca nei dicasteri perché è soprattutto a regolamenti e decreti che rimandano le tante disposizioni contenute nelle sette manovre prese in considerazione. Queste ultime chiamano in causa, in qualità di “attuatori”, anche le agenzie e le autorità di garanzia, ma l’impegno che viene chiesto loro è comunque inferiore a quello degli uffici ministeriali. C’è, poi, un non trascurabile compito assegnato a Palazzo Chigi, che dovrà mettere a punto diversi Dpcm.
Un lavoro articolato, che deve cercare di recuperare i ritardi accumulati – sono pochi i casi di provvedimenti attuativi varati entro i termini; si può segnalare, per esempio, la delibera del Governo sui parametri territoriali che dovranno rispettare le nuove province – e mettersi al passo con il cronoprogramma che ogni ministero, seppure in misura variabile, ha ricevuto dalle varie manovre fin qui varate. Accumulare ulteriori ritardi – i provvedimenti di competenza dei ministeri finora attuati sono 25 su 161, il 156% – può, infatti, rivelarsi rischioso, perché vanifica il lavoro compiuto, dato che la mancata applicazione delle norme impedisce di innescare i benefici effetti attesi anche a livello internazionale.
Non solo. Se non ci si mette ora al passo, farlo in un futuro, anche prossimo, sarà sempre più difficile. Le manovre, infatti, non sono finite qui. Il Governo ha detto – e scritto chiaramente nell’agenda predisposta nell’ultima riunione del consiglio dei ministri di una settimana fa – che il capitolo crescita è ancora da completare. Dunque, sono attese nuove misure, con il loro carico di altri provvedimenti attuativi.
Se a prendere il sopravvento dovesse essere la cattiva abitudine di diluire i tempi per i regolamenti – come, d’altra parte, si è fatto anche in periodi non lontani – si arriverebbe al paradosso di essere riusciti a mettere insieme in poco tempo un grande numero di norme, molte delle quali, però, senza vita. Con la duplice conseguenza di non poter centrare gli obiettivi, primo fra tutti quello anti-deficit, e di aumentare la burocrazia. Con buona pace delle tanto declamate semplificazioni.

LE PRIORITÀ DEI MINISTERI
Gli interventi più urgenti per l’esecutivo e più attesi da cittadini e imprese

REGOLE CERTE PER I FINANZIAMENTI PRIVATI
Dopo il caso Colosseo servono regole puntuali per gli sponsor dei restauri; completamento del riordino delle fondazioni lirico- sinfoniche

DISMISSIONI E SEMPLIFICAZIONE FISCALE
Accelerazione del processo di vendita dei beni mobili e immobili dello Stato; contrasto all’evasione e semplifcazione degli adempiementi tributari

ANAGRAFE E PIANO AEROPORTI
Completare lo screening delle infrastrutture non realizzat; individuazioni delle reti aeroportuali su tutto il territorio nazionale

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