L’imposta evasa fa ricco il comune

Fonte: Italia Oggi

L’attività di accertamento e riscossione della quota erariale dell’Imu spetta ai comuni ai quali andranno le maggiori somme ricavate a titolo di imposta, interessi e sanzioni.
Non è una novità (lo prevede il decreto Salva Italia) e si tratta di una disposizione apparentemente neutra, tanto che neppure la circolare del dipartimento politiche fiscali attesa ufficialmente in questi giorni (il varo definitivo previsto per ieri è nuovamente slittato per consentire le ultime limature al testo) vi dedica una parola.
Eppure proprio su questa norma si fondano le speranze dei sindaci ribelli della Lega Nord pronti alla disobbedienza fiscale.
Non per danneggiare le casse dello stato e il governo Monti, precisano, ma per trattenere sul territorio tutti i proventi di un’imposta nata come federalista e via via snaturata in una patrimoniale mascherata.
Il progetto della Lega (illustrato a Vicenza dal senatore Paolo Franco, dall’assessore regionale al bilancio del Veneto, Roberto Ciambetti, dal segretario veneto Gianpaolo Gobbo e dall’onorevole Manuela Dal Lago) è semplice e propone una sorta di patto di fiducia tra comuni e contribuenti: i primi promettono di non applicare sanzioni per il mancato pagamento dell’imposta e in cambio ricevono dalla disobbedienza fiscale dei cittadini la possibilità di mettere le mani sul 100% del gettito, sfruttando proprio quello che i rappresentanti del Carroccio ritengono un clamoroso autogol del governo Monti.
Secondo la Lega l’art. 13 comma 11 del dl 201/2011 per come è stato scritto produrrebbe un effetto paradossale: se l’imposta viene pagata regolarmente dai cittadini il 50% del gettito prodotto dai terreni e dai fabbricati diversi dalla prima casa va allo stato. E non si scappa.
In caso di mancato pagamento, invece (considerato che, ai sensi del dl Salva Italia, l’attività di accertamento e riscossione «dell’imposta erariale» è svolta dai sindaci a cui spettano «le maggiori somme» non solo a titolo di interessi e sanzioni, ma anche «a titolo di imposta») i sindaci potrebbero incassare tutto il gettito che resterebbe così sul territorio.
La tesi in effetti non sembra del tutto campata in aria anche se probabilmente prende le mosse da una norma semplicemente scritta male (e non sarebbe la prima volta). Ma il vero problema è che deve fare i conti con la realtà dei bilanci comunali sempre più a rischio a causa della sovrastima del gettito Imu decurtato in anticipo dal governo (si veda ItaliaOggi del 21/4/2012). Sui sindaci si sono abbattuti anche 4 miliardi di tagli lineari (tra quelli decisi da Giulio Tremonti nel 2010 e l’ulteriore falcidia di Mario Monti quest’anno). Va da sé che i primi cittadini guardino all’Imu come l’unico cespite in grado di garantire la tenuta dei conti. Quanti comuni accetteranno di metterli a rischio rinunciando a incassare l’Imu subito nella speranza di fare bottino pieno quando passeranno alla fase di accertamento e riscossione dell’imposta non versata? Non molti, c’è da scommettere.
Intanto però la Lega va avanti. Paolo Franco non vuole sentir parlare di incitamento all’evasione fiscale. «Chiediamo il rispetto dell’art.119 della Costituzione e per questo facciamo appello a cittadini e comuni perché, senza oneri aggiuntivi, l’Imu rimanga interamente sui territori dai quali è stata generata».
In realtà qualche onere aggiuntivo a carico dei cittadini che volessero seguire i sindaci leghisti in questo tortuoso sentiero ci sarebbe. Gli interessi legali per il mancato pagamento dell’Imu resterebbero comunque a carico dei contribuenti, mentre le multe nel progetto leghista dovrebbero essere sterilizzate. Come? Inserendo nel regolamento Imu da approvare entro il 30 giugno l’esplicita previsione che non si darà luogo all’applicazione di sanzioni sulla base dell’art.10, comma 3 dello statuto del contribuente (legge n. 212/2000).Il galateo fiscale prevede infatti (anche se sul punto è stato spesso disatteso) che non possono essere irrogate sanzioni quando la violazione dipende da «obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull’ambito di applicazione della norma tributaria». Tra rateazione in due o tre rate, prima rata ad aliquote base e successive ad aliquote ancora indefinite, codici tributo differenziati e conguaglio finale incerto sembra essere proprio l’identikit dell’imposta municipale partorita dalla mente di Mario Monti.

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