Direttiva corretta nei principi, ma di complessa attuazione: pochi i 30-60 giorni per pagare e troppo severi gli interessi di mora. Questo il parere di Amalia Neirotti, presidente di Anci Piemonte e sindaco di Rivalta Torinese, preoccupata soprattutto per le sanzioni che creeranno ulteriori difficoltà ai comuni già pressati dai tagli dei trasferimenti statali. «Per le opere pubbliche, nell’iter ordinario ? spiega la Neirotti ? il saldo a fine collaudo avviene con due mesi abbondanti di ritardo, ma a volte si arriva a quattro-cinque mesi. Il problema dei ritardi nel Nord Italia (dove peraltro la Pa si connota per buona performance rispetto al resto del Paese) nei piccoli comuni dipende da carenze di organico, mentre in quelli con oltre 5mila abitanti è legato al patto di stabilità». E incalza: «Un’amministrazione non sceglie di ritardare i pagamenti e penalizzare le imprese, è costretta a farlo per rispettare il patto nell’interesse della cittadinanza. Che poi venga anche multata, mi pare una persecuzione. Sarebbe preferibile attivare un meccanismo che premiasse gli enti virtuosi, anziché punire quelli che commettono errori, sovente neanche per colpa loro ma perché anelli di una catena che inevitabilmente accumula lungaggini». La Neirotti informa poi che, al pari di altri comuni, anche Rivalta Torinese ha bloccato i pagamenti da settembre. E da un paio di mesi ha adottato la cessione del credito presso le banche, finora non ancora utilizzata dalle imprese locali. «Il mio comune dispone di 8 milioni per gli investimenti – sottolinea – ma il patto di stabilità prevede che non possa superare il tetto di 2 milioni e mezzo». Come uscire dall’impasse? «Con i limiti imposti dai nuovi obblighi – risponde – occorre ripensare la pianificazione delle opere pubbliche corredandola alle tempistiche di pagamento, che devono essere regolate in modo da assicurare la disponibilità finanziaria al momento in cui gli interventi siano stati completati, anche anni dopo rispetto a quando si è assunto l’impegno di spesa per un determinato progetto». E chiosa: «Ciò significa essere investiti di maggiore responsabilità e mettere in cantiere un numero minore di opere rispetto al passato».
L’Anci: bloccati dal patto di stabilità
La voce dei comuni
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