ROMA – Conti, costi e oneri dell’accoglienza. In queste ore tra ministero dell’Interno, Economia e Protezione civile si definisce la partita delle spese per assistere e ospitare i tunisini che otterranno il permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari. Entro la fine della settimana si saprà quanti sono davvero, per ora la stima di riferimento è di 10mila unità. Ipotizzando che tutti vogliano rimanere in Italia, che l’assistenza riguardi tutto il periodo di durata del permesso – sei mesi – e che servano circa 40 euro al giorno per vitto, alloggio e assistenza sanitaria, si arriva a una somma complessiva di 72 milioni di euro. A questa cifra va aggiunta quella che riguarda i rifugiati e richiedenti asilo, ma il calcolo è più complicato. Perché il sistema in fase di realizzazione per l’emergenza straordinaria, dopo l’accoglienza e la prima sistemazione, dovrebbe poi passare coloro a cui spetta il diritto d’asilo al sistema ordinario oggi in funzione, che attraverso i comuni gestisce i rifugiati. Se si ipotizza un totale di 5mila immigrati di questo genere – 4.680 secondo le cifre date ieri alla Camera dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni – si può dire che, con gli stessi parametri di costi dei tunisini regolarizzati, l’onere mensile è pari a 6 milioni. Se in teoria tutti rimanessero nel sistema d’emergenza per sei mesi, come i tunisini, si va oltre i 100 milioni di euro. È molto probabile comunque che la quota di 5mila aumenti di parecchio, visti gli arrivi ormai quotidiani di somali, eritrei ed etiopi. Il sistema dei costi andrà definito nell’ordinanza, attesa in queste ore, allo studio del prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile e neocommissario all’emergenza umanitaria. Ieri Gabrielli ha partecipato a una riunione con il sottosegretario al ministero dell’Interno, Alfredo Mantovano, per mettere a punto le procedure di accoglienza. L’attenzione è puntata soprattutto sui cittadini nordafricani, quasi tutti tunisini, che hanno diritto di fare richiesta del permesso di soggiorno temporaneo. Gli uomini del dipartimento di pubblica sicurezza impegnati sul territorio delle regioni dove ci sono tendopoli e altre strutture provvisorie di accoglienza stanno raccogliendo le istanze di permesso, poi le passeranno al vaglio per escludere motivi di rifiuto – precedenti penali, denunce e segnalazioni sul circuito nazionale e internazionale di polizia – e, alla fine, daranno il visto si stampi al tesserino elettronico di permesso di soggiorno. Gli agenti delle forze dell’ordine lo consegneranno insieme a un’indicazione sulla possibilità di alloggio. Il sistema dell’ospitalità è stato ieri discusso anche in una riunione alla Protezione civile con i dirigenti regionali e i rappresentanti degli enti locali. Le regioni, infatti, hanno già chiuso l’accordo con lo Stato in base al principio che, Abruzzo escluso, ci sarà ospitalità in tutto il territorio nazionale in proporzione a una percentuale che rappresenta la popolazione residente (si veda la tabella a fianco). Il piano – teorico – da 50mila profughi si trasforma ora in un piano concreto in cui i rifugiati saranno poche migliaia a cui vanno aggiunti gli immigrati con il permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari. Va anche detto che la cifra dei 10mila nordafricani regolarizzati, alla fine, si abbasserà ancora, visto che tra tendopoli e altre strutture le presenze effettive sembra che ammontino a 8mila unità. Il resto è scappato, probabilmente oltreconfine. Di certo il piano di accoglienza umanitaria allo studio della Protezione civile esclude tendopoli ma ipotizza – si attendono le proposte operative delle regioni – edifici stabili. Maroni ieri ha sostenuto che i regolarizzati «saranno liberi di circolare liberamente nell’area Schengen: ciascuno Stato verificherà se sono rispettate le condizioni per poterlo fare; noi siamo certi che lo sono».
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