La Lombardia la regione più federalista

È la Lombardia la regione più federalista d’Italia, visto che con le proprie tasse, i cittadini lombardi coprono il 61,8% delle spese correnti regionali. I dati emergono da una ricerca dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, da cui si evince che, dopo la Lombardia, seguono il Lazio, con il 54,8% e il Piemonte, con il 51,8%. Appena fuori dal podio, invece, c’è il Veneto, con un tasso di copertura del 49,9%. Va male il Sud: le regioni meridionali presentano un dato medio di copertura del 25,6%. La maglia nera, infine, spetta alla Basilicata (21,8%). Il forte squilibrio Nord-Sud – si legge nella ricerca – emerge in maniera molto netta quando si analizza la situazione del Mezzogiorno. La Campania, ad esempio, presenta una copertura delle spese correnti con i propri tributi pari al 26,5%. Nel Molise l’autonomia finanziaria è del 26,3%, in Puglia del 24,1%, in Calabria del 23,6% e, in coda alla classifica, la Basilicata, con il 21,8%. “È interessante – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – il grado di spesa e di tassazione a carico delle 15 regioni prese in esame. Sul fronte della spesa corrente pro capite, a guidare questa particolare classifica è il Lazio, con una spesa annua pari a 2.531 euro per residente. Seguono la Liguria, con 2.473 euro e il Molise con 2.430 euro”. Sul versante delle tasse regionali, invece, il più esoso è sempre il Lazio, con un carico fiscale pro capite pari a 1.388 euro, seguito dalla Lombardia, con 1.245 euro, il Piemonte, con 1.230 euro e l’Emilia-Romagna con 1.049 euro. La ragione del record di spesa e di tassazione della regione Lazio, spiega Bortolussi, “è legata a due fattori: il primo è riconducibile al fatto che in questa Regione sono ubicate la stragrande maggioranza delle multinazionali presenti nel nostro Paese. Pertanto, il gettito Irap è molto consistente. Il secondo – conclude – è dovuto al fatto che negli ultimi anni, a fronte del grave deficit di bilancio dalla sanità che ha aumentato enormemente la spesa corrente, i laziali hanno subito un forte incremento delle aliquote dell’addizionale regionale Irpef e le imprese quella dell’Irap”.

IL DIALOGO SUL FEDERALISMO
Questi i dati forniti dagli artigiani di Mestre, mentre sembra riaprirsi il dialogo tra maggioranza e opposizione sull’attuazione delle riforme federaliste. Il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, “deve convincersi di una cosa: riteniamo di essere noi i federalisti. Abbiamo una nostra proposta, se la prende su allora facciamo un accordo”. Altrimenti, “se si tiene la sua, no”. Lo ha detto in una intervista il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Immediata la risposta del diretto interessato. “Finalmente qualcuno risponde ad un appello di responsabilita’ e per questo ringrazio Pierluigi Bersani: però, prima di proporre la loro soluzione, sollecito Bersani a voler leggere con attenzione questa loro proposta, visto che è stata bocciata anche dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani, che l’ha negativamente definita come ‘Tarsona’ ovvero come il ritorno di una tassazione sulla prima casa”, ha affermato il Ministro per la semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, che in una nota sottolinea che “noi restiamo contrari alla tassazione della prima casa intesa in termini di possesso, noi intendiamo mantenere questa posizione e introdurre anche un vantaggio per gli inquilini che non avendo le risorse per poter comprare la prima casa sono costretti ad affittarsela: se dal Pd viene accettato questo presupposto mirato a garantire che tutti, come proprietari o come affittuari, debbano avere una prima casa con tutti i conseguenti vantaggi fiscali legati alla prima casa, allora sono pronto ad anticipare quel tavolo che abbiamo già convocato con tutte le forze politiche per martedì 11 gennaio e sono pronto a farlo partire già dal 1° gennaio e per i giorni a seguire”. “Lavoriamo nei primi dieci giorni di gennaio per dare finalmente concrete risposte al Paese. E visto che qualcuno parla in questi giorni di catena di montaggio – conclude Calderoli – diamo una dimostrazione concreta che anche la politica è disponibile a lavorare ad una vera catena di montaggio delle riforme”. Intanto Marco Stradiotto, senatore del Pd, componente della Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, in una nota afferma: “Sul federalismo fiscale credo che i primi a dover capire esattamente da che parte stare siano il Ministro Calderoli e il governatore Zaia. Decidano in fretta e ci dicano se intendono fare un federalismo solo di facciata, destinato a durare non più di 6 mesi, oppure se vogliono arrivare a quella riforma federalista di cui il Paese ha realmente bisogno. Nel primo caso, la polemica con Bersani è comprensibile: si sentono già in campagna elettorale e il loro orizzonte di riferimento non va oltre la primavera prossima. Se, invece, propendono – come io credo e spero – per la seconda opzione, ebbene allora accettino di sedersi intorno a un tavolo e di lavorare con noi meglio di quanto non si sia fatto finora. Così com’è l’impianto semplicemente non regge. Calderoli”, afferma Stradiotto, “lo sa bene perché conosce nel dettaglio tutte le obiezioni mosse al decreto sul federalismo municipale dall’Associazione dei comuni italiani. La questione è di una semplicità disarmante: se non c’è una reale autonomia finanziaria non c’è un vero federalismo. Possibile che debba essere il Pd a ricordarlo ai colleghi leghisti? Se la Lega decide di sottostare al potere di veto delle Regioni a statuto speciale e dei territori privilegiati (del Sud e del Nord indifferentemente), sappia che il federalismo forse lo porterà a casa, ma sarà, per utilizzare una definizione a cui il Ministro Calderoli è avvezzo, un ‘federalismo porcata’. In caso contrario, si sfilino da questa logica al ribasso e collaborino con il Pd, vale a dire con l’unico partito che da mesi cerca di costruire un federalismo fondato su equità e giustizia”.

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