Istat: eGovernment, Italia prima in Europa

Positivo il bilancio Istat relativo alla pubblica amministrazione italiana, che avrebbe retto alla crisi meglio di altri Paesi UE. Il Rapporto 2010 sul sistema Paese Italia rivela infatti un e-Government ad un punto di svolta e di eccellenza, dopo che a gennaio è entrato in vigore il Codice dell’amministrazione digitale (Cad). Un traino per la Pubblica Amministrazione verso il digitale e gli obiettivi stabiliti con il piano nazionale e-Gov 2012 stilato da Brunetta e del piano di azione europeo per l’e-Government 2011-2015.
Il merito dell’Italia, secondo l’ISTAT, sarebbe di essere tra le poche nazioni ad offrire servizi digitali al pubblico. La media UE è dell’84,3% con un grado di interattività del 98% per le imprese e del 99% per i cittadini. Tra gli altri Paesi a fare altrettanto ci sono  Austria, Irlanda, Malta, Portogallo e Svezia.
Nel 2010 ben l’83,7% delle imprese italiane ha utilizzato i servizi delle p.a. offerti su internet , percentuale che supera il 95% tra le imprese con almeno 50 dipendenti. C’è poi un buon 77,7% che fruisce di servizi di vario tipo e non esclusivamente informativo, i servizi di e-Government vengono utilizzati da poco più della metà degli utenti per inviare alle amministrazioni moduli compilati e il 46,4% svolge  procedure amministrative interamente per via elettronica. Un percorso che le imprese stanno imparando ad apprezzare e che le porterà nel 2012 a risparmiare 17 miliardi di euro.
Soddisfatto il Ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta: «Quella svolta dal presidente Giovannini è una radiografia seria e condivisibile, che colloca l’Italia tra i Paesi europei che meglio hanno tutelato la coesione sociale».
Brunetta ha poi aggiunto che «il Rapporto Istat di quest’anno mostra infatti che l’Italia ha pagato, a causa della recessione, un prezzo elevato in termini di produzione e di disoccupazione ma ha anche limitato l’impatto sociale e ha evitato crisi sistemiche analoghe a quelle di altri Paesi. La ricchezza di cui dispongono le famiglie, un tessuto produttivo robusto e flessibile, l’ampio ricorso alla cassa integrazione, il rigore nella gestione del bilancio pubblico e le reti di aiuto informale sono gli elementi che spiegano perché la caduta del reddito prodotto, la più forte tra i Paesi industrializzati, non si e’ trasformata in una crisi sociale di ampie dimensioni».

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