Intelligenza artificiale nella PA: abbiamo bisogno di un CAIO?

Una risposta efficace alle sfide del presente risiede nell’introduzione della figura del Chief AI Officer (in sigla CAIO), un dirigente responsabile per l’adozione dell’IA. La Pubblica Amministrazione è pronta?

10 Marzo 2025
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Ci sono alcuni stereotipi, luoghi comuni, che sono tali a quasi tutte le latitudini. Uno di questi è quello secondo cui la Pubblica Amministrazione abbia tempi e procedure molto più lenti rispetto a quelli del settore privato (e alle esigenze dei cittadini).
Se non ci credete, pensate a Zootropolis, film d’animazione prodotto da Disney (che ha vinto l’Oscar nel 2017) ambientato in una città popolata solo da animali. Quando è stata scelta la specie dei personaggi da far lavorare in un ufficio pubblico – la motorizzazione civile – quelli di Disney non hanno avuto dubbi: si tratta di bradipi.
In una scena tra le più divertenti del film, i protagonisti si recano nell’ufficio pubblico per ottenere informazioni su una targa, ma la loro urgenza contrasta con la lentezza dei bradipi che lavorano allo sportello, offrendo una satira – non troppo sottile – sulla burocrazia e sulle sue inefficienze.
Sia chiaro, questo – come tutti gli stereotipi – è tanto scorretto, quanto, spesso, ingeneroso per chi lavora negli uffici pubblici con competenza e passione. È tuttavia sintomatico di una percezione, quella degli utenti, in cui le risposte della pubblica amministrazione non arrivano nei tempi (sempre più veloci) a cui siamo abituati grazie alle tecnologie digitali.
È questo uno dei motivi per cui – in tutto il mondo – lo sviluppo di modelli e sistemi di intelligenza artificiale, sempre più evoluti, è stato visto come una soluzione ai problemi di pubbliche amministrazioni sempre più in crisi di efficienza e fiducia.

La novità Manus

Negli ultimi giorni è balzato agli onori della cronaca Manus, un’IA cinese. Si tratta di un agente IA in grado di svolgere 50 attività contemporaneamente: gestisce transazioni e acquisti, effettua ricerche, seleziona il personale, posta sui social media.
Manus è un’IA progettata per gestire autonomamente compiti complessi e articolati in più fasi. Il suo funzionamento si basa su un framework collaborativo composto da tre componenti principali: pianificazione, esecuzione e verifica dei compiti. Quando riceve un input dall’utente, Manus analizza la richiesta per identificare obiettivi e requisiti, scomponendo l’attività in fasi specifiche e attuabili. Successivamente, seleziona il modello di intelligenza artificiale più adatto per eseguire il compito.​ Una volta completato il compito, Manus effettua una rigorosa autoverifica dei risultati. Se rileva anomalie, rivaluta e perfeziona automaticamente il processo di esecuzione per garantire risultati accurati e di alta qualità.
Poche settimane dopo DeepSeek arriva un’altra IA dalla Cina, capace di lasciarci a bocca aperta.

Intelligenza artificiale e PA: una questione di approccio

Adesso, dopo aver guardato Manus in azione, confrontatelo con il video in cui Flash – il bradipo di Zootropolis – prova a recuperare il numero di targa di un solo veicolo.
Non credo ci sia bisogno di molte altre parole per comprendere che, se vogliono evitare di essere percepite come ancora più lente e lontane dai bisogni dei cittadini, le amministrazioni abbiano l’urgenza di iniziare a cogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale, affrontandone le relative sfide.
Come ci fa capire in modo efficacissimo il video di Manus adottare l’IA è molto di più che usare un chatbot per fare domande o far preparare le bozze di email e documenti.
La sensazione, infatti, è che – anche nella transizione verso l’IA – le amministrazioni si stiano comportando da bradipi, troppo lenti per stare al passo con l’evoluzione tecnologica dei provider, macchinosi nella definizione delle strategie, paurosi delle implicazioni economiche e legali, spesso inconsapevoli che la velocità è un fattore decisivo per i progetti di IA.

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Abbiamo bisogno di un CAIO?

Una risposta efficace a queste sfide risiede nell’introduzione della figura del Chief AI Officer (in sigla ‘CAIO’), un dirigente responsabile per l’adozione dell’IA. Il CAIO – sigla che in Italia potrebbe provocare fanciullesche ironie – è una figura che si sta diffondendo già all’estero con il compito di sviluppare e implementare strategie di intelligenza artificiale che migliorino l’efficienza operativa e la qualità dei servizi offerti agli utenti.
Da Mastercard alla NASA, da Pfizer alla CIA, sono sempre più le organizzazioni pubbliche e private che hanno nominato il proprio CAIO.
Questi i principali compiti di questa figura:
– Sviluppo e attuazione della strategia IA: definire una visione chiara per l’adozione dell’AI che sia allineata con gli obiettivi strategici dell’organizzazione.​
– Supervisione dell’implementazione: garantire che i progetti di IA siano eseguiti in modo efficace, rispettando tempi e budget, e che apportino valore tangibile all’organizzazione.​
– Rispetto delle norme e responsabilità: stabilire framework e policy per un’adozione dell’IA che sia rispettosa delle regole vigenti, affrontando questioni come bias algoritmici, privacy degli utenti e conformità alle normative applicabili.​
– Gestione del cambiamento e formazione: promuovere una cultura aperta all’innovazione, fornendo opportunità di formazione e sviluppo per il personale al fine di integrare efficacemente l’IA nei processi operativi (AI literacy).

>> LEGGI ANCHE: Intelligenza Artificiale: l’Autorità che non c’è.

Il modello (come sempre) è americano

A livello pubblico, i primi a ricorrere alla figura del CAIO sono stati gli USA. L’amministrazione Biden aveva obbligato tutte le agenzie federali statunitensi a nominare un proprio CAIO per supervisionare tutte le attività legate all’adozione dell’IA e mitigare i rischi associati. ​Finora il Presidente Trump non li ha eliminati, anche perché sono in tanti – anche nel mondo delle imprese – a ritenere che questa figura sia indispensabile per assicurare la competenza IA delle amministrazioni. Nel frattempo, sono sempre più gli Stati e le città che stanno identificando il proprio responsabile dell’IA.
E in Italia? Siamo alle battute iniziali e le amministrazioni sono ancora all’inizio delle proprie riflessioni su una strategia in materia di intelligenza artificiale (come dimostrano le Linee guida dell’Agenzia per l’Italia Digitale che sono in consultazione fino al 20 marzo).
In realtà, nelle pubbliche amministrazioni italiane ci sarebbe un ufficio destinato naturalmente a raccogliere il ruolo di CAIO: è l’ufficio RTD, responsabile della transizione digitale, obbligatorio in tutti gli enti pubblici (ne abbiamo parlato anche qui se volete approfondire).
Attenzione però a non fare mere campagne di rebranding: non basta cambiare il nome all’ufficio RTD per avere un CAIO. Un recente studio dell’Università di Stanford sulle amministrazioni USA, infatti, dimostra che, senza formazione e risorse, i nuovi responsabili sono destinati al fallimento.

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