Il rodaggio del codice frenato dai paradossi

Fonte: Il Sole 24 Ore

Certi difetti non emergono in fase di progettazione, ma solo durante il rodaggio. E così in questi primi due mesi di applicazione la riforma del codice della strada (legge 120/10) ha mostrato veri e propri paradossi. Sia sul fronte della repressione sia su quello della prevenzione. Sul primo si va da inaspettati buchi su alcol e droga (nonostante gli annunci di tolleranza zero) a sostanziosi “sconti” per gli stranieri, fino a nuove sanzioni difficilmente applicabili. Quanto alla prevenzione, c’è il rischio che i proventi delle multe destinati alla manutenzione stradale vadano più a potenziare la lotta a ingorghi e divieti di sosta. I paradossi principali sono riassunti nell’infografica a fianco. Qui sotto, invece, vengono approfondite le incongruenze dei nuovi obblighi di soccorrere gli animali investiti e le complicazioni sorte con la semplificazione delle procedure per gli interventi stradali. Altri paradossi sono stati approfonditi dal Sole-24 Ore già in agosto. Come rimediare? Alcuni problemi, come l’abolizione della visita medica per dimostrare che la droga emersa dai test clinici stava realmente facendo effetto e non era stata solo assunta giorni prima, appaiono urgenti e non facilmente aggirabili e quindi sembrano richiedere un intervento correttivo da parte del legislatore. Ma al momento non se ne possono ipotizzare i tempi: Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti della Camera e “padre” della riforma, si dichiara disponibile sia al confronto sia a ulteriori iniziative parlamentari, ma aggiunge che occorre ancora studiare la situazione. Pare quindi improbabile che si segua la prassi di inserire al volo qualche correttivo nelle leggi su altre materie che verranno approvate, quanto meno nelle prossime settimane. Altri problemi che creano incertezza nell’attività quotidiana (come quelli sulle patenti o l’impossibilità di tornare a casa col veicolo a revisione scaduta) potrebbero invece essere risolti con nuove norme regolamentari, coi decreti ministeriali attuativi previsti dalla riforma stessa (una quarantina) o con circolari. Tutti provvedimenti che coinvolgono più gli uffici governativi e quindi ? in linea di massima ? più rapidi da adottare. Per il resto, sulla base dell’esperienza e specie per questioni su cui non è facile prendere posizione, si possono prevedere prassi derivate da interpretazioni non scritte o dalla diffusione di pareri ministeriali resi solo a soggetti che pongono quesiti. Ci sono poi questioni che non intralciano l’applicazione pura e semplice della riforma, ma possono snaturarne i contenuti. Per esempio, la legge 120 è molto severa con i giovani e tra le altre cose sembra estendere ai minori le sanzioni accessorie (ritiro, sospensione e revoca) sul patentino per ciclomotori: nel nuovo testo dell’articolo 219-bis del codice ha mantenuto anche un riferimento al comma 1-bis dell’articolo 116, che può riguardare anche ragazzi dai 14 ai 18 anni. La norma sembra quindi confermare l’applicabilità di queste sanzioni, anche dopo che (agosto 2009) il ministero dell’Interno l’aveva esclusa alla luce dei princìpi generali contenuti nella legge 689/81, suscitando perplessità tra gli addetti ai lavori. Altra volontà espressa all’approvazione della legge è di mettere in sicurezza le strade, con nuovi obblighi e sanzioni per i gestori e vincoli su soggetti destinatari e uso dei proventi delle multe. Ma le forze dell’ordine non sono addestrate per valutare le carenze di manutenzione delle strade e per questo la Finco (l’associazione confindustriale che riunisce la filiera di prodotti, impianti e servizi per le costruzioni) ha sollecitato la formazione di squadre specifiche al sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. Inoltre, la maggior parte dei proventi per le multe (quelli legati all’eccesso di velocità) ora deve sì finire per metà all’ente proprietario della strada, ma non c’è obbligo di dedicarla ai lavori di miglioramento: per esempio, se tale ente è il comune, si può usarla pure per assumere vigili, anche stagionali. Che non di rado sono destinati a compiti non essenziali per la sicurezza, come dirigere il traffico e reprimere la sosta vietata.

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