Il Rapporto OCSE 2017 sulla Pubblica Amministrazione italiana

Secondo l’OCSE la Pubblica Amministrazione italiana è la più vecchia tra i Paesi che fanno parte dell’organizzazione: quasi la metà degli statali supera i 55 anni. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico afferma infatti nell’ultimo report intitolato “Uno sguardo sulla Pubblica Amministrazione 2017” che dal 2010 c’è stato un incremento dal 31% al 45%. Nell’intera area OCSE si registra in media il 24% di lavoratori sopra i 55 anni e il 18% al di sotto i 34 anni.

I compensi dei dipendenti PA

Inoltre il compenso medio dei dirigenti italiani della Pubblica Amministrazione nel 2015 è stato di 395.400 dollari (circa 347.000 euro), il più alto dopo l’Australia nell’area OCSE, che registra in media 231.500 dollari (circa 203.000 euro).
Alti anche i compensi per i ruoli di segreteria: 55.600 dollari all’anno contro i 52.700 della media nei paesi appartenenti all’organizzazione. Contenuti gli stipendi degli impiegati pubblici con competenze specifiche, che percepiscono in media 67.900 dollari all’anno, una cifra più bassa rispetto agli 88.700 dollari nella zona Ocse.
Tuttavia l’OCSE rileva anche che “10 anni dopo la crisi finanziaria globale, la ripresa economica non è abbastanza forte per produrre un miglioramento durevole o per ridurre le persistenti diseguaglianze”. Lo sostiene il presidente dell’OCSE, Angel Gurrìa, nell’introduzione al Rapporto.

Crisi e fiducia

Inoltre dopo Giappone e Stati Uniti, l’Italia è il terzo paese dell’area OCSE ad aver subito il maggior numero di danni economici in seguito a disastri provocati da cause naturali o umane nel periodo compreso tra il 1980 e il 2016. L’Organizzazione sottolinea che negli ultimi 30 anni il numero di incidenti annuali nei paesi aderenti all’organizzazione è salito da cento a circa trecento.
Cala inoltre la fiducia degli italiani nei confronti del governo, ferma al 24%, sei punti in meno rispetto alle stime del 2007, così come l’apprezzamento nei confronti del sistema giudiziario, al 24%, lontano dal 55% riscontrato tra gli stati membri. L’Italia si riprende sulle quote rosa, registrando nel 2015 una presenza femminile nel pubblico impiego tra il 51 e il 52%, un dato in linea con la media, che si attesta al 53%. Un risultato confortante, nonostante nell’intera area Ocse l’occupazione delle donne nel pubblico impiego è al 58% mentre nel privato è al 45%. Stime che, secondo il documento “rispecchiano condizioni di lavoro più flessibili nel settore pubblico rispetto al privato”.

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