Il nuovo catasto cela un’altra batosta

Fonte: Italia Oggi

La riforma del catasto procede, come ha ricordato Fabrizia Lapecorella, direttrice del dipartimento finanze all’Economia (cfr. ItaliaOggi, 19 settembre, «Sull’Imu è tempo di correzioni»). Dietro le reiterate affermazioni di neutralità, di equità, di aggiornamento, sta la verità concreta, che cela pericoli pesanti per i contribuenti: l’Agenzia del territorio può agire senza le necessarie e preventive regole rigidamente fissate.
Ovviamente la prima botta toccherà l’imposta patrimoniale per eccellenza, l’Imu (ora «sperimentale»); ma ne risentiranno a cascata tutte le imposte, le tasse, i tributi in qualche misura legati alle rilevazioni catastali.
La revisione del catasto dovrebbe fondarsi non su elementi costruiti a tavolino, quali moltiplicatori o funzioni, bensì su analisi concrete, condotte sul campo, senza aprioristiche e discrezionali determinazioni. La delega parlamentare al governo dovrebbe, quindi, essere minuziosa e non generica: una scatola vuota consentirebbe all’amministrazione di agire con genericità e indeterminatezza. Ciò, tacendo l’incostituzionalità di una delega priva di reali contenuti.
L’esempio macroscopico delle disfunzioni che possono generarsi è fornito dall’inconsistenza delle espressioni usate, prive di contenuti reali: funzioni statistiche, processi estimativi, parametri standardizzati, saggi di redditività, meccanismi di adeguamento periodico. Dietro tante belle parole mancano specificazioni precise sui contenuti veri delle operazioni che gli uffici saranno chiamati a svolgere e men che meno si avvertono riferimenti a parametri europei. L’impressione generale, che si ricava dall’impianto di legge delega e dagli intendimenti espressi dalla stessa Agenzia del territorio, è che si vada a individuare sia i redditi sia i patrimoni stando avulsi dalla concreta rilevazione, da operazioni cioè non prefabbricate. Si avrebbero, cioè, determinazioni a tavolino, che sono l’opposto di quello che si richiede a un catasto che voglia e debba essere rispondente al vero, oggettivo, neutro.
Il catasto, innovando rispetto a una più che secolare tradizione, dovrà adesso determinare anche i valori. Non è faccenda di poco conto. Finora al catasto spettava l’individuazione del reddito medio ordinariamente ritraibile: adesso, si passa a un catasto anche patrimoniale. Va da sé che la preoccupazione immediata riguarda l’uso che dei dati raccolti potrà essere fatta: si tratta di un’offerta su piatto d’oro della disponibilità pronta per istituire quell’imposta patrimoniale immobiliare per la quale si sgolano tanti (Vendola, Bersani, Camusso, Fassina_), qualcuno con la premessa generica del riferimento ai «grandi patrimoni immobiliari». Anche per questo sarebbero necessarie la massima prudenza e la più oggettiva neutralità nell’individuazione dei valori, stante anche il conflitto d’interessi fra chi raccoglie i dati per poi utilizzarli ai fini tributari.
Il timore è che il nuovo catasto serva a far cassa, così come a far cassa sono stati i parametri finora assunti per aggiornamenti compiuti a capocchia al fine di consentire introiti violentemente maggiorati, dell’Ici prima, dell’Imu quest’anno.

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