Il Governo pone la questione di fiducia sul decreto-legge del fare nell’Aula della Camera. Lo ha annunciato all’Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. La fiducia è posta sul testo approvato dalle commissioni. La votazione – ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio – si terrà domani alle 11.30. Dopo il voto di fiducia, dalle 12:40 alle 14:30 ci sarà l’esame degli ordini del giorno al decreto, che sarà sospeso alle 15 per il question time ma riprenderà a seguire: a questo punto non c’è più alcuna certezza sui tempi: M5S, Lega e Fdi hanno infatti detto no alla diretta televisiva sulle dichiarazioni di voto finali sul decreto, lasciando intendere che praticheranno ostruzionismo avvalendosi degli strumenti regolamentari che concedono tempi larghi di intervento ai deputati sui decreti legge.
L’M5S ha anche detto no alla possibilità che le Commissioni affari costituzionali e Ue possano oggi esaminare la legge sul finanziamento ai partiti e la legge comunitaria. Si riuniranno,di conseguenza, solo le commissioni che esaminano decreti legge. Un ostruzionismo che determina il “rammarico” del capogruppo Pd Roberto Speranza: “Rischia di rallentare – ha spiegato – provvedimenti decisivi, di cui il Paese ha bisogno”. Non c’è certezza su quando ci sarà il voto finale sul provvedimento: M5S, Lega e Fdi non hanno infatti accettato la diretta televisiva sulle dichiarazioni di voto finali, spiegando che si prenderanno tutto il tempo necessario per intervenire una posizione che determina il “rammarico” del Pd. Il dibattito sulla fiducia avrà inizio alle 10.
“Da qui alla pausa estiva dei lavori parlamentari abbiamo un calendario complicato: bisogna esaminare sei decreti legge, le leggi europee, il ddl di riforma costituzionale, il testo sul finanziamento pubblico ai partiti e quello sull’omofobia: affrontare il voto su 800 emendamenti al dl Fare non consentirebbe di riuscire ad esaminare tutto in tempo”, ha detto Franceschini prima di porre la fiducia sul testo spiegando che Lega e Sel avevano ridotto i loro emendamenti, così come la maggioranza, che si era limitata a sole dieci richiesta di modifica del testo.
La stessa disponibilità non è arrivata dal M5S. “Abbiamo avuto – ha ricordato il ministro – un incontro stamani e ci è stato detto che se avessimo accolto una serie di loro emendamenti gli altri sarebbero stati ritirati. Quando abbiamo obiettato che una parte di essi era ammissibile e un altra no per ragioni di copertura ma anche di merito, quel gruppo ha deciso di chiedere il voto su tutti gli emendamenti”.
M5S, da Governo proposta irricevibile su emendamenti
“Non possono dire: ‘Tra tutti i vostri emendamenti ne accettiamo e li scegliamo pure noi’. Quella del governo era una proposta irricevibile. Noi avevamo indicato prima 50 emendamenti, poi otto, ma erano irrinunciabili. Loro lo sapevano. Si vede che il governo non aveva intenzione di trattare”. Così i deputati del M5S raccontano come si è arenata la trattativa con l’esecutivo sugli emendamenti al decreto del Fare. “Pensano di trattarci come una forza del 3% ma si sbagliano”, spiegano. Alla fine avevamo presentato otto-nove punti qualificanti di modifica al decreto del fare, punti che avrebbero migliorato un testo pressoché impresentabile. Al governo, però, evidentemente non interessa affatto licenziare norme utili al Paese”. Lo dicono i deputati del Movimento 5 Stelle dopo che l’esecutivo ha posto la fiducia sul testo in discussione alla Camera. Quindi gli eletti M5S elencano: “Estendere la riduzione del Cip 6 anche agli inceneritori, togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del ministero della Giustizia, aprire un fondo di sostegno alle Pmi in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading, ricalibrare l’Iva sui servizi portuali, vincolare infine gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale”. “Con questi provvedimenti il d.l. del fare sarebbe stato almeno presentabile – concludono gli eletti M5S – Al Ministro Franceschini abbiamo lasciato intendere che non ci interessa la mera contabilità degli emendamenti presentati o approvati. E tantomeno le pantomime mediatiche su sterili battaglie, tipiche di una certa opposizione. A noi interessano le modifiche concrete e puntiamo sempre a portare a casa i risultati”.
(Fonte: Ansa)
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