Il Governo corre ai ripari: pronta strategia in due mosse

Fonte: Il Sole 24 Ore

La sentenza della Consulta non dovrebbe trovare impreparato il Governo Letta. Che aveva già segnato in rosso sul calendario la data di ieri e aspettava la sentenza dei giudici costituzionali per decidere come procedere sul taglio delle Province. Al momento la soluzione più gettonata all’interno dell’Esecutivo sembra quella di procedere con una strategia in due mosse: Ddl costituzionale e disegno di legge ordinamentale.

A confermarlo al Sole 24 Ore è stato ieri il ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio. «Rispettiamo le osservazioni della Corte e ci regoleremo di conseguenza», ha spiegato l’ex presidente dell’Anci. Che ha poi aggiunto alle agenzie di stampa: «Adegueremo il metodo secondo le indicazioni importanti della Corte. La riforma del sistema deve proseguire».

Di tenore analogo la reazione del titolare delle Riforme. Per Gaetano Quagliariello la pronuncia della Corte costituzionale «rende ancora più importante intervenire attraverso le riforme costituzionali sull’intero Titolo V, in particolare per semplificare e razionalizzare l’assetto degli enti territoriali». Per il ministro pidiellino «è il tempo di rendersi conto che mancate riforme e scorciatoie hanno un costo anche economico che in un momento di così grave crisi il Paese non può più sopportare».

Passando alle misure da mettere in cantiere il Governo potrebbe affidarsi, da un lato, a un provvedimento ordinario di natura ordinamentale (un disegno di legge dunque) che riproponga il riordino voluto a suo tempo da Mario Monti, magari in una versione riveduta e corretta. E, dall’altro, a un Ddl costituzionale che riformi l’intero titolo V, se possibile scorporandolo dal resto delle riforme costituzionali in agenda. Ma trovare una quadra almeno su quest’ultimo punto non sembra semplicissimo. Nella riunione di tre giorni fa dei 40 saggi incaricati di riscrivere la seconda parte della Costituzione sono emerse almeno tre scuole di pensiero: affidare alle Regioni il compito di riorganizzare i propri enti di mezzo passando per un referendum popolare; sopprimere tout court le Province dagli articoli 114 e seguenti della Carta; decostituzionalizzare le amministrazioni di area vasta che verrebbero riorganizzati su base regionale in base ai principi fissati dallo Stato.

In attesa di andare a vedere le carte in mano all’Esecutivo le Province non nascondo la loro soddisfazione per la decisione di ieri. Per il presidente dell’Upi, Antonio Saitta, lo stop sancito dalla Consulta testimonia che «nessuna motivazione economica era giustificata e quindi la decretazione d’urgenza non poteva essere la strada legittima». E dunque, ha sottolineato, «per riformare il Paese si deve agire con il pieno concerto di tutte le istituzioni, rispettando il dettato costituzionale. Non si può pensare di utilizzare motivazioni economiche, del tutto inconsistenti, per mettere mani su pezzi del sistema istituzionale del Paese».

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