Il gettito ai Comuni aumenterà di cento milioni

Fonte: Il Messaggero

CON una nuova norma interpretativa, la terza in sette anni, il premier Monti punta a chiudere una vicenda iniziata nel 1992 con l’istituzione dell’Ici, ma che è diventata particolarmente calda negli ultimi anni, anche per effetto di sentenze della Corte di Cassazione e di procedure di infrazione aperte dalla commissione europea nei confronti del nostro Paese. Sostanzialmente l’assetto annunciato dal presidente del Consiglio, a questo punto relativo all’imposta municipale (Imu) che sostituirà l’Ici, dovrebbe limitare in linea di principio l’esenzione alle strutture no profit in cui si svolge un’attività totalmente non commerciale. L’interpretazione applicata finora prevedeva invece la possibilità di non pagare anche per le attività che non avessero «esclusivamente natura commerciale», quelle di tipo misto. Insomma nel futuro sarà dovuta l’imposta anche sulle attività in parte commerciali, in parte no: ad esempio, sulla carta, una struttura ecclesiastica (o comunque no profit) che includa anche un bar. Ma toccherà al ministero dell’Economia regolare le situazioni in cui nello stesso immobile convivano attività di natura diversa. Chi riguarda. L’esenzione dall’Ici, ed in futuro dall’Imu, riguarda non solo la Chiesa cattolica, ma anche altre confessioni religiose e più in generale anche tutti gli enti no profit, compresi quelli pubblici. Non basta però che il soggetto abbia queste caratteristiche: occorre anche che nell’immobile siano svolte attività di un certo tipo: di culto oppure assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive. L’evoluzione giuridica. La legge istitutiva dell’Ici è del 1992: nei primi anni l’esenzione è stata applicata indipend e n t e m e n t e dal fatto se le attività del tipo richiesto fossero poi commerciali o meno. Nel 2004 però è intervenuta la Corte di Cassazione, a proposito di una casa di cura con pensionato per studentesse. La sentenza in questione (più esattamente, quattro sentenze relative ad altrettante annualità per lo stesso caso) precisava ed in qualche modo restringeva la natura dell’esenzione, prescrivendo che non dovesse essere applicata in caso di attività che pur essendo ricettive o sanitarie, come nella vicenda in questione, fossero esercitate in forma commerciale, ossia in cambio di un corrispettivo monetario. L’interpretazione della Cassazione non è piaciuta alla Chiesa, che l’ha ritenuta una modifica rispetto alla norma originaria del 1992. A quel punto, nel 2005, è intervenuto con una norma interpretativa il governo Berlusconi, con l’obiettivo di eliminare il riferimento alla forma commerciale e ripristinare in sostanza l’esenzione piena. Questa impostazione ha però attirato l’attenzione della Commissione europea che ha aperto una procedura per sospetti aiuti di Stato: l’esenzione per gli esercizi commerciali legati al no profit rappresentava in questa ottica un vantaggio indebito rispetto alle imprese normali. Il quadro attuale . A seguito dell’intervento di Bruxelles è tornato sulla questione nel 2006 il governo Prodi, con una nuova precisazione: l’esenzione spetta se l’attività non è esclusivamente commerciale. Questa impostazione è stata poi precisata in una circolare del Dipartimento delle Finanze. La prima procedura di infrazione, ed anche una successiva, sono state nel frattempo archiviate. Ne è arrivata però una terza, aperta nell’ottobre del 2010. Quella a cui si riferisce l’annuncio di Mario Monti. La posta in gioco. In questi anni di roventi polemiche sono state fatte varie quantificazioni del valore degli immobili esentati e dunque del maggiore gettito che i Comuni ricaverebbero da un’applicazione più rigorosa dell’imposta sugli immobili. Ma si tratta di una stima molto difficile da fare, anche perché come spiegato nello stesso comunicato di Palazzo Chigi una serie di casi dovranno essere chiariti attraverso direttive del ministero dell’Economia. Secondo stime di fonte non ben precisata, circolanti in rete, gli immobili collegati alla Chiesa cattolica sarebbero circa 100 mila. È stata fatta anche una valutazione del possibile maggior gettito, pari a 2,2 miliardi di euro: stima attribuita a una «Agenzia di ricerca economica e sociale», che però pare decisamente ingente se si considera che l’intero gettito Ici è di circa 9 miliardi. Invece nel recente rapporto della commissione sull’erosione fiscale, nominata da Giulio Tremonti e presieduta dall’attuale sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, l’esenzione (in relazione non solo alla Chiesa ma a tutti gli enti coinvolti) viene valutata molto meno: 100 milioni.

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