Il fisco punta a chiudere 250mila liti

Fonte: Il Sole 24 Ore

Prima mossa: il condono per chiudere le liti fiscali fino a 20mila euro. Seconda: il rinvio dell’accertamento esecutivo a partire dal 1° ottobre. Terza: l’obbligo di cercare la mediazione con le Entrate prima di andare davanti al giudice. Con la manovra, il fisco tende la mano ai contribuenti, ma – più che un’offerta di pace – sembra trattrasi di una tregua armata. Le misure varate giovedì scorso dal Governo puntano effettivamente a ridurre il contenzioso pendente e a limitare quello futuro. La tattica, però, non va confusa con la strategia. All’orizzonte, infatti, c’è una svolta sulla riscossione, che imporrà a tutti i presunti evasori di pagare prima della sentenza almeno un terzo delle somme contestate dal fisco. Ed è proprio in funzione di questa riedizione del vecchio solve et repete che possono essere lette le ultime novità fiscali. La manovra, in qualche modo, riprende il discorso là dove l’ha lasciato il maxiemendamento al decreto sviluppo (ora atteso al voto del Senato). Lì sono stati messi una serie di limiti agli esattori, come l’attenuazione delle ganasce fiscali per i debiti fino a 2mila euro e il divieto di ipoteche sulla prima casa per importi sotto i 20mila euro. E sempre lì è stato introdotto lo stop automatico di 180 giorni agli avvisi esecutivi e l’obbligo per i giudici di decidere – sempre entro 180 giorni – se concedere o no al contribuente la sospensione del pagamento. Queste due disposizioni, però, avevano bisogno che le scrivanie dei giudici tributari fossero sgombrate di tutti gli arretrati (o almeno di una buona parte di essi). Anche perché c’è il rischio concreto che a ogni avviso esecutivo di un certo importo corrisponda una richiesta di sospensiva. Così si spiega la sanatoria delle liti fiscali, che praticamente congela fino al 30 giugno dell’anno prossimo le controversie per importi fino a 20mila euro (al netto di interessi e sanzioni) in cui sia parte l’agenzia delle Entrate. Solo davanti ai giudici tributari, si può stimare che saranno sospesi circa 250mila procedimenti – per l’80% davanti alla commissioni provinciali – pari a un terzo di tutti i fascicoli pendenti. In concreto, l’effettiva riduzione del contenzioso dipenderà dal numero di contribuenti che sceglieranno di pagare per archiviare la contesa con l’Erario. Le condizioni, comunque, sono le stesse stabilite dal condono del 2002: a seconda del risultato del processo di primo grado, basterà versare dal 10% al 50% delle somme pretese dal fisco. La convenienza, però, non sarà solo per i presunti evasori: il bilancio del contenzioso a fine 2010 mostra che le Entrate escono sconfitte nel 60% dei casi in primo grado, tra soccombenze parziali e totali. La sanatoria offre anche l’occasione per livellare un arretrato che si è accumulato con enormi differenze sul territorio. Di fatto, si può calcolare che i due terzi delle cause pendenti siano concentrate davanti alle commissioni di quattro regioni: Sicilia (26% del totale nazionale), Lazio (14%), Campania (13%) e Calabria (12%). Una volta fatti i conti con questa eredità, le nuove regole faranno sì che arrivino in contenzioso meno fascicoli e che a valutarli siano collegi sensibilmente diversi da quelli attuali, almeno nella composizione. La stessa soglia di 20mila euro che fissa il valore delle cause “condonabili”, a partire dall’anno prossimo imporrà anche di cercare la mediazione con il fisco prima di andare davanti al giudice. Anche in questo caso, l’effetto deflattivo sarà potentissimo. Numeri alla mano, potrebbero essere interessati gran parte degli accertamenti diretti alle persone fisiche: più di 450mila all’anno, con un importo medio di 6mila euro. Quanto ai giudici, la manovra impone un cambio della guardia: fuori i commercialisti, i consulenti fiscali e i revisori dei conti (e persino i loro conviventi e i familiari più stretti), dentro una nuova schiera di magistrati a prova di incompatibilità. Una scelta su cui hanno influito probabilmente anche i recenti casi di corruzione. Ecco perché si può parlare di tregua armata. La mano tesa ai contribuenti non delinea un sistema meno rigoroso; anzi, la severità si prospetta se mai in aumento. Per gli importi oltre i 20mila euro rimarrà l’immediato ricorso al giudice, con tempi contingentati sulle richieste di sospensiva. Per le contestazioni sotto i 20mila euro, invece, la prima parola spetterà ai funzionari delle Entrate, anche se non agli stessi che hanno curato l’accertamento: sarà l’Agenzia, infatti, a dover decidere se e in base a quali criteri accogliere le proposte di “patteggiamento” dei contribuenti. E qui saranno decisive le direttive diramate agli uffici: ci saranno budget di incassi da raggiungere? Check-list per analizzare il caso singolo? Tutto dipenderà dall’attuazione concreta.

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