Il difficilissimo equilibrio tra legalità ed incarichi dirigenziali a contratto

di LUIGI OLIVERI

Appalti, incarichi professionali, contributi a terzi, concorsi, costituiscono da sempre materie delicatissime nell’ambito delle quali assumono particolare rilievo da un lato le norme di contrasto a corruzione e conflitto di interessi e, dall’altro, la disciplina della separazione delle competenze tra politica e gestione.
Nonostante tale principio operi negli Enti locali da 30 anni e nonostante il profluvio di norme sul conflitto di interessi, il problema del “pilotaggio” di appalti, contributi, incarichi e concorsi rimane quanto mai vivo e presente.
Ne è ultima testimonianza quanto avvenuto nel già fin troppo noto Comune di Sanremo. Come riportano le cronache, il vicesindaco del Comune ha affrontato a muso duro il segretario comunale, indispettito per l’esito del concorso finalizzato all’assunzione di un dirigente al settore turismo, conclusosi non col posizionamento come prima in graduatoria della funzionaria che per anni aveva supportato il dirigente del settore, molto originalmente ricompreso nell’ambito dell’avvocatura comunale.
È evidente che il vicesindaco si sarebbe aspettato che fosse la funzionaria a risultare la prima in graduatoria. Ma, le cose sono andate diversamente.
Non interessa qui riprendere le varie norme che a partire dall’articolo 97 della Costituzione impongono che il reclutamento dei dipendenti e nella diversa carriera dei dirigenti avvenga tramite concorso pubblico. Né si intende affrontare la questione sull’opportunità di introdurre eventuali sistemi di reclutamento posti a valorizzare l’operato dei funzionari meritevoli.
Sta di fatto che il “merito” è il centro della questione. Quanto più viene sbandierato, tanto più viene messo in crisi.

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