I sindaci contro la cura di Monti

Arrivano oggi a Roma per manifestare davanti al Senato contro l’esecutivo che taglia troppo

Italia Oggi
24 Luglio 2012
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Arrivano oggi davanti al Senato con la fascia tricolore a tracolla per dare una spallata al governo Monti: ci saranno i sindaci leghisti che il governo lo vogliono abbattere e quelli Pd-Pdl che lo punzecchiano, a incarnare le due anime è Graziano Delrio, sindaco pidiessino di Reggio Emilia (probabile presidente della Regione Emilia-Romagna se Vasco Errani si candiderà alla Camera) e presidente dell’Anci, che raggruppa i sindaci d’Italia.
Al di là delle intenzioni, la manifestazione dei sindaci dinanzi al Parlamento è destinata a lasciare il segno in un momento in cui la crisi economica si acuisce e si parla di elezioni anticipate.
I sindaci infatti si rivoltano contro la cura Monti che colpisce anche gli enti locali senza per altro alleviare i mali dello spread. E potrebbe avere un effetto-domino poiché i mugugni per questa situazione si stanno moltiplicando.
Pier Luigi Bersani è preoccupato per questa dimostrazione dei primi cittadini, ha invitato Delrio alla moderazione ma non è un mistero che tra i due i rapporti sono difficili da quando il segretario Pd cercò di mettere Piero Fassino al suo posto alla guida dell’Anci.
«Non dissentiamo sui tagli agli sprechi e alle inefficienze», dice Graziano Delrio, «ma sul metodo, quelli che il governo fa sono tagli lineari sul 23% della spesa corrente dei Comuni, il che equivale a un quarto dei loro bilanci e si aggiunge agli 8 miliardi di riduzione già operata nel corso degli ultimi due anni. Il quadro invece è ancora peggiore se confrontiamo il periodo 2007-2013, nel quale il contributo dei Comuni è stato pari a 22 miliardi di euro. In queste condizioni è impossibile continuare ad operare».
Poi il rappresentante dei sindaci lancia una sorta di missile su Palazzo Chigi: «Attenzione a forzare la mano, perché avanti di questo passo il giorno in cui Comuni come Milano, Napoli e Torino usciranno dal patto di stabilità sarà un evento destinato a scassare i conti dell’intero Stato».
A presidiare il Senato ci saranno i poliziotti, come per qualsiasi manifestazione. Ma i dimostranti questa volta hanno la fascia tricolore. In sede di Anci, quando è stato deciso lo sciopero, i pidiellini hanno ricordato che ci furono bordate pure contro Giulio Tremonti, adesso quelli appaiono tempi felici, la scure del governo dei professori si abbatte senza pietà sui bilanci dei sindaci.
«I comuni», dice Delrio, «sono un pezzo dello Stato e come tali non si tirano indietro se occorre rimettere in sesto i conti. Ma in questo modo no. La nostra idea è un’altra. Ed è basata su dati concreti. Tre esempi, partendo da quello che può apparire il più banale: da due anni a Reggio Emilia abbiamo installato i regolatori di flussi per l’illuminazione pubblica, registrando un risparmio importante che solo per Reggio è di diverse centinaia di migliaia di euro. Secondo studi di Legambiente, questo sistema di illuminazione, se applicato in tutti i Comuni comporterebbe minori spese per altre centinaia di milioni di euro.
Eppoi vi sono due leve su cui si può agire realizzando risparmi consistenti: i contratti assicurativi e quelli con le banche. Oggi la situazione è molto diversa da comune a comune, ma di fatto, dal più piccolo Comune fino alle città metropolitane, tutti gli enti locali hanno bisogno di conti bancari e devono stipulare contratti assicurativi. Sarebbe importante che il governo centralizzasse questi contratti, mettendosi lui a contrattare con i broker assicurativi e le banche. Con i contratti centralizzati si potrebbero ottenere risparmi anche del 20%
Gli studi dell’Anci parlano di una spesa annua dei comuni per i contratti assicurativi che supera gli 800 milioni di euro. Se a questa cifra togliamo il 20% si arriva a un risparmio netto di 160 milioni di euro, e più o meno un risparmio uguale si otterrebbe con contratti centralizzati con le banche».
A metà della manifestazione dinanzi a palazzo Madama, Delrio guiderà una delegazioni di sindaci che vedrà il presidente del Senato, Renato Schifani, niente da fare per un incontro con Monti, si trova in Russia. Il presidente dell’Anci è anche arrabbiato per quanto è stato pubblicato ieri: «I dati e le tabelle pubblicate dal Sole24Ore rappresentano una fotografia dell’esistente che non ha alcun rigore scientifico e che non può essere presa a parametro per operazioni di riduzione della spesa dei Comuni. In sostanza quei dati sono legati ai fatti che una amministrazione ha dovuto affrontare, alle entrate che ci sono state in quell’anno e a una serie di parametri che legano fra loro queste cose. Prendendo per buoni questi dati e basandosi unicamente su di essi si commetterebbe un grave errore, perché magari nell’anno preso in considerazione ci sono state entrate o uscite straordinarie, mai più ripetutesi».
Delrio è soddisfatto invece per quella che considera una sua vittoria, l’accoglimento del ricorso, che ha comportato la dichiarazione di illegittimità costituzionale, da parte della Consulta, dell’articolo 4 della Finanziaria bis 2011 sulla privatizzazione dei servizi pubblici da parte degli enti locali.
«Erano stati i Comuni italiani», sottolinea Delrio, «a sollevare il problema e sostenere l’incostituzionalità del provvedimento adottato dal governo Berlusconi. I criteri di efficacia ed efficienza nella gestione dei servizi pubblici si introducono, non limitando le scelte dei comuni, ma valorizzandone autonomia e competenze, e difendendo quei beni essenziali per la via della comunità».
Infine una stilettata alla pubblica amministrazione centrale, chiamata, secondo Delrio, a meno sacrifici rispetto ai Comuni: «Nel quinquennio 2005-2009 il saldo di bilancio della pubblica amministrazione centrale è peggiorato di circa 20 miliardi di euro. Nello stesso periodo, i comuni hanno fatto segnare un miglioramento dei loro saldi di bilancio per 2,6 miliardi. Anche per questo problema di equità abbiamo deciso di scendere in piazza per dire ad alta voce che i sindaci non ci stanno».

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