Nel 2011 l’alleggerimento della politica locale dovrebbe partire davvero. Dopo anni di tentativi andati a vuoto, la riduzione del numero di assessori e consiglieri negli enti locali è legge dello stato da qualche mese, ma dopo i correttivi parlamentari funziona a scoppio ritardato. Tutto inizia dalla finanziaria 2010, che in due mosse ha tagliato del 20% il numero di assessori provinciali e comunali e ha abbassato da un terzo a un quarto il rapporto fra assessori e consiglieri. Sui consigli, di conseguenza, l’effetto è a cascata, perché al calo secco si aggiunge quello indiretto legato alla diminuzione del parametro di riferimento, rappresentato dalle giunte. A conti fatti, salterebbe il 37,4% dei posti nelle assemblee. A regime, la norma cancellerebbe 35mila rappresentanti nella folla di 160mila politici oggi presenti negli enti locali; la riduzione degli apparati politici, poi, potrebbe essere anche più drastica se nei piccoli comuni (fino a 3mila abitanti; si tratta di 4.532 municipi, cioè il 56% del totale) i sindaci decidessero di sfruttare la nuova opportunità concessa dalla norma, cioè l’azzeramento degli assessori e la loro sostituzione con due «consiglieri delegati». Fino a oggi, però, praticamente tutta la rivoluzione promessa dalla manovra dell’anno scorso è rimasta, appunto, una promessa. Un mese dopo la pubblicazione della tagliola in «Gazzetta Ufficiale», il parlamento ha infilato nella legge di conversione del decreto «salva-enti» un comma che rinvia tutto ai prossimi anni: i 1.025 comuni che sono andati al voto quest’anno hanno dovuto applicare solo la stretta sugli assessori, rinunciando a 400 posti in giunta su 5.092 disponibili e confermando le assemblee nella stessa dimensione di quelle uscenti. Le 11 province, invece, sono uscite completamente indenni dalla prima applicazione della nuova regola. Risultato: le amministrative 2010 hanno cancellato il 2,01% dei posti che avevano appena terminato il mandato. Un po’ pochino, visti i roboanti annunci di «svolta» che avevano accompagnato il varo della finanziaria. L’appuntamento con giunte e consigli snelli è rimandato ai prossimi due anni, quando quasi 2.100 comuni andranno al voto e dovranno rinunciare a circa 6.500 tra assessori e consiglieri. Se-mpre che non intervenga un altro emendamento a sparigliare le carte.
Giunte e consigli ridotti: forse il 2011 sarà l’anno buono
Le altre misure – Assemblee meno affollate
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