Fisco municipale, primo sì

Il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza che di fatto dà il primo via libera al decreto attuativo del federalismo, che riguarda il fisco municipale. I voti favorevoli sono stati 157, i contrari 124 e gli astenuti 2. Al momento della proclamazione dell’esito del voto, dai banchi della maggioranza si è alzato un fragoroso applauso. Tutte le risoluzioni delle opposizioni (Pd, Idv e Terzo Polo) sono state respinte.
Intanto sono state fissate per il primo marzo le comunicazioni del governo in Aula alla Camera sul federalismo fiscale. La decisione è stata presa dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Nella stessa giornata si terranno il dibattito e l’eventuale votazione di una risoluzione.
“Stamattina (ieri, ndr) è andata bene, speriamo che alla Camera vada benissimo”, ha commentato Roberto Calderoli, ministro per la semplificazione normativa. Sull’ipotesi che il governo ponga la fiducia alla Camera sul tema, Calderoli spiega si non sapere “nemmeno se ci sarà qualcosa da votare. Se nessuno presenta un documento… vedremo”. “È una giornata importante: con il sì al federalismo municipale dimostriamo che il cammino delle riforme va avanti spezzando le catene del centralismo. Le opposizioni, invece, hanno fatto l’ennesima brutta figura votando ancora una volta contro il federalismo”, ha dichiarato Federico Bricolo, presidente della Lega Nord al Senato. “Finalmente – ha aggiunto – i soldi delle tasse non andranno più tutti a Roma ma rimarranno sul territorio a disposizione dei nostri sindaci per garantire servizi migliori ai cittadini”.
Dalle opposizioni è giunta una raffica di no al provvedimento. Alleanza per l’Italia ha dato pollice verso per dieci motivi, sintetizzati in Aula al Senato dal senatore Franco Bruno, il quale ha sostenuto che “questo federalismo nasce dal tentativo di separare il Paese. Credo che tutto ciò sia profondamente sbagliato. Si illude chi pensa che il Nord d’Italia da solo sia più forte, più competitivo, più sicuro, più stabile”. “Primo: non si prevede affatto – ha spiegato Bruno – alcuna responsabilità fiscale degli amministratori nei confronti degli amministrati. Secondo: in questa riforma non esiste alcuna semplificazione dell’amministrazione locale, semplicemente verranno ridotti i servizi senza migliorare ne’ organizzazione nè costi. Terzo: il sistema proposto non assicura la copertura finanziaria del fabbisogno dei comuni”. “Quarto: questo federalismo municipale – ha aggiunto il senatore – aumenterà la pressione fiscale. Quinto: questo federalismo colpisce le imprese con la stangata dell’Imu. Sesto: il meccanismo della cedolare secca non combatte l’evasione perché non innesta alcun contrasto di interesse tra proprietario e locatario. Settimo: è profondamente iniquo proporre una riduzione del 20% per i proprietari senza prevedere significative agevolazioni fiscali per gli inquilini. Ottavo: il complesso della redistribuzione fiscale contenuta in questo decreto va in una direzione precisa: più tasse per famiglie e imprese, meno tasse sulle rendite. Nono: il meccanismo di riequilibrio o di perequazione previsto presenta una preoccupante ed incerta definizione della copertura finanziaria. Infine – ha concluso Bruno – il decimo ‘no’: il testo in esame è evidentemente esposto ad un giudizio di incostituzionalità e rischia di generare correlate incertezze e precarietà nell’intero sistema della finanza locale”.
“L’Italia dei Valori considera il federalismo come un minimo comune denominatore per unire il Paese, non per dividerlo. Invece così, come lo vuole la Lega, aumenterà la differenza sul territorio e la tassazione per i cittadini. Il Mezzogiorno, in particolare, avrà una perdita secca pro capite tale da mettere in ginocchio anche i servizi essenziali”, ha invece detto il presidente del Gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario, annunciando il voto contrario. “Abbiamo avuto l’opportunità di approfondire i temi del federalismo fiscale solo perché il Capo dello Stato ha rinviato l’esame del decreto legislativo alle Camere”. “Con questo provvedimento non solo non risparmieremo ma, come diceva ieri anche il procuratore generale della Corte dei conti, è verosimile che il sistema corruttivo e, più in generale, il sistema dell’aumento della spesa pubblica possa trovare la sua esaltazione proprio in un federalismo che parte senza la definizione dei costi, senza la definizione dei numeri”. “Inutile arrampicarsi sugli specchi, è evidente che la maggioranza è costretta a pagare pegno ad una forza politica che ha fatto del federalismo una bandiera da sventolare contro Roma ladrona. Singolare – conclude Belisario – visto che qualche esponente della Lega sembra coinvolto anche a Roma nel problema delle case dell’Enasarco”.
“Questo decreto è un tradimento delle ragioni del federalismo municipale. Un decreto che serve solo alla Lega per fare i comizi, ma che non rende i Comuni più autonomi, ma rende i cittadini più tartassati”., ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, commentando coi giornalisti al Senato il voto sulle risoluzioni. “È un decreto – ha proseguito Finocchiaro – che introduce una vera discriminazione tra comuni più ricchi e comuni più poveri, in particolare tra i comuni turistici, che avranno la possibilità di giovarsi di una tassa sulle seconde case, e tutti gli altri. Non aumenta le tasse? Maggioranza e governo continuano a ripeterlo, ma fortunatamente il tempo é galantuomo e col passare del tempo gli italiani, cittadini dei diversi Comuni, si renderanno conto che il loro carico fiscale è aumentato. In più, a pagare saranno i soggetti più onesti, che pagano sempre, perché questo è un provvedimento che gioca soprattutto sull’Irpef”. “Non è davvero – ha detto ancora Finocchiaro – un decreto sul ‘federalismo fiscale municipale’ perché non sono i Comuni che possono autonomamente gestire tutta la partita delle finanze dal punto di vista dell’imposizione fiscale e da quello poi dell’amministrazione delle risorse che ne derivano. Viene così frustrata ogni autonomia dei comuni e anzi, oltre a non mantenere le promesse relative a una maggiore autonomia, questo decreto non attua neppure quella già prevista dalla Costituzione”. “Il governo – ha concluso la capogruppo democratica – dopo aver strozzato i comuni, in questi anni, togliendo loro risorse, ora sbandiera un’autonomia che non c’è e a svantaggio dei cittadini, perché aumentano le tasse”.
“Il decreto, imposto a colpi di fiducia al Parlamento, mortifica l’autonomia finanziaria dei comuni, poiché l’impianto è fatto principalmente di compartecipazioni a imposte erariali e aumenta le imposte su cittadini e imprese, nonostante i patetici tentativi del Ministro Calderoli di sostenere il contrario”, commenta Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd, che considera il voto al Senato sulla relazione di maggioranza sul Federalismo municipale come “un’ulteriore brutta pagina scritta dal Governo Berlusconi-Bossi. La Lega approfitta della debolezza di Berlusconi per andare avanti da sola lungo un sentiero sbagliato”. Infine – aggiunge Fassina – non fa nulla per il sostegno alle famiglie in affitto, mentre concede grandi sconti fiscali per i rentier immobiliari attraverso la cedolare secca al 21%. Il prossimo Governo dovrà intervenire di nuovo sul fisco municipale per evitare i pesanti effetti negativi determinati dalle scelte della Lega”, conclude.

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