Federalismo, giorno cruciale

Una cedolare sugli affitti al 25% che sostituirà il prelievo Irpef e scatterà da gennaio, nel 2014 l’arrivo della nuova imposta municipale che sarà pagata sul possesso degli immobili (escludendo le prime case) ma anche sulle compravendite: in questo caso l’incasso, che finirà nelle casse dei comuni, sarà del 3% per le prime case e del 9% su tutti gli altri cespiti. Queste le ipotesi che potrebbero essere inserite nel decreto attuativo della riforma del fisco comunale, oggi all’esame del Consiglio dei Ministri. E già si scatena la polemica con, sul banco degli imputati, in particolare la misura della cedolare secca.
Ma andiamo con ordine.

I contenuti del provvedimento
La bozza del provvedimento che riscrive le imposte comunali, secondo anticipazioni di stampa, prevede che nei bilanci comunali fin dal prossimo anno finiscano gli incassi delle imposte sugli immobili (bollo, registro, ipotecarie e catastali) e soprattutto il gettito della cedolare sugli affitti. Quest’ultima dovrebbe avere un’aliquota del 25% (più alta del 23% ipotizzato recentemente dal Ministro Roberto Calderoli) perché oltre al 20% di prelievo assorbirebbe anche le imposte di bollo e registro che si pagano all’inizio e nel corso del contratto. L’arrivo della nuova modalità di tassazione delle locazioni sarà poi accompagnato da un inasprimento delle sanzioni che prevede multe di 2.000 euro nei casi di omessa dichiarazione e penalizzazioni sino al 400% della maggiore imposta nel caso di redditi dichiarati in misura inferiore alla realtà. A contribuire ai bilanci comunali arriverà poi la nuova imposta municipale della quale, nella bozza, non è indicata l’aliquota. Di certo assorbirà l’attuale Ici sulla seconda casa e scatterà dal 2014. I comuni avranno la facoltà, dopo una consultazione popolare, di inserire nell’imposta anche altri tributi e balzelli oggi in vigore per l’occupazione di aree pubbliche o per le affissioni e le insegne. Già definita l’aliquota sui passaggi di proprietà che sarà al 3% sulle abitazioni principali e al 9% sugli altri immobili. Sul fronte della lotta all’evasione, i comuni incasserebbero il 50% del gettito dell’operazione “case fantasma” contro il 33% previsto attualmente per la compartecipazione alla lotta all’evasione.

Le reazioni: Confedilizia…
La cedolare sugli affitti, se avrà un’aliquota al 25%, “debutta male” e rischierà di fallire l’obiettivo di aprire il mercato della locazione, consentendo solo ai comuni di fare cassa. È quanto afferma il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani. “Secondo indiscrezioni – dice Sforza Fogliani – la cedolare secca sugli affitti sarebbe al 25%. Il federalismo municipale debutta male anche su questo aspetto, verosimilmente sotto la spinta della ben nota voracità dei comuni. Forse, chi sta tuttora lavorando al decreto ignora che la redditività della locazione è oggi a livello zero. Non si può spiegare differentemente una cedolare al 25 per cento (ben differente dal livello di tassazione degli affitti in Europa) quando lo stesso Governo – nel provvedimento sulla insulsa cedolare per la Provincia dell’Aquila – ha individuato nel 28% l’aliquota media che viene corrisposta da chi dà immobili in locazione; e quando, ancora, la tassazione dell’investimento in strumenti finanziari invece che nel mattone è, anche in Italia, al 12,5%, con una discriminazione per gli investitori in edilizia che non ha né eguali né giustificazione alcuna”. Per il presidente di Confedilizia, “tutto dipende dagli effetti che si vogliono conseguire: di aprire il mercato della locazione o solo di fare cassa con l’emersione del nero, che la cedolare comunque provocherà anche al 25 per cento”. “Sul piano generale dell’imposizione immobiliare locale – sostiene Corrado Sforza Fogliani – il problema vero resta comunque quello dei tributi propri previsti dalla legge delega e che i commentatori anche di queste ore fingono di ignorare che siano previsti: se si da’ un salvacondotto agli enti territoriali per agire a mano libera su questo tipo di tributi, l’aggravio rispetto alla situazione attuale è scontato”.

… e gli inquilini
La cedolare secca sugli affitti va bene se applicata ai soli contratti concordati e se accompagnata da detrazioni per gli inquilini, afferma il segretario generale del Sicet, il sindacati Cisl degli inquilini, Guido Piran, secondo il quale “il passaggio della tassazione, dal sistema progressivo a quello fisso, con l’aliquota prospettata, sarà quasi ininfluente per le tasche dei piccoli proprietari. Al contrario, più i redditi saranno alti e più sarà conveniente la riduzione dell’imposta. Questo squilibrio non va bene”. Per il Sicet, “una tassazione fissa del 25% sui redditi di tutte le locazioni significherebbe il peggioramento del già grave problema dell’affitto nel nostro Paese. Oggi, anche se in una situazione drammatica, il disagio abitativo viene mitigato dall’utilizzo dei contratti d’affitto concordati che hanno un trattamento fiscale più basso rispetto a quelli liberi”. Per il Segretario del Sicet: “con l’appiattimento, determinato della tassazione fissa, sarebbe disincentivata questa tipologia di affitto che ha canoni più bassi di quelli di mercato ed è risultato della contrattazione territoriale”. Inoltre, per Piran,”le regole di questa tipologia di locazione e i controlli dei comuni, sono un freno al nero”.  Quindi se si deve arrivare alla cedolare secca per il Sicet la si applichi solo ai contratti concordati. “Per combattere l’evasione poi – commenta Piran – è necessario un contrasto tra gli interessi. Si introducano a favore degli inquilini, anche per un senso di equità di trattamento, le stesse detrazioni applicate per i mutui con il 19%.”

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