«Le regioni scenderanno dai grattacieli e torneranno ai tavoli…». Giulio Tremonti non le ha mandate a dire ai governatori che ieri, come previsto, hanno ufficialmente bocciato in conferenza unificata la manovra 2011-2012. Manovra «insostenibile », insistono i governatori, che da settembre giocheranno tutta la partita tra i decreti attuativi del federalismo e la legge di stabilità. Sperando che l’impatto dei tagli possa scendere. E con una richiesta fatta insieme agli enti locali: imbandire «tavoli comuni sul federalismo». I “grattacieli” cui ha fatto riferimento il ministro, del resto, non sono solo un riferimento al quasi Aventino delle regioni sulla manovra e un invito a seguire la strada percorsa dai sindaci. Quei “grattacieli” potrebbero essere infatti anche (o soprattutto) una implicita allusione al nuovo Pirellone della regione Lombardia di Roberto Formigoni, il governatore Pdl più ribelle di tutti nel centrodestra e ormai acerrimo avversario del ministro. Tanto che Formigoni, non ha esitato a replicare: «È vero, scenderemo dai nostri grattacieli, simbolo di efficienza e virtù, e andremo in quei palazzi romani che per i nostri popoli sono simbolo degli sprechi e del centralismo». Non solo, ha aggiunto: «Il poeta Tremonti, che come me si intende di vette, metta in moto il suo spirito di creatività come sappiamo fare noi» per evitare che la manovra diventi indigesta per i cittadini. Un botta e risposta, quello tra Tremonti e Formigoni, che la dice lunga sullo stato dei rapporti tra governo e regioni, o almeno una parte non piccola dei governatori, leghisti esclusi. Il ministro dell’Economia ha ribadito il percorso che il governo intende seguire: gli accordi sul federalismo fiscale, come con i sindaci, per addolcire le conseguenze dei tagli. «Noi – ha detto Tremonti riferendosi alla futura imposta unica comunale – stiamo con i campanili», mentre «le regioni sono un un pò più lontane» ma, appunto, «scenderanno dai grattacieli e torneranno al tavolo». Che così possa essere, che la trattativa possa decollare, non è affatto improbabile. Ma «noi siamo con i piedi ben piantati per terra e chiediamo da sempre che la trattativa sia vera e non a parole», ha chiarito il rappresentante dei governatori, Vasco Errani (Emilia Romagna, Pd). Da settembre si cominceranno a tirare le somme.
Errani formalizza il no alla manovra
Regioni. La trattativa rimandata a settembre
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